Polonia, dichiarazioni inaccettabili

Tutti noi abbiamo in mente l’importanza di avere la Polonia nell’Unione europea e nell’Alleanza Atlantica, per il confronto con la Federazione Russa determinato dall’invasione dell’Ucraina.

Non si può, però, accettare tutto quando è in gioco la stessa essenza dell’Ue. Il fondamento delle sue istituzioni supernazionali è garantito, da sempre, dalla Corte di giustizia. Essa giudica sulla legittimità delle norme degli Stati membri con il diritto comunitario suggellato da tre fonti: i trattati istitutivi, i regolamenti e le direttive emanate in base ai primi, i principi di diritto comuni agli Stati membri.

Da sempre, è giurisprudenza costante che tra essi ricorrano i diritti fondamentali, rintracciabili o nella Convenzione del Consiglio d’Europa o negli ordinamenti degli Stati membri. Poi, anche la stessa Unione europea si è dotata di una propria carta in merito. Tra tali principi vi sono la separazione dei poteri e l’indipendenza della magistratura. La Commissione, cui spetta anche una specie di ruolo di pubblico ministero nel vigilare sull’osservanza del diritto comunitario da parte degli Stati membri e, se del caso, chiedere alla Corte di pronunziarsi, ha rilevato in nuove leggi polacche una violazione di detti principi. E ha adito la Corte di giustizia, come suo dovere. Essa si è pronunziata: ha rilevato la violazione e ha comminato la sanzione.

Come succede a ogni ordinamento, le violazioni del diritto comunitario non sono una rarità. I giudici esistono per questo, altrimenti sarebbero inutili. Anche l’Italia è stata condannata più volte. Alla fine, gli Stati membri si sono sempre adeguati. Hanno avuto, in ogni caso, il massimo rispetto per un organo dove siedono tra i migliori giuristi d’Europa. Essa è la chiave di volta di tutto il sistema comunitario, in quanto ne presidia l’effettiva vigenza.

Invece, adesso, il ministro della Giustizia polacco si è lasciato andare a dichiarazioni indecenti. Ha dato dei corrotti ai giudici. E li ha definiti dei politicanti. Questo non è in alcun modo tollerabile. Se viene giù la chiave di volta, tutto l’edificio supernazionale crolla. Non lo dobbiamo permettere.

La Polonia decida: o fa parte dell’Unione europea o se ne vada. Ma noi non possiamo tollerare che sia il tarlo dell’integrazione raggiunta dagli anni Cinquanta del secolo scorso.

Aggiornato il 07 giugno 2023 alle ore 10:58