Nobel informatica ai “maestri” delle macchine

Auto autonome che sanno decidere dove andare, sistemi che riconoscono volti e immagini o capaci di battere l’uomo agli scacchi o a poker: se le macchine hanno imparato tutto questo il merito è dei tre ricercatori che si sono aggiudicati il Premio Turing, il riconoscimento più prestigioso nel settore dell’informatica e il cui prestigio è pari al Nobel.

Yoshua Bengio, dell’università di Montreal, ha diviso il premio da un milione di dollari, finanziato da Google, con Geoffrey Hinton, dell’Università di Toronto, e Yann LeCun, della New York University. Il loro merito è stato avere aperto la strada alle applicazioni dell’intelligenza artificiale a livello industriale e non è un caso se tutti rivestano ruoli chiave in giganti del web. Bengio (55 anni) è direttore scientifico del Mila (Montreal Institute for Learning Algorithms), Hinton (72 anni) è consulente di Google e LeCun (59 anni) è responsabile della ricerca sull’intelligenza artificiale di Facebook. Sebbene abbiano lavorato in modo indipendente, si sono sempre confrontati e hanno preparato la strada che oggi ha portato a riconoscere i vantaggi dell’apprendimento delle macchine. Considerato il padre delle reti neurali, Hinton aveva aperto una strada che negli anni ‘80 era stata seguita da molti, ma in seguito all’entusiasmo è subentrato lo scetticismo.

Tuttavia Bengio, Hinton e LeCun non si sono arresi e hanno continuato a lavorare in questa direzione finché all’inizio degli anni 2000 le loro idee si sono dimostrate vincenti. “Sono state premiate le persone giuste”, ha osservato Vittorio Murino, dell’ Università di Verona e direttore del dipartimento Pavis (Pattern Analysis and Computer Vision) dell’Istituto Italiano di tecnologia (Iit) di Genova. “Rispetto agli anni ‘50, quando era stato inventato il neurone artificiale, oggi la complessità delle reti neurali è molto più elevata”, ha detto ancora Murino. La differenza più grande, ha aggiunto, è che “non si insegna alla macchina che cosa deve fare, ma la macchina impara grazie a un algoritmo di apprendimento”. Riconoscimento di immagini e video, guida automatica, traduzioni e passaggio dal linguaggio parlato al testo sono le applicazioni più importanti dell’intelligenza artificiale e non è un caso, ha rilevato Murino, che aziende come Facebook e Google investano molto nella ricerca sulle applicazioni dell’intelligenza artificiale relative ai dati, dal riconoscimento delle immagini all’indicizzazione intelligente.

Aggiornato il 27 marzo 2019 alle ore 19:21