Il tribunale condanna le offese della Valent

Dacia Valent è stata condannata a Roma per avere ripetutamente insultato e diffamato, in pubblico e in privato, la deputata del Pdl Souad Sbai. «È una vicenda del 2005 - spiega la Sbai all'Adnkronos - qualsiasi cosa io dicessi contro l'estremismo islamico e il radicalismo, lei mi minacciava e insultava la mia famiglia. È arrivata a definirmi "badante" e "ignorante" e ogni volta che intervenivo in difesa di una donna o veniva pubblicato un mio articolo  il giorno dopo Valent telefonava a casa preannunciando una sua replica contro di me. Un incubo. Dopo quegli insulti, ho subito tante minacce dalla galassia del radicalismo islamico nel tentativo di convincermi al silenzio e non denunciare le violenze alle donne. Non ci sono riusciti: ho continuato a difendere la libertà di pensiero contro chi istigava all'odio. Perciò alle donne musulmane dico: abbiate coraggio, denunciate gli abusi. Non deve vincere l'estremismo che si basa solo sulla paura e la minaccia della fatwa. Siamo in Italia, dove c'è libertà».

La parabola politica ed esistenziale della ex eurodeputata del Pci Dacia Valent si infrange ancora una volta su blog pieni di parolacce  e sulle condanne penali per diffamazione. I problemi della ex euro deputata del Pci risalgono a qualche anno fa, al 2005, quando cominciò a inventarsi, dopo una prima vita che la aveva portata nel Parlamento europeo in quota Pci all'insegna dell'anti razzismo, una nuova improbabile identità di islamica non moderata. E nel proprio blog iniziò a coprire di contumelie chiunque osasse criticare quelli dell'Ucoii, da sempre additati dalla deputata del Pdl come cattivo esempio di integrazione islamista in Italia.

La Valent aveva anche fondato una sedicente "Islamic Anti defamation league", che era più che altro uno strumento di contumelia, contro chi non la pensasse come lei in materia di estremismo islamico. Famosa, anzi famigerata, l'invettiva intitolata "Le troie italiane, bianche e cristiane costano - per gli arabi - 50 euro a serata", scritta all'epoca delle prime rivelazioni sulle notti di Arcore e dintorni.

La Sbai stessa precisa che quella di ieri è stata «la prima di una lunga serie di cause contro chi tenta di oscurare la libertà del pensiero, spingendosi fino all'intrusione nella vita privata e calunniando con una sequela di notizie false chi non ha paura di parlare. La causa contro Dacia Valent ha un valore particolarmente importante, perché apre la strada alla battaglia contro tutti coloro che pensano di poter distruggere la vita e la reputazione di una persona solo perché si oppone all'estremismo, che assolda bassa manovalanza per fare il lavoro sporco». «La giustizia farà il suo corso - conclude Sbai - anche per tutti gli altri che hanno tentato maldestramente di screditare chi dice la verità sull'estremismo dilagante in Europa e in Italia».

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:00