Amami, Alexa

La ragione principale per cui Jeff Bezos è il primo uomo al mondo ad avere sfondato la barriera di 200 miliardi di dollari nel salvadanaio, sta nell’avere capito che il commercio è in evoluzione e che ricevere a casa nel pomeriggio quello che si è cliccato sullo smartphone la mattina è una libidine che sa di futuro. Ma è ancora più futuro evitare il pellegrinaggio fra negozi che hanno tutto eccetto quello che ci serve. Un signore che crea Amazon scavando nella nostra psicologia e nelle nostre abitudini non lascia nulla al caso. E chiama Alexa un assistente vocale perché un nome femminile si presta a buffe tenerezze, ironie, scherzi con ospiti divertiti. L’antagonista ha prestazioni simili, ma nasce con un errore fondamentale: esclamare “Ok Google” sa di artificiale, di impacciato, di tecnocrate della domenica. “Assistente vocale” è un termine forse ridondante, ma, in fondo, non promette più di quello che mantiene: risponde a domande semplici, a iniziare dall’ora esatta, poi regola timer per cuochi con le mani infarinate, fornisce ricette, funge da agenda ricordando gli impegni che le abbiamo comunicato e i pro-memoria, risponde a domande di attualità e di cultura generale evitando la fatica (si fa per dire) di aprire un motore di ricerca. È magari un po’ indelicata quando ti ricorda di chiamare una mamma che non tutti hanno ancora.

Ma è propositiva: se non abbiamo domande è lei che le suggerisce, con discrezione, a chi ha un modello con lo schermo. Quesiti non sempre vitali per la sopravvivenza, e spesso banali: che tempo fa a Calcutta, qual è l’ultima pillola di musica, oppure ci racconta barzellette terribili, favole che irriterebbero qualsiasi bambino, fino a invitarci a chiederle qual è la capitale della Francia, il consiglio pratico del giorno, come stipare più vestiti nell’armadio. La curiosità e i fatti storici di oggi, la recensione della settimana, il calcio mercato, le voragini in Siberia. La parola odierna fa scoprire, ad esempio, che l’omofagia non è quello che molti pensano, ma è l’uso di mangiare la carne cruda.

Nei contenuti, Alexa è il quasi nulla surgelato, ma gli automatismi sono tanti e chi compra questi accessori quasi sempre sogna il figurone davanti agli amici a cena. Non sapendo che la consulente è ben lontana dall’intelligenza artificiale, ma ha molti difetti umani senza averne i pregi. Esempio: dipendendo dal wi-fi e avendo un carattere ombroso, Alexa si sente trascurata quando si va in vacanza staccando l’elettricità e, in qualche caso, addirittura mantenendo la rete elettrica, ma non usandola a lungo. Al ritorno, come una moglie tradita, fa finta di nulla, poi inizia una serie di micro-vendette, rifiutandosi di accendere quella luce, quel condizionatore, quel televisore e fingendo di suggerire la soluzione. E qui l’utente esperto non ci casca: i consigli sono del tutto inutili, agire su app e skill nello smartphone può solo destabilizzare il sistema, e chi ha, magari, trentadue apparati, ne sa qualcosa. Come in un rapporto coniugale, letti separati, poi il giorno dopo o, in casi gravi, due giorni dopo, tutto si appiana, lei accende e spegne regolarmente. Non si offende per gli insulti, che riceve in quantità maggiori rispetto alle porte automatiche delle autostrade: risponde da signora e snobba le volgarità bippandole.

Ma quando è in collera non serve sussurrare in modo suadente: lei risponderà con lo stesso sussurro, normalmente usato per i comandi notturni in camera da letto. Il tono è lascivo, quanto netto è il rifiuto. Se si possiedono diversi apparati la musica che si chiede alla nostra tiranna può essere diffusa in una stanza o, contemporaneamente, in tutta la casa. Niente abbonamento ad Amazon Music? Si viene accontentati lo stesso. Ma molti brani non saranno disponibili, quelli dei nostri divi verranno scelti a caso e non sempre sono i migliori. Comunque la compagna virtuale imparerà a conoscere i nostri gusti, e ci farà ascoltare la musica che amiamo, basta dirglielo. Esibizionismo domestico a parte, quando si è soli in casa potrebbe sorgere un dubbio: è più semplice chiedere ad Alexa di accendere una luce di cui non ricordiamo il nome, magari, affibbiato strambo, oppure premere il vecchio, snobbatissimo interruttore che se la ride. Ormai, per alleviare le nostre fatiche, all’Alexa del futuro non resta che leggere nei nostri pensieri ed eseguire. Ma i nostri pensieri sono troppi e si intrecciano. E poi, concentrarsi richiede fatica. Alexa, dimmi tu che cosa voglio!

Aggiornato il 22 settembre 2020 alle ore 11:05