Guerra in Ucraina: le nebbie di Bakhmout

mercoledì 24 maggio 2023


Le macerie di Bakhmout sono state conquistate dai Wagner? Una domanda che adesso non può avere una risposta certa oltre la “notizia di propaganda” di fonte russa. Da sabato regna confusione su ciò che sta accadendo in questa città – rimasta tale solo dal punto di vista perimetrale – dopo dieci mesi di atroci combattimenti campali e bombardamenti a tappeto, con corpo a corpo sanguinosi tra le forze ucraine e i mercenari Wagner, guidati dal tronfio e spietato Evgenij Prigojine. La divulgazione plagiante russa, che sempre con maggiore difficoltà professa trionfi e sconfitte avversarie, resta percepita solo in una parte della popolazione profondamente legata alla figura neozarista di Vladimir Putin. Quella popolazione che condanna, come fa il presidente, la politica portata avanti da Nikita Kruscev, giudicato un ubriacone sposato con una ucraina, da Mikhail Gorbatchev e da Boris Eltsin, ritenuto un alcolizzato privo della consapevolezza del suo ruolo che comunque ha lasciato a Putin lo scettro di successore.

Sabato stesso Putin non ha tardato a congratularsi con Prigojine per avere “seppellito” l’esercito ucraino a Artyomovsk, antico nome di Bakhmout, esaltando il suo “esecutore testamentario” che tuttavia si è affrettato ad anticipare gli esiti del conflitto per poter passare, il 25 maggio, i ruderi della città all’esercito regolare russo. Prigojine ha così ottenuto un riconoscimento verbale dal presidente, in spregio ai generali russi che, a suo dire, hanno tentato di sabotare le sue azioni militari per sminuire il suo ruolo nella guerra e magari chiudergli future prospettive politiche in Russia.

Comunque, risulta che al momento – metaforicamente – la bandiera ucraina sventoli ancora solo su una piccola parte di Bakhmout, che è per oltre il novanta per cento rasa al suolo; ma nonostante questa situazione sfavorevole, gli ucraini stanno tentando una ardita manovra di accerchiamento, grazie a un recente sfondamento sui fianchi nord e sud, al fine di chiudere i Wagner nel cuore stesso della sua “preda”. Così, sia Volodymyr Zelensky che il viceministro della Difesa, Hanna Maljar, hanno dichiarato che la città non è stata completamente occupata dai russi. In realtà, anche se fosse occupata completamente a livello strategico, non porterebbe alla Russia alcun vantaggio territoriale significativo.

In ogni caso, al netto di come si possa concludere la “questione” Bakhmout, è dalle umilianti ritirate russe da Kharkiv e Kherson che non si assisteva a una avanzata russa, più simbolica che strategica. La martoriata città ha assunto la fisionomia di un “tritacarne”, quello che viene definito “Chopper of Bakhmout”, dove risulta che i Wagner perdano da quattro a sette volte più uomini dei difensori ucraini.

Così, il cittadino di San Pietroburgo, Prigojine, dopo aver definito nei giorni scorsi il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu, “uno stronzo”, sabato ha dichiarato che a Bakhmout c’erano solo i Wagner, e che “non abbiamo combattuto solo contro l’esercito ucraino, ma anche contro la burocrazia russa”.

Anche se Bakhmout verrà completamente occupata dai russi, sarà comunque una finta vittoria, perché le forze di Kiev hanno conquistato delle zone intorno alla città, costringendo i russi a pagare un oneroso pedaggio in risorse sia umane che di mezzi poco prima della prevista controffensiva ucraina. Intanto, lunedì alcuni combattenti ucraini, non chiaramente identificati, hanno intrapreso un’incursione nella regione russa di Belgorod. Tale operazione ha indotto il Cremlino a evacuare i civili e a dichiarare lo stato di allerta-terrorismo. L’incursione nell’area di Belgorod non risulta essere il primo sconfinamento nel territorio russo. Situazioni analoghe si sono verificate nelle ultime settimane in questa regione di confine, ma con meno clamore; questo raid è il primo ad aver assunto una portata non ignorabile, perché sono stati attaccati alcuni villaggi con colpi di granate; un martellamento con droni tattici è proseguito in quest’area martedì 23 maggio. Tale offensiva dimostra, oltre a una escalation significativa, anche la penetrabilità delle difese russe.

Vyacheslav Gladkov, governatore della regione di Belgorod, ha dichiarato che la situazione è critica, ma che l’esercito russo – supportato dalle guardie di frontiera, dalla Guardia nazionale e dai servizi di sicurezza – sta operando al fine di eliminare il nemico.

Una cosa al momento è evidente e di enorme valore: il cambiamento di strategia militare ucraina, che fino ad ora ha combattuto in difesa del proprio territorio, ma che adesso potrebbe sviluppare la guerra su un piano di attacco oltre confine, anche con modalità “coperte”. Il che stravolgerebbe totalmente i piani russi.

Tuttavia, sulla macabra scena ucraina Putin ha già organizzato le cerimonie per l’assegnazione delle decorazioni per la conquista di Bakhmout. Domenica, il primo canale della tv di Stato ha salutato l’evento come un fatto di “portata storica”, facendo dichiarare a un combattente che l’entrata a Bakhmout è come l’entrata a Berlino eseguita dai nonni nel maggio del 1945.

Tanto basta per comprendere quanto questa guerra sia sofferta profondamente dalle gerarchie russe. Ma è noto che travisare ed adattare la Storia alla politica corrente è una tattica banale, che si adotta soprattutto nei momenti più critici e quando non si hanno vittorie vere da ostentare. Opinione non negata anche da analisti e strateghi russi.


di Fabio Marco Fabbri