L’incredibile processo al morto

venerdì 12 luglio 2013


Incredibile, al limite dell’aberrante, quanto riportato nella cronaca romana del quotidiano “Il Messaggero” domenica scorsa. Nell’articolo si legge del processo subito da Bernardino Budroni, accusato di rapina e detenzione di armi. L’uomo, si legge nell’articolo, è stato processato “discutendo il suo caso con tanto di testimoni a favore e contro, richiesta pene e arringa della difesa che chiedeva l’assoluzione. Infine – prosegue il resoconto del quotidiano romano – è arrivata pure la condanna a due anni e un mese”. Che c’è di strano in tutto questo che sembra l’iter di un normale processo? Di stravagante c’è il fatto che l’imputato (appunto, Bernardino Budroni) non c’è più essendo lo stesso deceduto a luglio del 2011 nel corso di un conflitto a fuoco con la polizia sul Grande raccordo anulare di Roma. In altre parole è stato processato (e pure condannato) un morto.

Come se non bastasse, il quotidiano romano riporta anche le dichiarazioni della sorella del de cuius: “Abbiamo saputo che Dino era stato processato e condannato da morto – ha dichiarato la donna – solo quando ci sono state notificate le motivazioni della sentenza. Altrimenti ci saremmo opposti con tutte le forze a questo accanimento”. Nelle motivazioni si legge tra l’altro che si ritiene “ampiamente provata” la responsabilità dell’imputato per tutti i reati in contestazione. Poco importa che il colpevole sia passato a miglior vita da un paio di anni: colpevole a prescindere e in memoria. Anche perché, aggiungiamo noi, il prossimo ottobre si aprirà il processo per omicidio colposo nei confronti proprio del poliziotto che avrebbe sparato a Budroni durante l’inseguimento sul Gra. In conclusione, viene soltanto spontaneo domandarsi: ma al Tribunale capitolino non hanno nient’altro da fare che occuparsi di processare un trapassato?


di Gianluca Perricone