Iran, altri manifestanti a rischio impiccagione

Tre dimostranti arrestati durante le proteste anti-governative iniziate a settembre in varie città iraniane potrebbero essere condannati a morte a stretto giro. La denuncia è stata lanciata dalla sezione iraniana di Amnesty International, citando i casi di Arshia Takdastan, diciottenne, Mehdi Mohammadifard, di 19 anni e Javad Rouhi, di 31 anni. I tre sono stati condannati a dicembre alla pena capitale, perché ritenuti colpevoli di “inimicizia contro Dio” e “corruzione sulla terra” per avere incitato vandalismo e roghi durante le manifestazioni divampate a Noshahr, nella provincia settentrionale di Manzandaran, il 21 settembre scorso. Ovvero qualche giorno dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne di origine curda deceduta dopo essere stata messa in custodia, perché non avrebbe indossato il velo in modo corretto. In base a quanto riferito dalla ong, i tre manifestanti avrebbero subito abusi e torture in carcere, tra cui l’elettroshock.

Nel frattempo, Mehdi Taremi, calciatore iraniano del Porto e della Nazionale, ha detto su Instagram: “Chiedo il rilascio dei prigionieri arrestati e imprigionati in questi recenti eventi”. Tra l’altro, secondo Hrana – l’agenzia degli attivisti iraniani per i diritti umani – da quando le proteste sono iniziate sarebbero state arrestate almeno 19.500 persone. Di recente, poi, il portavoce della magistratura iraniana aveva affermato che quasi tutti gli arrestati nella provincia di Teheran erano stati rilasciati.

Intanto, come segnalato su Repubblica, una corte iraniana avrebbe condannato due blogger ventenni a dieci anni e mezzo di prigione ciascuno. Secondo quanto indicato dal quotidiano, la colpa dei due giovani sarebbe stata quella di aver pubblicato il video che li ritraeva mentre ballavano nella centrale Azadi Square, a Teheran, a sostegno delle manifestazioni anti-governative. La corte avrebbe proibito a Amir Ahmadi, 22 anni, e Astiaj Haghighi, 21 anni, “di utilizzare i social e di lasciare l’Iran per due anni al termine dei 10 anni di detenzione”.

Infine, la magistratura della Repubblica islamica avrebbe vietato al regista Massoud Kimiai di lasciare il Paese a causa del suo sostegno alle proteste contro il Governo. La notizia è stata resa nota dal Centro dei registi indipendenti iraniani sul proprio sito internet. Kimiai, peraltro, domenica era atteso in Olanda, al Festival del cinema internazionale di Rotterdam, per la proiezione del suo film “Kill the Traitor”. A quanto pare, una volta arrivato all’aeroporto, è stato informato del divieto di lasciare il Paese imposto nei suoi confronti. Anche in questo caso, va segnalato che a causa del supporto espresso per le proteste anti-governative, diversi registi, attori e attrici di teatro in Iran sono stati arrestati, convocati da tribunali oppure non possono lasciare il Paese.

Aggiornato il 30 gennaio 2023 alle ore 16:19