Xi e Putin: secondo giorno di colloqui

Xi Jinping e Vladimir Putin si trovano a metà dei colloqui sul conflitto in Ucraina. Colloqui, va detto, iniziati ieri e che finiranno mercoledì. Sia Kiev che l’Occidente in generale hanno invitato il presidente cinese a usare la sua influenza sul Cremlino per fermare la guerra il prima possibile. Volodymyr Zelensky è in attesa di un confronto con il leader di Pechino al termine della sua missione in Russia. E non è escluso che i due si incontrino faccia a faccia nella capitale ucraina. Ma Kiev ha posto che l’incontro con Xi Jinping dovrà avvenire solo quando Mosca avrà ritirato le sue truppe dal territorio occupato (insinuando che la “pace cinese” non comprende l’integrità territoriale dell’Ucraina). Probabilmente, non si saprà mai se Putin e il suo omologo cinese abbiano parlato dal mandato di arresto per il presidente russo, emesso dalla Corte penale internazionale.

Nell’agenda di oggi è previsto un altro colloquio tra Xi e il capo del Cremlino, durante il quale firmeranno anche una decina di documenti, tra cui due dichiarazioni sul rafforzamento della cooperazione strategica e dei piani di interazione economica fino al 2030. I due capi di Stato, alleati storici, fanno e continueranno a fare asse contro i piani dichiarati dall’Occidente, per contenere e limitare le due potenze nucleari. Xi Jinping vede nel mandato di arresto per Putin un presunto doppio standard della Corte internazionale ma, fresco del suo nono viaggio “di amicizia” in Russia, probabilmente poco gli importa.

Il leader di Pechino assicura che “la Cina mantiene una posizione imparziale e obiettiva, compie sforzi attivi per aiutare la riconciliazione e i negoziati di pace”. Ma in Occidente né gli Stati Uniti, né l’Unione europea, né il Regno Unito né tantomeno il Giappone ritengono che l’iniziativa cinese possa fare molta strada. Inoltre, la Nato è preoccupata del rinnovato riavvicinamento politico ed economico tra le due superpotenze asiatiche (gli scambi bilaterali lo scorso anno ammontavano a 190 miliardi di dollari, il 116 per cento in più rispetto a dieci anni fa), che potrebbe consentire a Putin di avere la meglio sulle sanzioni. Forse però, la paura più grande è che la Russia possa acquistare armi dalla Cina. Per ora, Pechino nega.

Aggiornato il 21 marzo 2023 alle ore 15:11