Tosi rivoluziona il centrodestra

mercoledì 9 maggio 2012


Il successo di Flavio Tosi al primo turno a Verona non rappresenta un'eccezione nella débacle della Lega, come viene per lo più interpretato in queste ore, bensì paradossalmente proprio il simbolo più eloquente della crisi e del fallimento dei due apparati Pdl-Lega, perché conseguito a dispetto delle loro rigidità. Poche settimane fa il sindaco leghista aveva rischiato addirittura l'espulsione dal suo partito, colpevole di aver proposto una lista civica a suo nome come perno della coalizione che avrebbe dovuto sostenere la sua ricandidatura.

Un modo per consentire ai cittadini veronesi che hanno apprezzano il suo operato, ma che non si sarebbero riconosciuti nella Lega, di votarlo. Così come minacciati di espulsione, e alla fine solo sospesi, i membri della giunta e gli esponenti del Pdl veronese che disobbedendo alle indicazioni del partito hanno dato il loro appoggio al sindaco leghista candidandosi nella sua lista. Ebbene, sia Tosi che i ribelli del Pdl hanno avuto ragione rispetto alla rigidità dei loro partiti. Il sindaco uscente è stato rieletto con il 57,35% dei voti. Un'affermazione personale, certo, ma non c'è dubbio che qui il centrodestra abbia vinto alla grande, che gli elettori abbiano premiato l'operato del sindaco leghista e della giunta Pdl-Lega, eppure i due partiti sembrano uscirne ammaccati.

La Lega non è andata oltre un 10%, mentre il Pdl ha sostenuto, insieme all'Udc, un altro candidato sindaco, raccogliendo solo il 5% dei voti di lista. Il vero centrodestra non si trovava nelle due liste ufficiali di Lega e Pdl, bensì nella lista civica riconducibile a Tosi, che ha preso il 37,23% dei voti, aggregando elettori leghisti, elettori del Pdl, e probabilmente non solo. Il che dimostra che il centrodestra esiste ancora ed è in grado di presentare un'offerta politica valida. Su cosa si è fondato questo centrodestra? Sulla personalità di un leghista anomalo, pragmatico, lontano dal "celodurismo" e dalla retorica separatista, concentrato nell'amministrazione della sua città ma che sa anche essere "eretico", critico nei confronti del suo partito a livello nazionale; e su alcuni esponenti del Pdl veronese, sia ex Forza Italia che ex An, convinti della necessità di recuperare lo spirito del 1994. Perché se è certamente vero che in queste amministrative il Pdl ha pagato la corsa in solitaria, e l'appoggio al governo Monti, soprattutto però ha pagato il tradimento di quello spirito originario.

I suoi elettori gli hanno messo in conto non solo l'ultima esperienza di governo, bensì tutti i 17 anni dell'era berlusconiana, durante i quali è stata a più riprese tradita la promessa di cambiamento, economico e istituzionale, la cosiddetta "rivoluzione liberale", su cui le coalizioni berlusconiane avevano raccolto i loro consensi. Recuperare la credibilità sarà difficile, ma la strada è una sola: facce nuove e una solenne operazione verità sull'errore capitale di questi anni: l'aver ceduto ad una politica economica statalista, conservativa, immobilista, l'opposto dello spirito del 1994. Il centrodestra che ha permesso a Tosi di essere rieletto al primo turno è quindi allo stesso tempo di nuovo e antico conio. Chissà se Pdl e Lega sapranno trarne la giusta lezione.


di Federico Punzi