DeSantis contro Disney World: “Ora c’è un nuovo sceriffo”

C’è un nuovo sceriffo in città. Sono le parole da film western che ha usato lo stesso governatore della Florida, Ron DeSantis, per annunciare la misura che pone fine ai privilegi della Walt Disney Company nell’area del suo parco tematico. Grazie al cosiddetto Reedy Creek Improvement District, la multinazionale dell’intrattenimento è riuscita fino a pochi giorni fa a governare quasi senza limiti il territorio – che si estende per oltre 110 chilometri quadrati – che ospita il resort Disney World.

Dietro quest’ultima decisione c’è un conflitto tra le parti che va avanti da almeno un anno, da quando il rivale di Donald Trump alle primarie repubblicane si è opposto all’insegnamento della teoria gender ai giovanissimi. Con il cosiddetto don’t say gay bill, DeSantis non ha vietato totalmente le lezioni sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere, ma ne ha previsto la divulgazione solo ai ragazzi dai dieci anni di età in su. In poche parole, il governatore invita le scuole a non fare riferimenti alle tematiche e argomenti Lgbtqia plus “quando non sono adatti all’età o allo sviluppo degli studenti”. La misura ha spaccato l’opinione pubblica, portandosi dietro le critiche di attivisti, intellettuali e politici, tra i quali anche il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Anche la Walt Disney Company ha preso posizione contro il don’t say gay bill, sembrerebbe sotto le pressioni di alcuni dipendenti che accusano la società di Topolino di censurare i cartoni sulle tematiche di amore omosessuale.

Quella della multinazionale dell’intrattenimento risulta come una posizione ambigua e divisa internamente, ma che all’esterno ha attaccato in blocco le politiche di DeSantis, definendole illiberali. Nel marzo del 2022 l’ex amministratore delegato Bob Chapek – poi sostituito da Bob Iger – ha accusato la Florida di oscurantismo, facendosi nemico il governatore di Tallahassee.

Fino al 27 febbraio scorso, grazie al Reedy Creek improvement district, Disney ha avuto totale autonomia su investimenti, infrastrutture da costruire e perfino sulla facoltà di legiferare. Lo Stato della Florida conservava solo il diritto di riscuotere le tasse sulle proprietà e il dovere di ispezionare gli ascensori. Ma ora non è più così. Disney World racchiude a sua volta quattro parchi a tema: Magic Kingdom, Epcot, Disney’s Hollywood Studios e Disney’s Animal Kingdom. Inoltre, sul territorio del Resort sorgono due parchi acquatici, sei campi da golf, una trentina di hotel e decine di bar, ristoranti e aree commerciali. Insomma, “il posto più felice sulla Terra”, come viene definito dalla stessa Compagnia, non avrà più le autonomie a cui era abituato.

Ecco il piano di DeSantis: il distretto ora prende il nome di Central Florida Tourism Oversight District, e sarà il Sunshine State a nominare la maggioranza dei membri del consiglio direttivo, che prima erano espressione unica della Disney.

“Abbiamo messo finalmente fine al regno della corporation, c’è un nuovo sceriffo in città e ora devono rendere conto a noi”, ha detto il governatore repubblicano in una conferenza stampa a Lake Buena Vista, aggiungendo: “Come si fa a dare a un parco a tema il suo proprio governo e poi trattare tutti gli altri in modo diverso?”.

La manovra del governatore viene inquadrata in un panorama più ampio di campagna elettorale, tenuto conto della possibile candidatura dello stesso alle primarie del Gop, in vista delle Presidenziali Usa del 2024.

Aggiornato il 03 marzo 2023 alle ore 19:21