I falchi di Fini guardano al Pdl

Non bastavano i continui dissidi interni. Sono arrivati anche i freddi numeri ad alimentare i malumori all’interno di Futuro e Libertà. Ieri mattina la trasmissione di RaiTre Agorà inchiodava il partito di Gianfranco Fini sotto la soglia del 3%. Un misero 2,9% per le truppe futuriste, che, numeri alla mano, vedono complicarsi e di molto le probabilità che hanno di rientrare in Parlamento. Anche per questo si fanno sempre più insistenti le voci di chi vorrebbe abbandonare il già malconcio asse con l’Udc per tornare a guardare in direzione del Pdl. Ma gli anatemi lanciati in questi due anni contro le truppe berlusconiane impediscono ai futuristi di lanciarsi in dichiarazioni d’amore. Ma la strada di un ritorno a destra è ormai quella che sta battendo la pattuglia dei falchi del partito. “Un accordo elettorale con questo Pdl non avrebbe senso» è il cauto pensiero di Italo Bocchino. Che però esserva che «se il PDL prendesse le distanze dal modello verticistico che finora ne ha condizionato le scelte, per quanto riguarda una serie di questioni, in futuro sarebbe anzi auspicabile». Qualcosa più di un’apertura da parte di quello che nel recente passato è stato uno dei più duri critici degli azzurri. Che comunque invita alla cautela: «Al momento non ci sono le condizioni, servirebbe una rivoluzione vera nel Pdl».

Una vera e propria sterzata nella linea politica del partito, che investe anche il rapporto di incondizionato sostegno finora coltivato con l’esecutivo. « Siamo leali con Monti, ma quando il governo scantona ci mettiamo il sé il ma e tutti gli avversativi necessari » ammette Carmelo Briguglio. “Monti - rilancia Bocchino - deve uscire dalla palude in cui si è infilato, deve dire con chiarezza quali provvedimenti servono al paese, diminuire le tasse e incentivare l`occupazione giovanile. Se non riuscirà in questa impresa, avrà fallito la sua missione».

Posizioni che preoccupano chi nel partito ha assunto sin dall’inizio una posizione più filo-governativa. È il caso del capogruppo alla Camera Benedetto Della Vedova, da mesi pungolo liberista della pattuglia dei tecnici. Alla quale rinnova fedeltà, rispondendo indirettamente alle parole dei suoi compagni di partito: «L’intervista rilasciata ieri da Monti ad alcune testate europee penso sia stata persuasiva nei confronti degli interlocutori di Berlino e Bruxelles» osserva Della Vedova. Che lancia un monito: «Spero che lo sia stata soprattutto nei confronti di quelli della sua maggioranza».

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:50