Africa: una singolare missione di pace

Come annunciato una settimana fa dal presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, si stanno delineando i margini dell’operazione pacificatoria, alla quale parteciperanno alcuni Paesi africani. Tale “programma” vedrà incontrare i capi di Stato dei Paesi coinvolti, e non solo, con Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky.

La singolare missione di pace africana, concordata con Kiev e Mosca, e stata ideata dalla capo dalla Fondazione Brazzaville, Jean-Yves Ollivier. Oltre al Sudafrica e al Congo-Brazzaville parteciperanno anche Zambia, Senegal, Egitto e Uganda. Così i capi di Stato di questi Paesi africani, insieme all’uomo d’affari francese, tenteranno una improbabile mediazione tra Mosca e Kiev, nel quadro di una ambigua neutralità che è sbilanciata fortemente verso il Cremlino.

Ricordo che i Paesi africani sono stati divisi nel condannare l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, rispetto alle maggiori potenze occidentali che hanno definito “aggressione” l’Operazione militare speciale di Putin. Infatti, all’Onu, Paesi come il Sudafrica ed il Senegal si sono astenuti durante il voto della risoluzione di condanna. Ramaphosa, la settimana scorsa, ha dichiarato di avere avuto contatti telefonici separati con Putin e Zelensky. E ha anche espresso la speranza di poter avere la disponibilità di un continuo dialogo con le parti.

Così, domenica 21 maggio è iniziata la tessitura diplomatica della “tela africana” e l’imprenditore, uomo d’affari e abile negoziatore francese, Jean-Yves Ollivier, sta operando al fine di poter toccare i “tasti più sensibili” di ambe due le diplomazie. In questa prima fase non tutti i presidenti degli Stati africani coinvolti parteciperanno fisicamente alla preparazione dell’incontro. Infatti, solo il senegalese Macky Sall e il sudafricano Cyril Ramaphosa accompagneranno il presidente della Fondazione Brazzaville verso Mosca e Kiev. Ufficialmente, l’esclusione temporanea dei presidenti di Zambia, Egitto e Uganda è data dall’oggettiva difficoltà a farli spostare tra Kiev e Mosca, in un’area non sicura. Ma è immaginabile che anche il “profilo” dell’operazione diplomatica, poco chiara e decisamente anomala, detti prudenza e richieda la massima fluidità operativa. Considerando, inoltre, che i veri attori della “scena ucraina” non prevedano, per ora, la possibilità che la guerra possa terminare, anche perché sta assumendo una escalation in verticale – aumento della capacità offensiva – notevole.

Comunque, la “tela” è stata iniziata. Ancora non è definita la data dell’incontro ufficiale, ma si ipotizza possa stabilirsi, secondo quanto espresso dal capo della diplomazia russa, Sergei Lavrov, a cavallo tra fine giugno e inizio luglio. Contrariamente a quanto auspicato dal ministro degli Esteri sudafricano, la professoressa Grace Naledi Mandisa Pandor, che spingeva per la prima settimana di giugno. Detto ciò, sarà necessario decretare l’incontro prima del vertice Russia-Africa che si svolgerà a San Pietroburgo a fine luglio.

In ogni modo, questo singolare vertice organizzato da un “privato” si colloca in un momento di forte tensione tra Washington e Pretoria, dove il Governo sudafricano, che si è ritagliato un ruolo da “prima donna” in questa stravagante operazione di pace, è sotto accusa per i suoi legami con Mosca. I biasimi prodotti dall’ambasciatore statunitense a Pretoria si basano su informazioni certe, che hanno visto a dicembre del 2022 i servizi segreti sudafricani fornire armi alla Russia. Questa operazione si sarebbe svolta nel porto di Simon’s Town, a Città del Capo, dove un grosso quantitativo di armi sarebbero stati caricati sulla nave cargo russa Lady-R.

In questa nebbiosa congiuntura il ministro degli Esteri sudafricano Naledi Pandor venerdì scorso, durante una visita in Portogallo, si è incontrato con il suo omologo ucraino, Dmytro Kuleba; dall’incontro sono solo trapelate informazioni generiche e di circostanza.

Fatto questo quadro, che descrive un improbabile percorso africano verso un tentativo di pace, la possibilità di successo è evidentemente nulla. Tuttavia, come era prevedibile, Jean-Yves Ollivier ha già fatto sapere che comunque vada “non può venirne fuori niente di male” e che “in ogni caso, ci avremo provato. Affermazioni che destano maggiormente perplessità circo lo scopo di tale operazione. Quindi, l’iniziativa di pace africana si colloca esclusivamente come una forma di “originale avvicinamento” a un sistema di contatti che poco hanno a che fare con impossibili “progetti di pace”, ma che si configurano meglio con possibili attività affaristiche e di business.

Aggiornato il 23 maggio 2023 alle ore 10:53