Transnistria: la 25esima Repubblica della Federazione russa?

lunedì 4 marzo 2024


Vladimir Putin ama ostentare sicurezza e visione geostrategica nitida. Non si esime, nei suoi sempre più frequenti “discorsi alla Nazione”, nell’elogiare le crescenti capacità offensive dell’esercito russo, e che i soldati stanno avanzando sul terreno ucraino in molte direzioni. Inoltre, sottolinea il fallimento della controffensiva di Kiev e, rivolgendo lo sguardo verso i Paesi occidentali che sostengono l’Ucraina, afferma: “Tutto ciò che stanno inventando, rappresenta la minaccia reale di un conflitto nucleare, il che significa la distruzione della civiltà”. È vagamente nota la capienza dell’arsenale nucleare presente nell’area euro-asiatica, e negli Stati Uniti – con tutte le lacune del caso – tanto che la stima di circa ventimila bombe atomiche caricate in vari siti, ovviamente, non può rappresentare una minaccia per nessuno, in quanto lo scontro tra potenze nucleari è ragionevolmente illogico in quanto globalmente fatale.

Eppure, il perdurare del conflitto e la dilatazione del baratro diplomatico tra la Russia e l’Occidente non può condurre che verso l’escalation in orizzontale, quindi in direzione di un allargamento geografico. In queto contesto, il frutto di “oscure pressioni” esercitate dalla presenza di agenti segreti russi, disseminati in ogni ambito d’interesse, porta (come accaduto la scorsa settimana) le autorità della Repubblica autonoma filorussa della Moldavia, la Transnistria, a reclamare l’ennesima protezione alla Russia. Il Governo di Chişinău, capitale della Moldavia, è accusato dalle autorità di Tiraspol, capoluogo dell’unità territoriale della Transnistria, di avere adottato recentemente misure di ritorsione economica contro questo territorio. Per contro, il vice primo ministro moldavo, Oleg Serebrian, rigetta tali accuse, considerandole propaganda russa finalizzata alla creazione del “casus belli” e assicurando che la Transnistria beneficia di politiche di pace, sicurezza e integrazione economica nell’ambito dei suoi legami con l’Unione europea. Il riferimento all’Ue non è da sottovalutare nel quadro geostrategico globale, in quanto la Moldavia presenta richiesta di adesione all’Unione europea esattamente due anni fa. E nel giugno del 2022 le viene riconosciuto lo “status” di Paese candidato all’adesione all’Ue. A fine 2023, il governo Ue decide di avviare i relativi negoziati per l’adesione. Questo processo, chiaramente, rende l’Ue e la Moldavia già legate da normative internazionali.

Sergej Lavrov, l’onnipotente per ora (con Putin sono tutti a tempo determinato) ministro degli Esteri russo, garantisce che la priorità della Russia è quella di tutelare gli interessi dei “compatrioti” della Transnistria, quindi le loro richieste vengono sempre attentamente valutate dalle agenzie russe competenti. Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri ucraino, sta operando affinché si possa trovare una veloce soluzione condivisa sulle questioni economiche lamentate dalla Transnistria. In più, è convinto che si debba evitare qualsiasi interferenza esterna distruttiva; il riferimento è appunto alle azioni destabilizzatrici adottate dalla Russia contro la Moldavia e altri Paesi della regione. Non solo: auspica anche il ritiro delle truppe russe stanziate nella regione transnistriana, fattore – questo – lontano dagli obiettivi strategici del Cremlino. È evidente che un intervento di Mosca nella regione separatista filo-russa della Moldavia consentirebbe all’esercito di Putin di essere presente nell’Ucraina occidentale.

Ma perché è così attenzionata la Transnistria? Ricordo che questa regione è una striscia di terra lunga circa duecento chilometri e larga appena venti. È ubicata al confine tra Moldavia e Ucraina, non lontano dallo strategico porto di Odessa che si affaccia sul Mar Nero. La regione si distende sulla riva sinistra del Dniester, dove vivono poco più di 465mila persone: circa 220mila cittadini sono russofoni. E come, dice Putin, “dove si parla russo è Russia”. Brevemente: quando siamo nell’epoca dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (Urss), la Transnistria sta scomparendo, mentre molti Paesi dell’ex blocco sovietico imboccano un approccio rivolto all’Occidente. La Moldavia dichiara subito la propria indipendenza nell’agosto del 1991, staccandosi dall’Urss. La Transnistria, allora Repubblica moldava del Dniester, rende nota nel dicembre 1991 – unilateralmente – la propria indipendenza, al fine di restare sotto Mosca. La secessione provoca una guerra nell’est del Paese, conosciuta come la Guerra del Dniester. Il conflitto causa diverse centinaia di morti e termina nel luglio del 1992, dopo l’intervento dell’esercito russo. Ancora oggi sono di stanza nella regione, ufficialmente, circa millecinquecento militari russi, teoricamente inquadrati nella missione di mantenimento della pace.

Tuttavia, la secessione dalla Moldavia non viene mai riconosciuta dalla Comunità internazionale, nemmeno dalla Russia. Al momento la Transnistria ha un Governo, un esercito e una moneta: il rublo transnistriano. Ma non ha uno Stato di diritto internazionale e rimane, de jure, una regione autonoma situata all’interno dei confini internazionalmente riconosciuti alla Moldavia. E questo anche se la Moldavia non ha più autorità su questo territorio. Comunque, la guerra in Ucraina aumenta le tensioni. Kiev teme che Mosca approfitti della sua presenza militare nella regione per aprire un nuovo fronte a sud-ovest. Nel contempo, le autorità filorusse della Transnistria dichiarano di sentirsi minacciate da Kiev e chiedono sostegno alla Russia, similmente alla retorica dei separatisti filo-russi del Donbass, nell’Ucraina orientale. Insomma, Putin dopo l’annessione della Crimea nel 2014 e quelle semiserie, del Donetsk e del Lugansk nel settembre del 2022, ora punta a un’altra Repubblica che potrebbe arricchire il “carnet Federale”. Ovvero quella della Transnistria, che sarebbe la venticinquesima Repubblica della Federazione russa. Allo stesso tempo, suppongo che questo obiettivo sarebbe decisamente più complesso da raggiungere, se non impossibile.


di Fabio Marco Fabbri