I cyber-umani del futuro

Le biotecnologie rendono oggi incerto il confine tra naturale e artificiale, ed i progressi nelle scienze cognitive sfumano il confine tra uomo e macchina. L’uomo e le macchine stanno evolvendo insieme. Le nanotecnologie, la biologia, l’informatica e le scienze cognitive camminano nella stessa direzione, in sinergia tra loro, essendo una conoscenza interdisciplinare imprescindibile per il progresso. I big data - ovvero la grande quantità di informazioni che riguarda ciascuno di noi - e gli strumenti per gestirli stanno trasformando la realtà, a tal punto da potere affermare, mutuando una nota pubblicità di società di vendite, che “stanno già iniziando ad impacchettare quello che ordineremo nelle prossime due ore”.


Grazie alle interfacce neurali - Bci brain computer interface (ossia interfacce cervello/computer) - il nostro cervello accede direttamente a servizi. Il progresso, a questo punto, è reale. Le interfacce sono sistemi elettronici che acquisiscono segnali cerebrali - solitamente dell’elettroencefalogramma - per analizzarli e interpretarli in un computer mediante sofisticate tecniche di trattamento del segnale e di apprendimento automatico decifrando ciò che accade nel nostro cervello: i nostri desideri, le nostre intenzioni e anche le nostre emozioni. Sono migliaia gli strumenti per tutte le funzioni e le applicazioni possibili. L’attrattiva e l’utilità che esercitano questi nuovi strumenti è tale che sicuramente quasi tutte le applicazioni che possono venire in mente sono già in via di sviluppo in questo stesso momento in qualche azienda tecnologica.

Recentemente è stato messo a punto dal Mit - Massachusetts Institute of Technology - negli Stati Uniti un dispositivo che, tramite l’applicazione di alcuni elettrodi intorno alla bocca di un individuo, consente di registrare informazioni e presto Alexa e Siri non avranno nemmeno bisogno di ascoltare i nostri comandi perché, per farglieli eseguire, sarà sufficiente sussurrarlo o pensare di pronunciarli. Noi crediamo - in maniera errata in quanto limitata - che il mondo di oggi sia il risultato del nostro modo di pensare, mentre, al contrario, dobbiamo essere certi che cambierà sostanzialmente via via che i nostri processi creativi si baseranno sempre più sulle macchine. Le macchine apprendono dagli uomini e noi dalle macchine, così nel giro di alcuni anni si arriverà a un punto in cui le nostre capacità si saranno moltiplicate raggiungendo un‘intelligenza di vari ordini di grandezza superiore fusa con l’intelligenza che noi stessi esseri umani abbiamo creato.

Potremo avere un’interfaccia in grado di connettere direttamente il nostro cervello con i database del computer, il traduttore automatico in auricolare è già realtà, per quanto riguarda il difetto della vista è in commercio un piccolo schermo integrato in un paio di occhiali connessi allo smartphone in grado di accettare ordini verbali e di mostrarci l’informazione che desideriamo cercandola nella memoria del telefono stesso, nei cloud o direttamente in rete. Alcuni governi si avvalgono già oggi di un sistema di identificazione massiva, ovvero il sistema seleziona l’immagine facciale di una persona la invia al database centrale che la identifica e localizza spazialmente. Con il riconoscimento facciale, i dati termici, infrarossi e quant’altro possiamo sapere già anche lo stato mentale di una persona. Si può medicalmente agire direttamente sul cervello, precisamente attraverso i terminali nervosi. È la tecnica della stimolazione cerebrale profonda - deep brain stimulation - che modula la funzione nervosa a fini terapeutici, per inibire ad esempio il tremore da Parkinson, o con la stimolazione magnetica transcranica - transcranical magnetic stimilation - per la schizofrenia e la depressione. Le neuro protesi cognitive mettono già oggi in comunicazione il cervello e la macchina nei due sensi e in modo naturale.

Stephen Hawking aveva previsto che in futuro si potrà separare il cervello dal corpo e che sarà possibile conservare la mente in un computer. Agli inizi del 2018 è stato caricato su computer il cervello del Caenorhabditis elegans - dotato di trecento neuroni e settemilacinquecento connessioni - a metà dello stesso anno, a Yale, sono stati mantenuti in vita per trentasei ore alcuni cervelli di maiale per esperimenti sulla cura del cancro e dell’Alzheimer. Sono stati connessi tre cervelli per consentire loro di condividere i rispettivi pensieri e risolvere collaborativamente i problemi. Il computer come un organo in più al nostro servizio, può quindi trasformare l’uomo in un individuo di grado superiore nella scala genetica.

Aggiornato il 28 settembre 2019 alle ore 16:01