Somalia: Al-Shabaab e l’obiettivo del Califfato islamico

Cosa cerca di ottenere Al-Shabaab con gli attentati che stanno martoriando Mogadiscio? La conquista della Somalia è molto improbabile. Convincere i somali che uno Stato jihadista sia migliore di un sistema di Governo “semi-ordinario”, sembra difficile. La risposta giusta potrebbe essere una: la pubblicità.

Sadik Dudishe, portavoce della polizia somala, ha affermato che lunedì è terminato l’assedio all’hotel Villa Rose, a Mogadiscio. Un attacco durato oltre venti ore, organizzato dal gruppo jihadista Al-Shabaab (affiliato ad Al-Qaeda) e iniziato nella serata di domenica con un blitz nell’edificio della capitale, ritenuto il più sicuro della Somalia. Nell’attentato hanno perso la vita otto civili. Dei sei jihadisti, cinque sono stati annichiliti e uno si è fatto esplodere. Tra i morti anche due membri delle forze di rapido intervento. L’hotel Villa Rose, ubicato nel distretto di Bondhere, è frequentato da politici e burocrati, nazionali e internazionali, ed è limitrofo agli uffici governativi del presidente Hassan Cheikh Mohamud. La struttura alberghiera è nota per essere dotata di un sofisticato sistema di allarme. È monitorata con metal detector e altri congegni di rilevazione, oltre a essere perimetrata da un alto muro.

Dal 2006 Al-Shabaab, con il supporto totale di Al-Qaeda, cerca di rovesciare il Governo somalo con lo scopo di instaurare uno Stato islamico. L’esercito somalo è appoggiato dall’Atmis (The african union transition mission in Somalia) e da tribù locali, oltre a essere supportato dall’aviazione statunitense che, sistematicamente, bombarda le aree collocate sia nella parte sud che al centro della Somalia, ancora dominate da Al-Shabaab. Queste operazioni hanno permesso di riprendere il controllo della provincia di Hiiraan e di vaste aree della Somalia centrale, come Shabeellaha Dhexe.

Le reazioni del gruppo jihadista si manifestano tramite efferati attacchi nel cuore della capitale, che ricordano come Al-Shabaab sia nella condizione di colpire gli obiettivi ritenuti sicuri e anche le basi militari somale. In questi ultimi mesi, questo fragile Paese del Corno d’Africa ha subito una serie di attacchi jihadisti. A Beledweyne sono rimaste uccise 30 persone, a Mogadiscio almeno 121. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, quest’anno in Somalia oltre seicento individui hanno perso la vita e quasi novecentocinquanta sono rimasti feriti a seguito dei blitz jihadisti. Sono i numeri più alti dal 2017, oltre il 30 per cento in più rispetto al 2021. Ricordo che Al-Shabaab, da qualche anno, ha assunto la fisionomia di un gruppo jihadista transnazionale, che si è rafforzato dopo la partenza dei soldati americani voluta da Donald Trump, favorito pure dalle divisioni politiche somale. Joe Biden ha parzialmente ripristinato la presenza dei militari statunitensi nel territorio.

Il generale Stephen Townsend, capo dell’Africom, Comando militare americano in Africa, agli inizi di quest’anno ha dichiarato che Al-Shabaab è oggi il gruppo più numeroso, ricco e letale affiliato ad Al-Qaeda. Alla luce di quanto accaduto nel 2020, quando Al-Shabaab ha firmato l’assassinio di tre militari statunitensi in Kenya, gli Stati Uniti stimano che l’organizzazione abbia obiettivi terroristici al di fuori della Somalia. Probabilmente, il gruppo jihadista non ha intenzione di riprendersi la Somalia, come undici anni fa, in quanto ha avuto una certa evoluzione. Infatti, è mutato in un’organizzazione simil-mafiosa, che si autofinanzia sia incassando le “gabelle” dai territori che controlla, ma anche tramite traffici, rapimenti, contrabbandi vari con altri gruppi jihadisti e non. Ora è un’organizzazione che finanzia gruppi terroristici al di fuori della Somalia, come in Yemen, ma soprattutto nell’area sub sahariana e nel Sahel, regione estremamente prolifica di formazioni jihadiste. Quindi, la battaglia rivolta ad Al-Shabaab si configura meglio come un “lotta globale” contro il crescente terrorismo islamico africano. I leader di Al-Shabaab, adesso, non possiamo identificarli solo come terroristi locali che lottano per riconquistare la Somalia, ma più come un’organizzazione che ha l’obiettivo di sottomettere tutta la regione del Corno d’Africa e magari oltre, per poter instaurare un Califfato islamico. Perciò, tali attentati non prevedono una destabilizzazione del Governo per conquistare il Paese, bensì delle ciniche “operazioni pubblicitarie” che possano aumentare la loro visibilità e la loro credibilità.

Tornando alla domanda iniziale: cosa cerca di ottenere Al-Shabaab? Questi atti terroristici possono essere letti come un “sistema di comunicazione di massa”, teso ad affascinare i jihadisti parcellizzati dopo la dissoluzione dell’Isis e i nuovi affiliati. Un respiro internazionale per collocare Al-Shabaab come il fulcro per un nuovo Califfato islamico.

Aggiornato il 02 dicembre 2022 alle ore 09:25