Paesi Bassi: la stretta sull’export dei chip

Doccia olandese. I Paesi Bassi, a quanto pare, sono orientati a mettere una nuova stretta alle esportazioni di tecnologie per la produzione di microchip. Come mai? Per motivi di “sicurezza internazionale e nazionale”.

I provvedimenti, in sostanza, toccheranno le “tecnologie molto specifiche nel ciclo di produzione dei semiconduttori”. Questo quanto indicato da Liesje Schreinemacher, ministro olandese del Commercio estero, in una lettera indirizzata al Parlamento, sottolineando – tra le altre cose – che il provvedimento è stato valutato considerando “gli sviluppi tecnologici e il contesto geopolitico”.

Il tutto, sulla linea di un accordo che L’Aia ha stretto con gli Usa e il Giappone per porre un limite alle vendite alla Cina, segue in pratica il blocco all'export di semiconduttori imposto da Washington in autunno. In base alle nuove regole, come indicato dall’Ansa, “il colosso dei chip olandese Asml dovrà richiedere licenze specifiche per poter esportare la tecnologia più avanzata, inclusa la litografia profonda (Duv), che potrebbe essere impiegata per i chip utilizzati nella costruzione di armi”.

Allo stesso tempo la società che ha sede Veldhoven, la più grande azienda tech in Europa, che vanta una capitalizzazione di mercato di 238 miliardi di euro, ha rivelato di non aspettarsi “un effetto materiale sulle prospettive finanziarie per il 2023” o per quelle “a lungo termine”.

“I semiconduttori, che alimentano qualsiasi cosa, dai telefoni cellulari all’hardware militare, sono al centro di un’aspra disputa tra Stati Uniti e Cina – ha segnalato l’Agi – lo scorso mese di ottobre Washington ha imposto ampie restrizioni all'esportazione di strumenti americani per la produzione di chip in Cina, ma affinché le restrizioni siano efficaci è necessario che altre società fornitrici nei Paesi Bassi e in Giappone, che producono tecnologie chiave per la produzione di chip, siano allineate alla politica Usa”.

Aggiornato il 09 marzo 2023 alle ore 16:33