La guerra per procura dell’Europa contro Israele

In che modo l’Ue ignora i crimini di Hamas

Il 30 gennaio, rappresentanti dell’Unione Europea e di diversi altri Paesi, tra cui Belgio, Brasile, Danimarca, Irlanda, Spagna e Svezia, hanno visitato la comunità palestinese di Khan al-Ahmar in Cisgiordania “per esprimere la loro preoccupazione per la minaccia di demolizione del villaggio”.

Khan al-Ahmar, che ospita 38 famiglie palestinesi, è stato costruito illegalmente più di un decennio fa come parte del piano dell’Autorità Palestinese (Ap) di confiscare illegalmente terreni situati vicino alla Giordania, nell’area C della Cisgiordania, che è esclusivamente controllata da Israele ai sensi degli Accordi di Oslo firmati tra i palestinesi e il governo israeliano.

Pochi giorni prima che i funzionari e i diplomatici dell’Ue visitassero il villaggio, il gruppo terroristico palestinese Hamas, che governa la Striscia di Gazaha demolito decine e decine di case dall’altra parte di Israele, vicino l’Egitto, nella Striscia di Gaza, come parte di un piano finalizzato a espandere una strada costiera. Alcuni proprietari di abitazioni hanno espresso indignazione per le demolizioni effettuate a Gaza. Uno di loro ha definito quanto accaduto una nuova catastrofe e una condanna a morte per decine di famiglie. Un altro palestinese ha denunciato le demolizioni come un “crimine” e ha affermato che sono state “effettuate da Hamas sotto la minaccia delle armi”.

I funzionari dell’Ue e altri diplomatici stranieri – venuti in Medio Oriente per esprimere solidarietà ai residenti del villaggio illegale in Cisgiordania – non si sono nemmeno preoccupati di commentare la demolizione delle abitazioni distrutte da Hamas. Avevano senz’altro saputo delle demolizioni dai palestinesi della Striscia di Gaza o dai media palestinesi, ma i funzionari stranieri hanno preferito ignorare la “nuova catastrofe” e il “crimine”. Come mai? Perché il loro odio per Israele permette ad Hamas di passarla liscia per le atrocità che commette contro la propria popolazione, i palestinesi della Striscia di Gaza, per poi accusare gli israeliani di difendere ciò che è loro di diritto.

La situazione delle famiglie che vivono nella Striscia di Gaza, così come le altre violazioni dei diritti umani commesse da Hamas, viene ignorata non solo dall’Ue, ma anche dalla comunità internazionale. Purtroppo, per queste famiglie, i bulldozer che hanno distrutto le loro case appartengono ad Hamas, e non a Israele.

Si può solo immaginare il clamore in seno alla comunità internazionale se fosse stato Israele a inviare i bulldozer per radere al suolo decine di abitazioni nella Striscia di Gaza. Se quelle case fossero state demolite da Israele e non da Hamas, gli stessi funzionari dell’Ue che si sono recati a Khan al-Ahmar si sarebbero precipitati nella Striscia per incontrare le famiglie sconvolte.

Ciò che per i palestinesi è ancora più doloroso e umiliante, è che i funzionari dell’Unione Europea che visitano regolarmente la Striscia di Gaza ignorano deliberatamente le sofferenze dei palestinesi che vivono sotto Hamas.

Il 2 febbraio scorso, quindici capi missione dell’Ue si sono recati nella Striscia senza dire una sola parola su nessuna delle vittime delle violazioni dei diritti umani e dei crimini perpetrati da Hamas.

Dopo il tour, l’Unione Europea ha spiegato in una nota:

“Gaza rimane una priorità per l’Ue e i suoi Stati membri. La situazione umanitaria è motivo di grande preoccupazione. È giunto il momento di porre fine alla chiusura della Striscia e raggiungere la riconciliazione palestinese”.

In particolare, l’Ue non ha affermato che Hamas, i cui ricchi leader conducono una vita agiata in Qatar, in Turchia e in altri Paesi, è il principale responsabile della pessima “situazione umanitaria” nella Striscia.

Invece di lavorare per rafforzare l’economia dopo aver conquistato con la violenza il potere nel 2007, Hamas ha investito i milioni di dollari che riceve nella costruzione di tunnel, nella produzione e nel trasporto di armi per attaccare Israele. Come se non bastasse, due anni fa Hamas ha imposto una serie di nuove tasse sulle merci importate, suscitando rare proteste da parte di molti palestinesi.

