La Terra soffre, 3 missioni Esa per studiarne la salute

Come medici che accorrono al capezzale di un malato, così sempre più satelliti punteranno il loro occhio clinico sulla Terra sofferente a causa dell’uomo: tre sono le nuove missioni che l’Agenzia spaziale europea (Esa) sta preparando per i prossimi anni, forte del successo ottenuto con il programma Copernicus.

Intanto anche l’Agenzia spaziale italiana (Asi) punta ad aumentare il suo impegno, andando a caccia di nuovi fondi, che potrebbero diventare accessibili grazie alla nuova governance dello spazio italiano. Questo il quadro che emerge dal primo giorno di ‘Living Planet’, la più grande conferenza sull’osservazione del pianeta, organizzata dall’Agenzia spaziale europea (Esa) a Milano, con il sostegno dell’Agenzia spaziale italiana (Asi). Sono oltre 4mila gli esponenti della ricerca, dell’industria e delle istituzioni che si confronteranno fino a venerdì per discutere dello stato di salute del Pianeta, incalzati dalla presenza di duemila studenti delle scuole primarie e secondarie, e soprattutto dai giovani esponenti del movimento Fridays For Future come Jackob Blasel, che sul palco della cerimonia di apertura ha ricordato ancora una volta l’urgenza rappresentata dal cambiamento climatico.

“La Terra soffre per l’attività degli esseri umani e lo si vede molto bene dai satelliti, per esempio dall’innalzamento del livello dei mari, dallo scioglimento dei ghiacciai e dall’agricoltura che minaccia le foreste”, afferma Josef Aschbacher, direttore dell’Esrin e delle attività di osservazione della Terra dell’Esa. Per aumentare la consapevolezza di cittadini e decisori politici, l’Esa cercherà di fornire dati sempre più dettagliati, aumentando i satelliti ‘sentinella’ di Copernicus e lanciando tre nuove missioni tra il 2022 e il 2023: “Biomass misurerà la biomassa delle foreste globali - spiega Aschbacher - Flex misurerà l’attività fotosintetica, per scoprire la sofferenza delle piante prima ancora che mostrino segni visibili. Infine EarthCare farà un bilancio della radiazione solare in atmosfera, per capire meglio i cambiamenti climatici”.

Anche l’Italia farà la sua parte, forte di una lunga esperienza, culminata con il recente lancio del satellite Prisma, che sarà operativo fra poche settimane, come spiega il neopresidente dell’Asi, Giorgio Saccoccia: “Il nostro Paese ha bisogno dell’osservazione della Terra in tutti i campi di applicazione: dalle situazioni di crisi al monitoraggio delle difficoltà ambientali. Oggi - sottolinea Saccoccia - l’Asi investe in questo settore oltre un quarto del suo budget. Ma spero che la nuova governance dello spazio italiano ci potrà dare la possibilità in futuro di avere potenzialmente accesso a nuovi finanziamenti”.

Aggiornato il 23 maggio 2020 alle ore 12:23