La censura cinese nasconde l’ondata di proteste

martedì 29 novembre 2022


In Cina, a seguito di vari messaggi online che incitano a proseguire con le proteste, le forze di polizia hanno riempito le strade di Pechino e Shanghai, per contrastare le sommosse contro la politica “zero Covid”. L’ondata di dissenso è iniziata per via della gestione della pandemia, ma sta prendendo più ampio respiro, con uomini e donne che scendono in piazza per chiedere libertà politiche e le dimissioni del capo di Stato, Xi Jinping. Un’ondata di proteste che a livello nazionale non si vedeva dal 1989, anno dei fatti di Piazza Tienanmen.

La scintilla, vera e propria, che ha acceso la fiamma del malcontento è stato l’incendio mortale a Urumqi – capitale della regione dello Xinjiang della Cina nord-occidentale – della settimana scorsa. Si pensa, infatti, che le misure restrittive anti Covid abbiano rallentato fatalmente i soccorsi. Dal canto suo, Pechino ha puntato il dito verso “forze con secondi fini”, collegando il fatto di cronaca con la politica delle restrizioni. L’agenzia France Presse ha filmato la polizia cinese mentre porta via tre persone, durante le manifestazioni pacifiche nel centro economico di Shanghai.

La macchina della censura del Partito Comunista cinese ha provato a cancellare dai social i video e le testimonianze delle rivolte. Fino a poco fa (adesso la situazione sembrerebbe rientrata nei ranghi) una valanga di tweet raffiguranti pornografia, annunci di escort e giochi di azzardo hanno oscurato la protesta dei cinesi. Secondo lo Stanford internet observatory – che ha dato l’allarme – si tratta di account bot che hanno intasato le ricerche, con la parola chiave “Pechino”, di materiale per niente inerente alle proteste.

La programmazione di una manifestazione nella capitale cinese non è andata a buon fine, dopo che dozzine di poliziotti e di furgoni hanno messo sotto sorveglianza un incrocio vicino al punto d’incontro dei manifestanti, nel distretto di Haidian. I manifestanti, presi in contropiede dalle forze dell’ordine, si erano organizzati online per marciare verso il ponte Sitong dopo il raduno del giorno prima, vicino al fiume Lingma.


di Edoardo Falzon