Black Axe: culto e magia nella mafia nigeriana

L’8 marzo è uscito in Francia un libro-indagine che tratta delle organizzazioni criminali nigeriane denominate “sette”. Lo scritto si concentra sulla presenza di queste bande, in Italia, ma soprattutto a Marsiglia, dove amano chiamarsi “vichinghi” e dove posseggono una base di rappresentanza come proiezione di quella precedentemente organizzata nel quartiere Ballarò, a Palermo.

Indagare sulla genesi della mafia nigeriana è particolarmente utile sia per interpretare la cronaca, che non sempre scorge facilmente le maglie di questa organizzazione mafiosa, che viene definita “invisibile” come la divinità Korofo, sia per avere una visione storico-antropologica sull’origine etnica e geografica di questa peculiare forma di “espressione sociale”. Osservando l’Europa, esistono svariate bande composte da nigeriani, ma quella che ha più credibilità criminale e ha più potere è la Black Axe confraternity, ovvero la Black Axe Brotherhood, la prima ad assumere una struttura simile a quella che possiamo identificare in una “classica” organizzazione mafiosa. Questa banda è dedita, parimenti, al traffico di esseri umani e al mercato della droga. Le Black Axe – asce nere – si sono infiltrare inizialmente in Sicilia e in alcune aree del Sud italiano, per poi distendersi nel Nord dell’Europa.

I flussi dei migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana, che transitando per le note rotte che attraversano il Sahara-Sahel, via Niger e Libia, sbarcano poi sulle coste italiane, sono stati negli anni sia i “veicoli” per approdare in Italia per i membri della Black Axe, sia la merce da spacciare nel Continente. Vittime sia del mercato della prostituzione femminile, sia del mercato agricolo meridionale a costo quasi nullo. Nel 2019 l’Oim, Organizzazione internazionale per le migrazioni, ha stimato che questo traffico si è incrementato dell’ottanta per cento, tra il 2014 e il 2016, per il numero di donne nigeriane arrivate in Italia. Dato con tendenze in crescita anche in questi ultimi anni. Il numero delle ragazze centroafricane, giovani e adolescenti, destinate per la quasi totalità alla prostituzione, è così passato in solo due anni da oltre millecinquecento a circa undicimila. I frutti di questa operazione commerciale, basata su esseri umani e droga, ha fatto assumere velocemente un rilevante valore economico all’“azienda” Black Axe, dal Sud al Nord dell’Italia, attraverso molteplici collaborazioni.

La storia della nascita di questa aggregazione sociale apparsa in Europa parte, secondo quanto risulta dai documenti conservati nella cattedrale di Coventry in Inghilterra, dagli adoratori della divinità Korofo e che hanno come emblema l’ascia nera “Black Axe”. Così nel 1977, quando fu fondata presso l’Università del Benin nel sud della Nigeria, l’Ong New Black Movement of Africa, Nbm, riconosciuta in diversi Paesi del mondo, i suoi membri assunsero l’ascia nera come propria immagine e come simbolo “ideologico” tratteggiante l’emblema della violenza rivoluzionaria. Una “dottrina” che, tra l’altro, rivendica ancora la Nbm, ma contemporaneamente sostengono di non avere nulla a che fare con le attività dei membri delle “Black Axe Mafia”. Tuttavia, è questione molto controversa.

Comunque, dopo l’indipendenza della Nigeria avvenuta il primo ottobre 1960, la mafia nigeriana si è progressivamente affermata nel traffico di droga su scala globale. Durante gli anni Ottanta e Novanta svilupparono una certa specificità nel commercio prima di eroina, poi di cocaina contrabbandata dal Brasile. Le bande nigeriane sbarcarono sulle coste siciliane negli anni 2000, dove iniziarono a lavorare a stretto contatto con Cosa Nostra, che in un primo momento subappaltò loro la gestione del traffico di eroina e crack. Tale rapporto si giustifica con il “teorema” che nessuna organizzazione criminale straniera può operare in Italia, senza il permesso dei gruppi mafiosi autoctoni. Allo stesso tempo, il gruppo delle Black Axe ha da tempo assolto il pagamento del pizzo a Cosa Nostra. Ciò ha dato ai nigeriani una libertà di azione maggiore già da circa sette anni, messa in evidenza anche da varie fonti di informazione. Questo ha parcellizzato il loro raggio di azione autonoma in tutta Italia.

Comunque, gli elementi criminali della banda hanno una storia che affonda le radici nel sud della Nigeria in quegli squadroni della morte creati dall’esercito nigeriano negli anni Settanta. Infatti, all’inizio Black Axe era un gruppo paramilitare responsabile, dopo la fine della guerra civile, della repressione sui residui dei separatisti biafrani. Adesso, il potere degli Axemen, ovvero i “macellai”, è enorme e difficilmente controllabile da parte delle forze dell’ordine, a causa della capillarizzazione del sistema e del numero della manovalanza criminale. Ma ormai è anche difficilmente gestibile dalle varie mafie italiane che, seppur intrise di simbolismi e peculiari iniziazioni non posseggono, come Black Axe, quel forte legame che nella cornice mafiosa unisce il “culto” e la magia, determinante per soggiogare il panorama umano che orbita intorno al loro sistema criminale.

Aggiornato il 13 marzo 2023 alle ore 10:50