Scontro Usa-Cina sulla privacy web

mercoledì 1 settembre 2021


Nella grande corsa al mercato da 60 miliardi di dollari l’anno di vendite delle big tech l’Europa appare ai margini e con essa l’Italia, che è in ritardo sullo sviluppo digitale. Lo scontro è tra le aziende Usa e quelle cinesi. Il futuro appartiene alle due economie che più investono in ricerca e sviluppo. C’è allarme per la nuova stretta sui colossi della tecnologia decisa dalla ventunesima riunione del Comitato centrale del Partito cinese. Le preoccupazioni derivano dal rafforzamento della supervisione sull’economia digitale, sull’innovazione tecnologica e sulla protezione dei dati. Le decisioni di Xi Jinping sono state interpretate come un segnale non tanto per frenare “l’espansione caotica del capitale” quanto per controllare i meccanismi anti-monopolio. Il primo impatto della nuova realtà tecnologica si vedrà con il lancio dei 90 milioni di pezzi dell’iPhone 13 del gruppo Apple, previsto per novembre.

Dopo dieci anni di guida del sessantenne Tim Cook (dal 24 agosto 2011 alla vigilia della tragedia delle Torri gemelle) l’azienda inventata da Steve Jobs, l’ex manager di Ibm e Compaq morto per un tumore al pancreas, ha fatto registrare una cavalcata continua fino ad una capitalizzazione di circa 2.500 miliardi di dollari. Cook ha aumentato il capitale come il Pil messo insieme di Italia, Spagna, Portogallo. I rivali sono naturalmente le aziende cinesi che stanno sviluppando nuove tecnologie grazie allo sfruttamento di materiali rari e preziosi per settori altamente innovativi. Da ciò deriva anche l’interessamento della Cina per l’Afghanistan nei cui territori montani si trovano giacimenti (da sfruttare) da cui ricavare materiali per i chip. Non mancano all’azienda di Cupertino i concorrenti interni alla Silicon Valley a partire dall’Epic Games che accusa la Apple di violare le regole della concorrenza. E il pianeta Cina a cui guarda il gruppo della mela per la vastità della popolazione soprattutto giovane alla quale proporre la sua vasta gamma di servizi non legati soltanto al campo dell’hardware.

Le preoccupazioni derivano dalla stretta sulla privacy decisa, sul finire di agosto, dal governo cinese di Xi Jinping che ha varato una legge che rafforza la supervisione antitrust, politica e dei mezzi di sussistenza delle persone. Il timore del mondo economico è che attraverso questo strumento, unito alla legge sulla sicurezza nazionale, il governo cinese possa applicare una stretta sulla privacy sul web e mettere in crisi gli oppositori e le aziende che non si attengono alle direttive dei vertici politici.

Il presidente Xi, che è al potere dal 2013, ha imposto di studiare nelle scuole il suo pensiero per rafforzare “la fede marxista” tra i giovani. La legge sul web sta spaventando le Big tech mondiali. La posta in gioco è alta. Negli Usa il presidente Joe Biden ha nominato alcuni supervisori al vertice della Federal Trade Commission e alla Sec al fine di monitorare l’espansione delle aziende Big Tech in un panorama ancora non ben definito. Sul terreno dell’informatica opera anche uno dei fondatori del social network Facebook (oltre un miliardo di utenti) Mark Elliot Zuckerberg che a meno di 40 anni presenta un patrimonio netto di circa 135 miliardi di dollari, secondo l’agenzia Forbes. Quinto uomo più ricco del mondo dopo Bill Gates, fondatore con l’amico d’infanzia Paul Allen di Microsoft Corporation. Tra i personaggi più conosciuti della rivoluzione del personal computer ma anche criticati per le loro pratiche commerciali non sempre ortodosse.


di Sergio Menicucci