Era omosessuale? Negare, negare

Oggi si va a caccia della verità. Si vuole accertare chi o che cosa abbia spinto il giovane Andrea a impiccarsi con una sciarpa in casa sua, probabilmente esasperato da una “mobbizzazione” di stampo “bullistico” di cui era divenuto vittima a scuola, in strada e sui social network. Una caccia che dovrebbe essere esigenza e diritto di capire il perché di quel gesto. In gran parte così non è.

Ricerca della verità. Non sarà facile. Ci hanno provato finora i veri amici, gli insegnanti più sensibili, i parenti. La magistratura ha temporeggiato. Diceva di non capire il gesto del 15enne del liceo Cavour di Roma. Ieri si è decisa e ha cambiato il fascicolo dell’inchiesta: «Istigazione al suicidio», anche se continuano a non esserci indagati. Sullo sfondo della vicenda, una presunta omofobia di un giovane «particolare», «originale», «in cerca di una sua identità». Uno scivoloso  arrampicarsi sugli specchi che evidenzia quanto questo Paese – che comunque è ancora «privo di  una legge contro l’omofobia e che, invece, tollera il bullismo omofobo nelle scuole», come ha detto il presidente di Assotuleta, Michel Emi Maritato – è ben lungi dall’affrontare questo argomento senza dare l’impressione di avere a che fare con una stramba condizione, personale o naturale che essa sia. Quindi non solo un ragazzo preso in giro e umiliato, come accade in tantissimi altri casi. Preso in giro e umiliato perché certamente/forse gay.

Si impone una riflessione. Due schieramenti: da una parte gli omofobi “battutari”, pecializzati nel massacrare e clinici nell’escludere una persona indifesa; dall’altra familiari e amici, increduli, disperati e indignati ma non solo perché ad Andrea è stato fatto molto male, bensì perché questo male era conseguenza della famosa, presunta omosessualità. C’è una perplessità, non tanto per i persecutori del ragazzo – in questo caso la condanna è scontata -  quanto più verso chi gli voleva bene, il papà, la mamma, il nonno. Tutti indaffarati a convincerci che Andrea non fosse gay: le unghie se le smaltava per non mangiarsele, i pantaloni rosa li indossava perché quel colore gli piaceva, quella foto su Facebook in cui lo si vede vestito da donna era solo un travestimento carnascialesco.

Una fatica immane a lanciare un messaggio che si può così riassumere: «Che cosa vi credete? Il nostro Andrea non era omosessuale, era assolutamente normale!». Omosessuale? Normale? Signore e signori che lo avete amato, limitatevi a pretendere di capire il perché Andrea si sia stufato di vivere.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:59