L’elogio (ex post) della latitanza

Raggiunto da un mandato di cattura emesso “in previsione” della sentenza della Cassazione che “dovrà” rendere definitiva la sua condanna, Marcello Dell’Utri si è reso latitante (per dovere di cronaca l’arresto dell’ex senatore in Libano è giunto nel momento in cui è stato ultimato l’articolo, che si è deciso comunque di pubblicare, ndr).

Se dicessi che, prima di esprimere il mio giudizio su tale comportamento, intenda dichiarare la mia fiducia e il mio ossequio per la magistratura così com’è - a quanto sembra d’obbligo per chi osa fare una qualche minima critica ad un provvedimento giudiziario - direi una grossa bugia e, francamente, non oserei guardarmi allo specchio.

Marcello Dell’Utri ha fatto benissimo ad andarsene. Mi auguro che abbia bene organizzato la sua vita di latitante, senza neppure privarsi delle soddisfazioni della sua mania per i libri antichi. Dell’Utri ha fatto bene. “Se mi accusano di aver violentato la Madonnina del Duomo di Milano, non sto a difendermi: faccio lavaligia e scappo all’estero”. Lo diceva già Gaetano Salvemini, un secolo fa.

Dell’Utri è stato oggetto di accuse assurde, nell’ambito di una “caccia all’uomo” contro i berlusconiani. Dell’Utri si è comportato come un perseguitato serio, che, se non può offrirsi alla pena più cruda con il ragionevole intento di fare di essa una bandiera di una battaglia frontale (che, ovviamente, deve essere intenzionato a tentar di combattere, cosa che Berlusconi non è mai riuscito a concepire) ha il dovere di fare la valigia e andare all’estero. Strilleranno come aquile spennate intellettuali ed azzeccagarbugli. Per la latitanza e, magari, solo che ne abbiano notizia, per questa mia franca e “insolente” dichiarazione di opinione. Sono pochi quelli che, quando nessuno può sentirli, insistono che Berlusconi non è mai stato perseguitato e che Dell’Utri è il vero capo della mafia o, magari, l’autore della “trattativa infame”. Ma sono di più quelli che non osano aprir bocca quando può sentirli il portiere o la cognata di un magistrato.

Signori politicamente corretti! Io faccio i miei auguri al latitante Dell’Utri. È più serio di molti che ritengono di avere i requisiti morali per metterlo sotto chiave. Se altro non ci (vi) resterà di fronte a questa giustizia e a questi istituzioni che di giorno in giorno vanno perdendo gli ultimi paramenti di una democrazia oramai apertamente demonizzata, scappate all’estero, se ne avete la possibilità. Meno male per Dell’Utri se a lui è possibile.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:12