Siria, i difficili aiuti internazionali per il terremoto

Migliaia di morti e devastazione in Turchia e in Siria. Gli aiuti per il terremoto avvenuto nella notte tra domenica e lunedì sono pochi e complessi. Faticheranno ad arrivarne anche nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Il sisma ha aggravato la situazione siriana già ampiamente devastata dalla guerra civile che va avanti da più di 12 anni e che non si è fermata neppure in questi giorni. Il nord-ovest del Paese è controllato dai ribelli che si oppongono al regime del presidente Bashar al Assad, e almeno fino al terremoto ci vivevano in condizioni già molto precarie alcuni milioni di persone sfollate da altre parti del Paese dopo essere sfuggite al regime. Tra le zone colpite dal terremoto ci sono sia quelle controllate dai ribelli, sia altre ancora sotto il controllo del governo di Assad.

I principali aeroporti turchi vicini al nord-ovest della Siria sono stati chiusi perché inagibili, in particolare quello di Hatay, tra le città turche di Antiochia e Alessandretta. Passare da quell’aeroporto è indispensabile, visto che gli accordi presi dalle Nazioni Unite con la Siria per mandare aiuti nel nord-ovest impongono di passare dal valico di frontiera di Bab al Hawa, sulla strada che collega Alessandretta a Idlib, la principale città siriana controllata dai ribelli. Frattanto il governo siriano ha ricevuto aiuti internazionali soprattutto dalla Russia, che dal 2015 è diventata alleata di Assad intervenendo nella guerra civile, e da altri Paesi come Emirati Arabi Uniti, Iraq, Iran, Algeria. D’altro canto, Unione europea, Regno Unito e Stati Uniti hanno detto di non avere intenzione di allentare le sanzioni e di cooperare con Assad, nonostante il momento particolarmente complicato. Il governo siriano si è lamentato dell’indisponibilità dei Paesi occidentali ad allentare le sanzioni. L’ambasciatore siriano alle Nazioni Unite, Bassam Sabbagh, ha fatto pressioni per ricevere aiuti proponendo il governo centrale come mediatore anche per gli aiuti ai territori controllati dai ribelli. Washington ha ribadito che forniranno aiuti solo attraverso associazioni internazionali presenti sul territorio slegate dal governo, come i Caschi bianchi, un’organizzazione di volontari di difesa civile che opera nelle parti della Siria sotto il controllo dei ribelli a scopi umanitari.

Aggiornato il 08 febbraio 2023 alle ore 16:11