Scandalo molestie travolge Ubisoft, via 3 dirigenti

lunedì 13 luglio 2020


La pressione si era fatta insostenibile da alcuni giorni nelle sedi del gigante dei videogiochi Ubisoft, fondato in Francia, dove è in atto una rivolta dei dipendenti che hanno denunciato molestie e sessismo delle alte gerarchie.

Ieri, insieme al direttore creativo e numero 2 del gruppo, Serge Hascoet, hanno abbandonato i loro posti il responsabile degli studios canadesi, Yannis Mallat, e la direttrice delle risorse umane, Cécile Cornet. La decisione è maturata nella notte ma da giorni le inchieste e i titoli dei media di mezzo mondo imperversavano, soprattutto in Francia, Canada e Stati Uniti. Le dimissioni “fanno seguito ad un rigoroso esame che la società ha condotto in risposta alle recenti affermazioni ed accuse di cattiva condotta e comportamenti inappropriati”, ha fatto sapere Ubisoft in un comunicato. La Cornet lascia la carica ma, a quanto sembra, resta in azienda.

Da due settimane lo scandalo non faceva che montare. Il fondatore e presidente, Yves Guillemot, ha ammesso che le molestie sessuali da parte dei vertici del gruppo fanno emergere che Ubisoft “non è stata in grado di garantire ai suoi collaboratori un ambiente di lavoro sicuro ed inclusivo”. E questo “non è accettabile”. Era stato lui, la settimana scorsa, a voler istituire uno strumento interno per consentire ai dipendenti di denunciare in modo anonimo casi di aggressione o molestie.

L’altro ieri il quotidiano Libération ha scritto che la metà dei casi emersi erano noti alle Risorse umane, accusate di aver insabbiato gli scandali. L’uscita più clamorosa è quella di Hascoet, bretone, in azienda fin dalla fondazione nel 1986 e considerato il braccio destro di Guillemot. Da oltre 20 anni era il supervisore dei giochi Ubisoft e il garante della linea editoriale. Il suo potere sulle sedi del gruppo e l’attività degli studios era assoluto. Le denunce di molestie e in qualche caso di vere e proprie violenze sessuali da parte di dirigenti avevano portato la settimana scorsa al primo licenziamento, quello del franco-americano Tommy François. A carico di Hascoet non ci sono accuse personali di molestie o aggressioni a scopo sessuale ma “è lui che ha reso possibile questa cultura tossica”, ha denunciato una persona impiegata in azienda a Libération.

Qualcuno ha testimoniato che Hascoet “ringhiava come un cane” davanti ad alcune impiegate, atteggiamento che sarebbe stato imitato da suoi sottoposti che, in cambio, lui proteggeva. Scontrini personali che finivano in nota spese completano il quadro delle accuse a carico di Hascoet. Una ventina di altri dirigenti sarebbero oggetto di indagini private commissionate a importanti studi legali. La bufera ha investito Ubisoft in piena fase di comunicazione ai soci e ai giocatori. Proprio in questi giorni c’è la conferenza annuale in cui l’editore svela i prossimi giochi video che saranno prodotti, con la pubblicazione dei primi pareri degli influencer sulle nuove creazioni (Assassin’s Creed Valhalla e Far Cry 6) in uscita tra fine 2020 e inizio 2021. Gli scandali, lungi dal nuocere a Ubisoft in Borsa, hanno visto il titolo dell’azienda aumentare del 10% in un mese raggiungendo quota 77.50 euro, il livello più alto da un anno.


di Redazione