Beffati da un Libertario

Le recenti elezioni di midterm negli Stati Uniti hanno visto il Gop, il Partito Repubblicano, trionfare in alcuni Stati come in Florida con uno strepitoso risultato di Ron DeSantis come governatore, conquistare la Camera e sostanzialmente pareggiare al Senato. Nell’altro versante, quello del Partito Democratico, hanno festeggiato il fatto di non avere perso poi così male come si aspettavano, tenendo aperta la partita al Senato e sperando nel ballottaggio in Georgia per rallegrarsi di una quasi non sconfitta.

Ma allora chi ha vinto questa tornata? Chase Oliver. Vi starete chiedendo chi sia questo signore: è l’esponente del Partito Libertario, fondato da David Nolan nel 1971, che con il suo rilevante 2,1 per cento – pari a 81.175 voti – ha costretto il democratico Raphael Warnock, che era davanti con un 49,4 per cento, e il repubblicano Herschel Walker al ballottaggio. Riaprendo, di fatto, i giochi per il seggio della Georgia, lo Stato che decretò la vittoria per Joe Biden e che ora è determinante per la maggioranza al Senato. Siamo al rovescio della medaglia: si rimette tutto in gioco.

Il piccolo Davide libertario ha fermato i due Golia determinando gli equilibri non solo degli Stati Uniti d’America ma anche quelli mondiali, o di quella parte del globo che è al rimorchio degli Usa e che adesso, a leggere i “giornaloni”, sono disorientati su quale atteggiamento avere: se di giubilo o meno, per la battuta di arresto dei Repubblicani o dei Democratici. Fate voi.

Il dato essenziale non è chi diventerà senatore, ma perché. E non potrà che essere colui il quale riuscirà a far proprie le proposte libertarie dello stesso Chase Oliver. Per esempio, sull’immigrazione “le persone devono poter venire qui e lavorare e diventare membri delle nostre comunità che non sono relegate nell’ombra. Gli immigrati hanno costruito questo Paese e possono aiutarlo a farlo crescere e prosperare per le future generazioni di americani”. Sulla giustizia sostiene: “Dai tribunali, alla polizia, alle carceri, abbiamo bisogno di riforme in ogni area con un obiettivo in mente: responsabilizzare le persone, non il Governo. Significa porre fine al perseguimento dei crimini senza vittime e concentrare invece le forze dell'ordine sulle indagini e sul perseguimento dei crimini di violenza, furto, frode o coercizione”. Sul lavoro nota: “Possiamo iniziare esaminando linea per linea i codici fiscali e normativi per facilitare l’avvio di una nuova attività e rimuovere i vantaggi competitivi che le aziende giganti hanno acquisito esercitando pressioni su entrambe le parti al potere. Le piccole imprese sono il motore della nostra economia e se ci prendiamo il tempo e ci sforziamo per passare attraverso gli enormi codici fiscali e normativi e iniziare a rimuovere questi impedimenti, vedremo crescere le imprese locali e ne deriveranno posti di lavoro ben pagati. Le persone creano posti di lavoro, non il governo. Il meglio che posso fare come senatore è tenere il governo fuori dai piedi”. Sulla riforma della giustizia riassume: “I peggiori abusi del Governo vengono mascherati da protezione da pericoli e danni. Se ti senti in pericolo, diventa facile per il Governo farti barattare la tua libertà con l’illusione della sicurezza. Mi batterò per porre fine a programmi che corrodono la privacy e le libertà civili costituzionalmente protette”. E sulla guerra “è ora di concentrare la nostra politica estera verso la Pace. Dovremmo porre fine alla nostra politica di invio di droni in tutto il mondo e invece promuovere più buona volontà in tutto il mondo difendendo il libero scambio e il libero mercato. La nostra nazione ha avuto a lungo il soprannome di leader del mondo libero. È tempo che ci guadagniamo questa distinzione insistendo sul fatto che la pace è la via da seguire. Porre fine alle guerre, porre fine ai droni, porre fine alla politica di intervento costante. È facile sganciare una bomba, è molto più difficile mediare la pace.” E poi altro sulle tematiche come l’uso di sostanze stupefacenti, che personalmente non condivido, ma che fanno parte del suo articolato programma elettorale.

Qualcuno potrebbe obiettare che stiamo parlando di un piccolo nucleo del 2 per cento, che però si è presentato in tanti collegi a queste elezioni e che ha ottenuto più o meno queste cifre. Che sono poco consistenti dal punto di vista numerico ma significative, come in Georgia, dal punto di vista politico-culturale, perché chi vorrà vincere il ballottaggio prossimo per determinare a chi andrà la maggioranza in questa Camera dovrà tenerne conto, principalmente, dal punto di vista programmatico. Sono le minoranze organizzate che cambiano il mondo, non le masse informi.

E se non sbaglio, il partito del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ossia Fratelli d’Italia, 10 anni fa alle prime elezioni in cui si presentò non raccolse l’1,95 per cento dei voti? Come finirà? Non saprei ma una cosa è certa: fortunatamente gli Usa sono ancora la patria della libertà, tanto che persino nel linguaggio le persone utilizzano due parole per distinguere le sfumature “Liberty” e “Freedom”. E così aveva ben ragione Alexis de Tocqueville a scrivere “può persino accadere che l’amore della libertà sia tanto più vivo presso taluni quanto meno si incontrino garanzie di libertà per tutti. L’eccezione in tal caso è tanto più preziosa, quanto più è rara. Questa concezione aristocratica della libertà produce, presso quelli che così sono stati educati, un sentimento esaltato del loro valore individuale e un gusto appassionato per l’indipendenza”.

Aggiornato il 11 novembre 2022 alle ore 12:51