Brega Massone e la consulenza d’ufficio

Nessuno meno di me sa se l’ex primario di chirurgia toracica della clinica Santa Rita di Milano, Pier Paolo Brega Massone, sia davvero colpevole dei gravi delitti per cui è stato recentemente condannato all’ergastolo (e con lui a pene minori, ma severe, alcuni suoi assistenti). Non si tratta dunque di ripercorrere le udienze del processo, né di avanzare una difesa d’ufficio del medico e dei suoi colleghi. Tuttavia, un dubbio non si riesce proprio a superarlo, per il semplice motivo che quando si tratta di delitti così gravi e perciò di processi tanto delicati – in cui si discute della vita e della morte di tante persone – sarebbe lecito attendersi il massimo scrupolo possibile e anzi ancor di più.

Orbene, se non vado errato, subito dopo la lettura del duro dispositivo della sentenza, la moglie di Brega Massone ha dichiarato alla stampa di non comprendere per quale motivo nel corso del processo, e nonostante le ripetute richieste dei difensori in tal senso, non sia mai stata disposta una consulenza d’ufficio da parte della Corte, limitandosi a dare per buone quelle effettuate dalla Procura. La cosa, se vera, è certamente assai strana, in quanto, anche se le consulenze della Procura possono vantare un elevato grado di credibilità, tuttavia esse provengono pur sempre da una delle parti in causa e non possono perciò godere della terzietà ed imparzialità proprie di quelle disposte dal giudice. In proposito, allora, non si vede perché la consulenza d’ufficio, la sola cioè che avrebbe potuto in quanto tale fugare ogni dubbio, non sia stata disposta ed eseguita.

E ciò tanto più ove si pensi che è noto che anche nelle cause di minor valore – nelle liti condominiali o nelle beghe fra comari – nessun giudice è disponibile a decidere nulla sulla scorta della sola consulenza di parte, ma, giustamente, ne dispone una d’ufficio, cioè “super partes”. E allora, come mai in questo caso le cose sarebbero andate diversamente? Ripeto: può darsi che la moglie del medico, frastornata dalla sentenza, abbia riferito una cosa inesatta e falsa. Ma se così non fosse, ci sarebbe da stare molto preoccupati, perché non si comprende come si possano irrogare condanne così gravi senza prima essere arcisicuri del loro fondamento in punto di fatto. Per conoscere come stanno le cose, basterà attendere la motivazione della sentenza; tuttavia i giornalisti hanno modo di saperlo da subito, anzi lo sanno già per aver seguito tutte le fasi processuali. E allora, chi sa parli: questa consulenza d’ufficio è stata mai disposta ed eseguita o no? La moglie di Brega Massone ha ragione o è solo una visionaria? Queste domande, in realtà, non riguardano soltanto Brega Massone e sua moglie. Riguardano tutti noi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:21