Station F(uture)

giovedì 26 luglio 2018


È trascorso poco più di anno da quando il 29 giugno 2017 il presidente francese Emmanuel Macron ha inaugurato “Station F”, l’incubatore di startup più grande del mondo: si trova nella zona est di Parigi, nella Halle Freyssinet, ex deposito ferroviario di 34mila metri quadrati sui quali sono distribuite 3000 postazioni per startuppers, 60 sale riunioni, un auditorium con 370 posti e vaste zone di coworking. E da maggio di quest’anno è stato inaugurato “La felicità” un ristorante/bar con oltre 1000 coperti per soddisfare le esigenze culinarie e di networking degli oltre 100mila visitatori che si sono affacciati in questo hub internazionale negli ultimi 12 mesi. Il tutto concepito dal magnate francese delle telecomunicazioni e delle innovazioni Xavier Niel e diretto con cura e impegno da Roxanne Varza, 33enne americana di origini iraniane.

Da quanto dicono i dati il bilancio di questo primo anno di attività è straordinario e i 250 milioni di euro di investimenti spesi per il progetto si sono rivelati un vero successo. Le richieste di adesione a questa dinamica realtà sono state oltre 11mila da tutto il mondo e tra i motivi che spingono chi ha un’idea da sviluppare a chiedere di entrare vi è in primo luogo il desiderio di essere circondati da migliaia di imprenditori; e poi i servizi messi a disposizione, i contatti, la grande visibilità offerta e i costi contenuti di ciascuna postazione per i progetti sostenuti dalla stessa Station F che è di circa 195 euro mensili: insomma, un vero e proprio ecosistema imprenditoriale e un pacchetto di accompagnamento business davvero efficiente. Ma ovviamente la selezione è ferrea e avviene tramite un Selection Board composto da 100 imprenditori provenienti da 21 Paesi: in questo primo anno, solo il 9 per cento delle richieste è stato accettato per un totale di 1034 startups.

Di queste, la maggior parte dedica il proprio business ai servizi tra aziende o per i consumatori (B2B e B2C), il 40 per cento è stato fondato da donne, 232 hanno raccolto fondi per 250 milioni di euro e solo un’esigua percentuale di meno del 2 per cento ha terminato la sua attività. Anche i dati sui 4882 residenti di Station F sono molto interessanti: la maggior parte, ben l’85 per cento, ha conseguito un master post-laurea; l’età media è di circa 30 anni, lavorano tantissimo e un quarto di loro è già genitore di almeno un figlio. Considerando che a maggio di quest’anno la Francia è stata riconosciuta come “Start up Nation” d’Europa con una raccolta di circa nove miliardi di dollari in meno di cinque anni, si può ben capire quanto questa Silicon Valley all’ombra della Tour Eiffel sia il fiore all’occhiello dell’intero settore.

A Parigi hanno ben capito il valore dell’innovazione e l’importanza non solo di essere al passo con il cambiamento quanto di creare le condizioni per realizzarlo, investendo nello sviluppo delle idee e nel sostegno a chi sta costruendo le principali novità tecnologiche, e non solo, di domani.


di Chiara Gulienetti