Facebook e la libertà di espressione

martedì 12 gennaio 2016


Sabato scorso gli amministratori di Facebook, il più diffuso e frequentato social network, mi hanno sanzionato pesantemente e in modo del tutto inaspettato. Mentre inserivo il mio ultimo articolo pubblicato su queste pagine in uno dei tanti gruppi in cui sono presente, mi giunge una comunicazione che mi avverte che fino a martedì alle ore 22,54 mi è inibita la possibilità di operare in qualunque forum, compresi quelli in cui svolgo il ruolo di moderatore. Mi sono ovviamente appellato nello spazio messo a disposizione per questo tipo di situazione, non ravvedendo alcun motivo di censura, e per tutta risposta l’inquisizione virtuale mi ha allungato il blocco a mercoledì mattina.

Ora, dal momento che la sanzione si limita solo alla mia attività nei forum, in assenza di spiegazioni, debbo dedurre che il costante inserimento (uno per ogni forum) degli articoli pubblicati su “L’Opinione” - dato che è sostanzialmente ciò che faccio da anni nei gruppi di cui sono presente - debba in qualche modo, anche se non vedo quale, violato gli standard della relativa comunità, secondo una classica definizione che si trova in cima ai regolamenti di Facebook. Se così fosse, la cosa sarebbe particolarmente grave e lesiva del più elementare diritto costituzionale legato alla libertà d’espressione. Non vorrei che il provvedimento mirasse ad inibirmi la possibilità di postare articoli con una certa regolarità nei vari gruppi, così come faccio da almeno cinque anni senza aver mai raccolto alcuna sanzione. In tale malaugurato caso, si tratterebbe di comprendere se a far scattare la punizione virtuale sia stato il numero dei commenti postati, come si suol dire, o il loro contenuto. A questa seconda fattispecie non voglio neppure pensare.

Ciò che invece mi preme ricordare ai bravi amministratori del popolare social network è che per il diritto ed il buon senso non dovrebbe esistere alcuna zona franca, vituale o meno che sia. Infine, sarebbe il caso di informare il titolare di una sanzione che ne limiti la libertà d’espressione circa i motivi del provvedimento. Motivi che ovviamente non possono certamente prevedere il “reato” di scrivere per “L’Opinione”.

 


di Claudio Romiti