Hamas stanzia il 55 per cento del suo bilancio per finanziare le sue esigenze militari, ma la quota del bilancio per il risanamento della Striscia di Gaza è inferiore al 5 per cento.

Inoltre, Hamas, oltre al suo budget militare sproporzionalmente elevato, sottrae il denaro per gli aiuti erogato dall’Europa e dagli Stati Uniti per finanziare le sue iniziative militari.

Mentre i funzionari dell’Ue esprimevano il loro sostegno al villaggio illegale di Khan al-Ahmar, in Cisgiordania, i residenti della città di Bet Lahiya, anch’essa dall’altra parte di Israele, nella Striscia di Gaza, hanno protestato contro il furto delle loro terre da parte di Hamas. Secondo gli abitanti, Hamas sta consegnando illegalmente gran parte delle terre di proprietà degli abitanti, ai fedelissimi del gruppo, senza dire niente a nessuno. Un comunicato diffuso dai residenti afferma che essi sono determinati a contrastare la “cospirazione” di Hamas.

Si tratta dello stesso Hamas che ha detto alla delegazione dell’Ue di chiedere con insistenza a Israele di consentire agli arabi che occupano illegalmente Khan al-Ahmar di non evacuarlo. Israele, tra l’altro, aveva persino costruito una nuova città non lontano da Khan al-Ahmar, perché questi arabi vi si trasferissero e ciò avrebbe permesso loro di “mantenere la stessa struttura di vita”, ma gli arabi avrebbero rifiutato. “L’aggressione a Khan al-Ahmar è stata respinta e [Israele] ne pagherà il prezzo, prima o poi”, ha detto il portavoce di Hamas Mohammed Hamadeh.

Quando Hamas minaccia che Israele “pagherà il prezzo”, il gruppo sostenuto dall’Iran, in realtà, afferma che continuerà a uccidere gli ebrei perché osano far rispettare la legge contro coloro che la violano confiscando illegalmente terreni e costruendo abitazioni senza permessi, come avvenuto a Khan al-Ahmar.

La dimostrazione di solidarietà dell’Ue nei confronti degli abitanti di Khan al-Ahmar non solo incoraggia Hamas, ma incentiva anche i palestinesi a perseguire i loro tentativi illegali di impadronirsi di terre che, negli Accordi di Oslo, avevano concordato non appartenessero a loro, così come a continuare a lanciare attacchi terroristici contro Israele.

Che diritto ha un funzionario europeo di dire a Israele che non è consentito far rispettare la legge contro gli occupanti abusivi? Qualche funzionario dell’UE tollererebbe, ad esempio, se un funzionario del governo israeliano dicesse alle autorità di Parigi o Madrid che non hanno il diritto di agire contro chi viola la legge nelle loro città?

Gli europei incoraggiano ulteriormente i palestinesi a violare la legge costruendo illegalmente in violazione degli accordi di Oslo. Di recente, un documento riservato redatto dalla missione dell’UE a Gerusalemme Est ha rivelato che Bruxelles lavora attivamente con i palestinesi affinché questi ultimi occupino l’intera area C, costruendo decine di altri “fatti concreti“ illegali. In tal modo, l’Unione Europea si è preclusa la possibilità di rivestire il ruolo di mediatore onesto in qualsiasi futuro processo di pace tra i palestinesi e Israele.

Il comportamento dell’Ue mette in luce la sua profonda ostilità nei confronti di Israele nella guerra per procura fra l’Europa e lo Stato ebraico, così come la sua palese predilezione in favore dei palestinesi.

Ossessionata da Israele e ignorando i crimini di Hamas nella Striscia di Gaza, l’Ue sta rendendo un enorme disservizio a due milioni di palestinesi che vivono lì. Le iniziative dell’Unione Europea sembrano sempre più incentrate sull’odio verso Israele piuttosto che sugli aiuti da fornire ai palestinesi.

Se gli europei si preoccupassero davvero dei palestinesi, andrebbero su tutte le furie per i crimini commessi da Hamas contro i residenti della Striscia di Gaza. E condannerebbero le sue coorti nell’Autorità Palestinese per malgoverno, corruzione, appropriazione indebita di fondi pubblici e in particolare per la repressione palestinese degli attivisti dei diritti umani e dei giornalisti, i quali cercano di denunciare all’Ue, alla comunità internazionale e ai cosiddetti gruppi per i diritti umani le condizioni brutali in cui i loro leader continuano a costringerli a vivere.

(*) Tratto dal Gatestone Institute – Traduzione a cura di Angelita La Spada

Aggiornato il 15 marzo 2023 alle ore 10:00