La destra italiana dopo il '68

domenica 13 maggio 2012


Il rapporto tra la destra e il '68, spesso, non viene analizzato con la giusta attenzione storica. L'analisi di un anno che, anche all'interno della destra italiana, portò a contrapposizioni interne e a lotte generazionali tra una destra di lotta e di popolo e una d'ordine, è importante se si vogliono cogliere appieno le variazioni politiche che attraversarono la destra italiana in anni turbolenti e di grandi stravolgimenti socio-culturali.

Quando si fa un balzo indietro nella storia contemporanea italiana e si arriva al 1968, quasi tutti, addetti ai lavori e non, tendono ad estromettere del tutto gli studenti e i ragazzi di destra dalla partecipazione attiva al movimento sessantottino. Questo perché, dal punto di vista ideologico, tale accostamento, destra-'68, può sembrare antistorico e impraticabile sotto ogni punto di vista. In realtà, prendendo in esame quegli anni di sangue e lotta, ci si accorge di come la destra italiana abbia vissuto, proprio in quel famigerato lasso di tempo, un anno di contrapposizioni interne e di "punti di vista" che, il più delle volte, cozzavano con le idee ufficiali del MSI dell'epoca, guidato dal segretario Arturo Michelini, fautore del superamento del fascismo a favore di posizioni decisamente più conservatrici e ben inserite nel sistema.

Considerare la destra italiana e i suoi giovani avulsi dai grandi cambiamenti sessantottini, accostabili, per molti, solo alla sinistra del tempo, non rende ragione alla verità storica. Dopo gli scontri del 16 marzo 1968 all'Università di Roma, tra giovani di destra guidati dai leader della vecchia guardia fascista e gli studenti del movimento studentesco di sinistra, anche l'anima della destra italiana rimase sconvolta. Apparentemente, quel 16 marzo, rappresentò un momento reazionario che abbracciava tutta la destra, sia quella di potere che quella giovanile e studentesca, ma, scavando in profondità ci si accorge che così non fu: quella data, anche per i giovani di destra rappresentò l'inizio di uno scontro generazionale che culminò con lacerazioni tra "padri" e "figli" che mai verranno rimarginate.

Lo scontro, quel 16 marzo 1968 (immortalato in una immagine che ritrae Giorgio Almirante sulle scale della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Roma, assieme ad un gruppo di neofascisti pronti ad una spedizione contro gli studenti di sinistra) ebbe conseguenze distruttive nell'universo della destra giovanile italiana: la rabbia e, soprattutto, la delusione che molti ragazzi di destra provarono nei confronti dei "padri" conservatori e, quindi, estremi difensori di un sistema che anche loro volevano combattere rivendicando lo stesso diritto giovanile che avevano i loro avversari di sinistra nemici del sistema. Dalle delusioni si passò al contrattacco: nacquero proprio in quegli anni movimenti come Avanguardia Nazionale di Stefano Delle Chiaie che "ospitarono" i giovani studenti romani del FUAN, organizzazione composta da universitari missini.

Quindi, il 1968 della destra romana, è solo l'incipit di una serie di movimenti, di iniziative politiche e parapolitiche che, all'interno della galassia neofascista romana e nazionale, segnarono il punto di non ritorno, di abbandono della "casa-base" conservatrice del MSI, già minata al suo interno dalla fallita ascesa alla segreteria di Giorgio Almirante che, nel congresso missino tenutosi a Milano nel 1956, mancò la conquista della leadership a favore di Arturo Michelini "il normalizzatore" fautore di una alleanza con la Dc e segretario del MSI dal 1954. Il 1968 fu un momento importante, di svolta e di lotta per la destra italiana; ma fu anche l'inizio di arditi intrecci politici come quello che legò Stefano Delle Chiaie al comandante della X flottiglia Mas principe Junio Valerio Borghese. Quest'ultimo, una volta entrato in contatto con gli uomini di Delle Chiaie, scelse proprio l'ex segretario della sezione missina del quartiere Appio e membro del movimento politico e culturale Ordine nuovo di Pino Rauti come suo "delfino".

Delle Chiaie, infatti, non solo rimarrà nell'orbita del comandante ma, dopo la misteriosa morte di Borghese avvenuta a Cadice nell'agosto del 1974, guiderà il movimento fondato dal principe e denominato Fronte Nazionale. Però, tornando indietro al 1965, anno di scioglimento di Avanguardia Nazionale, ci si accorge di altri cambiamenti radicali all'interno delle avanguardie di destra e di come alcune divergenze insanabili tra "padri" e "figli" erano già presenti, seppur ancora dormienti, anni prima del 1968. Nel maggio di quello stesso anno si tenne il convegno romano presso l'hotel Parco dei Principi, durante il quale, il capo di Avanguardia Nazionale decide di sciogliere il suo movimento (nato dalla diaspora tra la vecchia linea politica del Msi e la lotta antisistema delle nuove leve del'68) e di "consentire" ai suoi di rientrare nell'alveo missino o di tentare di infiltrare le file dell'estrema sinistra. Molti giovani di destra non si riconobbero nella nuova politica di Delle Chiaie imperniata su "Entrismo" e "Strategia della tensione".

La svolta di Delle Chiaie, sulla stessa onda di frequenza di quella teorizzata in Portogallo nello stesso periodo dal capitano Yves Guérin-Sérac (fondatore della discussa agenzia di stampa Aginter Press), venne osteggiata anche da camerati ormai lontani dai padri a livello ideologico ma contrari al nuovo dominio del delfino di Borghese. È di questi anni, ad esempio, la strana morte di Antonio Aliotti, dissidente rispetto al "nuovo corso" imposto da Delle Chiaie. Aliotti, morto il 20 febbraio 1967, non era d'accordo, come altri prima di lui, con il "new deal" di Stefano Delle Chiaie, forse, pagò con la vita le sue idee d'opposizione a quella virata che, sempre in quel lontano 1967, avrebbe portato lo stesso Delle Chiaie a stringere un'alleanza di ferro con Borghese e a frequentare il Circolo dei selvatici in via dell'Anima, a Roma, anticamera del Fronte Nazionale che vedrà la luce un anno dopo, nel 1968.

I rapporti tra la destra e il'68 sono molteplici e, un articolo come questo, non può scandagliare a dovere tutte le diramazioni nate dalla diaspora tra i vecchi missini, restii a comprendere (anche e soprattutto per motivi generazionali) il nuovo vento di cambiamento che soffiava nel 1968 e quei giovani che quel vento, seppur con mille contorcimenti intestini, volevano "cavalcarlo" per ritagliarsi, come i loro coetanei di sinistra, un posticino nella storia…


di Paolo Palliccia