Quella grande marcia ignorata dai media

Appuntamento davanti al Carcere di Regina Coeli intorno alle 10 del mattino. Inizierà così stamani la marcia dei Radicali per l'amnistia e per la legalità della repubblica che i grandi media, stampa e radio televisivi, stanno consciamente ignorando da settimane. Mentre il resto del paese sarà prevedibilmente impegnato tra commemorazioni e polemiche tipiche del 25 aprile, Marco Pannella e altre 700 persone sfileranno per un percorso che dal carcere romano simbolo di ogni vergogna dell'universo penitenziario italiano si snoderà per corso Rinascimento fino a piazza San Silvestro. Dopo alle 12.30 ci saranno i comizi dei principali partecipanti, a partire da Pannella che per promuovere il tutto si è fatto a singhiozzo mesi di sciopero della fame e settimane di sciopero della sete.

Pochi giorni fa l'Agcom era dovuta intervenire per la mancanza di ogni dibattito nella tv pubblica sulla questione carceri. E Pannella non fa sconti a nessuno, neanche a Napolitano che a luglio dell'anno scorso aveva affermato durante un convegno tenutosi in un aula del Senato e organizzato da Emma Bonino, che «la condizione delle carceri ci umilia in Europa» ed è fonte per noi di continue condanne e di «vergogna». Proprio domenica nella consueta conversazione settimanale con Massimo Bordin a Radio radicale, Pannella aveva detto che «la repubblica e lo stato italiano stanno dando un contributo potente: stiamo sputtanando non solo più solo l'Autorità garante sulle comunicazioni in Italia, ma la giurisdizione europea». Insomma "della legalità da 50 anni a oggi".

A Napolitano Pannella rimprovera la scarsa coerenza con le proprie pesanti parole dello scorso luglio. Dato il contentino al leader radicale all'epoca in sciopero della fame e della sete, la cosa è finita lì. Inoltre i Radicali mal sopportano l'interventismo para populistico di Napolitano e la quasi assenza di messaggi alle due Camere su temi così scottanti come le carceri. Detto questo la marcia per l'amnistia cui hanno aderito i principali sindacati di guardie carcerarie e direttori di penitenziari, oltre che una nutrita serie di personaggi del mondo cattolico, nonché parlamentari di tutti gli schieramenti o quasi, più che per alleviare le intollerabili condizioni dei carcerati nelle patrie galere è in realtà diretta ad affermare l'anno zero della giustizia italiana.

L'amnistia è ormai l'unico strumento per levare montagne di fascicoli penali dalle scrivanie dei magistrati e per fare ripartire una macchina ormai da rottamare se solo ce ne fosse una nuova con cui cambiarla.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:06