Sicilia: il Pdl sta con Monti

giovedì 19 luglio 2012


È stato nominato personalmente da Silvio Berlusconi e dal 14 giugno scorso affianca gli altri due coordinatori, Giuseppe Castiglione e Domenico Nania, alla guida del Pdl in Sicilia. Dore Misuraca, deputato nazionale e palermitano doc, parla del rilancio del Pdl per le prossime elezioni. E sull’intervento di Monti nelle faccende interne siciliane afferma: «È un atto importantissimo».

Così si può valutare l’intervento del premier Mario Monti sulla Regione siciliana?

È finalmente uno spiraglio in questa situazione gravissima in cui si trova la Sicilia. Il rischio fallimento è incombente e lo stato non può rimanere a guardare. Il governo regionale avrebbe dovuto fare la propria parte e adottare, come hanno fatto tutti gli stati, misure anticrisi e di austerità. Invece si è nascosto dietro lo Statuto speciale snaturandolo così della sua vera natura. Ai cittadini sono stati chiesti enormi sacrifici affinché la posizione dell’Italia in Europa sia credibile. Mi sembra quindi doveroso da parte del premier chiedere lumi sulla situazione finanziaria della Sicilia ed eventualmente prendere le decisioni istituzionali necessarie per evitare il peggio.

Non le sembra una strana coincidenza che la lettera di Monti arrivi dopo l’intervista del vice presidente di Confindustria, Ivan Lo Bello, che faceva seguito alla proposta del senatore e coordinatore dell’Udc in Sicilia, Gianpiero D’Alia, di commissariare la Regione siciliana?

Le preoccupazioni del premier sono probabilmente scaturite dagli incontri avvenuti tra Lombardo e i ministri Barca e Grilli, ma anche dagli appelli delle forze politiche e della società civile. Credo che la decisione dell’Ue di bloccare 600 milioni di euro alla Sicilia abbia incoraggiato Monti a scrivere al presidente della Regione.

La sua nomina a co-coordinatore del Pdl in Sicilia, dopo le sconfitte delle amministrative a Palermo e Agrigento è interpretata come l’estremo tentativo di ridare al Pdl la guida della Regione. Riuscirà la “riconquista”?

La mia nomina arriva certamente in un momento di grande difficoltà, non soltanto del Pdl ma dei sistemi partitici in generale. Noi probabilmente siamo il partito in maggiore sofferenza, e che sta pagando più degli altri l’avvento del grillismo e delle ondate di antipolitica. Il mio compito in questa fase è quello di mediare,di riequilibrare un gruppo e ricompattare il partito nell’isola per il bene della Sicilia.

Negli ambienti politici nazionali si ritiene che se il Pdl non conquista con un suo esponente o con una personalità civile aperta anche ad altre forze la presidenza della Regione ad ottobre, saranno compromesse le chance di Berlusconi nella primavera del 2013. Come valuta questa prospettiva?

Il Pdl ha sempre espresso figure eccellenti e competenti sul piano politico e amministrativo. Come sempre, lotteremo per ridare ai siciliani ciò che negli ultimi anni il governatore Lombardo gli ha tolto ribaltando il risultato delle urne. Daremo un contributo indispensabile per la riconquista del Pdl e di Berlusconi di Palazzo Chigi.

La scelta del candidato del centrodestra è direttamente connessa alla scommessa per la vittoria, segnale indiscusso di una ripresa del Pdl a livello nazionale. Vi è a Roma ma anche in Sicilia la consapevolezza che la partita che si gioca ad ottobre è fondamentale per la rinascita del partito a livello nazionale?

La Sicilia ha sempre rivestito un ruolo di primissimo piano , se non addirittura di protagonista, nel panorama politico nazionale. La prova è il 61 a 0 del 2001. Sappiamo che gli occhi sono puntati sulle vicende regionali per poi dipingere un quadro nazionale. Gli scenari però sono cambiati e la società civile chiede a gran voce di essere governata da gente competente e preparata. Non da esemplari che stravolgono l’esito del voto per dare vita ad un valzer di nomi per nomine e consulenze.Il Pdl con Alfano sta fronteggiando la complessità del momento che si sta vivendo non solo in Sicilia, ma anche in Italia e in Europa.

Il Pdl sta già lavorando per la scelta del candidato per la poltrona di Palazzo d’Orleans?

Il coordinamento regionale di lunedì scorso si è riunito proprio per affrontare il tema delle prossime regionali, mostrando particolare attenzione ai programmi, alla scelta dei candidati e quindi anche possibili alleanze. Guardiamo a Grande Sud come al Pid e siamo per un’alleanza fondata su valori specifici, che non sono certamente quelli dell’attuale governo regionale. Il nostro candidato dovrà essere capace di risollevare le sorti della Sicilia e chiudere la pagina nera del trasformismo politico di quest’ ultima amministrazione regionale. Dove ci ha portati Lombardo è sotto gli occhi di tutti.

Primarie sì o no?

A mio parere sono un importante esercizio di democrazia, ma per questa competizione elettorale i tempi non sono maturi. Siamo in una situazione di emergenza e bisogna agire subito.

Non è che arriverete impreparati e con una scelta dell’ultimo minuto, come è successo con il candidato a sindaco di Palermo?

Abbiamo preso atto della sconfitta, analizzato i nostri errori e da questi siamo subito ripartiti.

Avete mobilitato intelligenze, uomini di cultura e delle università, speranze di giovani interpreti del futuro, imprenditori, esperti di finanza pubblica per dare concretezza alla riconquista della Sicilia?

Il nostro è il partito dei moderati e chiunque si riconosce nei nostri valori, è il benvenuto. Abbiamo stabilito i criteri per la formazione delle liste da presentare per l’Ars e per il presidente della Regione.

Quale appello rivolgerete ai siciliani e soprattutto agli elettori del centrodestra per riconquistare la loro fiducia e il loro voto?

Noi garantiamo valori, ideali e soprattutto il rispetto della loro scelta elettorale. In un contesto di grande sconforto e di sfiducia nei confronti della politica e delle istituzioni noi vogliamo gridare che il Pdl è accanto ai cittadini e li invitiamo a non lasciarsi incantare dalle sirene dell’antipolitica e del clientelismo. Sappiamo il potere che le sirene, a Scilli e Cariddi, avevano sui marinai: li incantavano per poi lasciarli morire. Ai siciliani chiediamo ancora una volta la loro fiducia.


di Rosamaria Gunnella