Pedalare: basta lo smartphone

martedì 3 aprile 2018


L’Italia è un Paese di ciclisti. Dai tempi di Vittorio De Sica, passando per “Il Postino”, la cinematografia italiana ha sempre tratto ispirazione dalla realtà. Ma oggi bisogna fare i conti con l’inciviltà e la crisi economica che mettono a dura prova moltissime startup italiane e straniere.

Da anni infatti, prendendo ispirazione dal Nord Europa, dove gli abitanti si muovono quasi esclusivamente su due ruote, nelle maggiori città della penisola si tenta di sviluppare un circuito di biciclette sponsorizzate, che consentano ai cittadini di spostarsi con maggior facilità da casa al lavoro. Peccato che lo sforzo fatto finora non abbia regalato grandi soddisfazioni.

A Roma, ad esempio, il servizio di bike-sharing è naufragato nel 2013 quando le 450 bici fornite dal servizio comunale sono state rubate o vandalizzate. Stessa sorte è toccata alla Gobee.bike, società di Hong Kong sbarcata in Italia lo scorso novembre. “Le nostre biciclette sono diventate il bersaglio di sistematici atti di vandalismo, trasformandosi così in oggetti da distruggere per puro divertimento” si legge nel loro comunicato di addio.

Da qualche mese però si è aperto un nuovo mercato, quello del noleggio a flusso libero, che non prevede stazioni di deposito dove lasciare la bicicletta, ma il solo possesso di uno smartphone. In questo nuovo campo, si è fatta strada rapidamente e con eccellenti risultati la società cinese “Ofo” che ha attivato più di ottomila biciclette gialle tra Milano e Varese dove il servizio è già in funzione dallo scorso dicembre. Nata dall’idea di sei studenti dell’università di Pechino, la nuova app ha risposto al bisogno dei ragazzi che frequentavano il campus di avere a disposizione un mezzo che potesse essere preso e lasciato ovunque, usando unicamente il proprio dispositivo mobile.

Gli ideatori, tutti poco più che ventenni, nel 2013 hanno quindi sviluppato un software divenuto il cuore pulsante di “Ofo”, e progettato la struttura in gps da collegare alle bici in maniera tale che ogni posizione fosse mappata. Visto il gran risultato ottenuto nelle università cinesi, il progetto ha poi ottenuto i primi importanti finanziamenti, tra i quali quelli del gigante dell’e-commerce cinese Alibaba, che ha investito nella nuova società, insieme ad altri gruppi privati, circa 2 miliardi di dollari.

Per usare le biciclette basta inquadrare con lo smartphone il Qr code sul telaio. Se qualcosa non va, sullo schermo del cellulare appare un codice da digitare su un tastierino posizionato dietro al sellino. Una volta sui pedali, il vantaggio di Ofo rispetto alle bici concorrenti, è la possibilità di usare le marce in base alla distanza e alla pendenza del percorso. Inoltre, è possibile prenotare il mezzo per 15 minuti proprio come avviene per il car-sharing. I costi sono accessibili e competitivi: per la prima mezz’ora di utilizzo si pagano 20 centesimi, che salgono a 30 per la seconda mezz’ora. Dopo la prima ora, il costo è di 50 centesimi a mezz’ora, fino ad un massimo di cinque euro.

In Italia, “Ofo” è attivo solo a Milano e Varese mentre a livello europeo si sta espandendo anche a Parigi, Madrid e Lisbona. Le città in cui investire vengono scelte in base ad un metodo scientifico che vede al primo posto la densità della popolazione, poi le infrastrutture, l’uso degli smartphone, e la propensione all’uso della bicicletta. Tutti in sella quindi con la speranza che questa volta il rispetto e buon senso dei cittadini abbiano la meglio su vandalismi e maleducazione.


di Cristina De Palma