Marcello Dell’Utri novello Pollicino

Non entriamo nella vicenda dell’Utri in qualità di giudici, abbiamo già scritto da garantisti quali siamo in precedenza sulla vicenda e su tutti quelli che sono passati colpevoli per associazione esterna, un reato tutto italiano ma secondo noi molto opinabile e quindi possibile di errore, ma non possiamo rimanere silenti a fronte di un insulto all’intelligenza come la presunta fuga dell’imputato Marcello dell’Utri.

Un uomo che molti potranno avere in simpatia, altri in antipatia e forse alcuni odiare, ma tutti concordano sulla superiorità intellettiva del soggetto, il vero ideatore di Publitalia prima e Forza Italia poi, colto amante di libri antichi e lungimirante imprenditore. Se fosse voluto fuggire per sottrarsi all’impellente sentenza di Cassazione (che molto probabilmente confermerà la condanna a sette anni) non avrebbe lasciato tracce invece di disseminarle come un novello pollicino; Dell’Utri non avrebbe usato la propria carta di credito e il telefono cellulare e non si sarebbe fatto registrare in hotel lasciando nome e cognome. Neanche un povero demente uscito dall’ospedale psichiatrico avrebbe commesso tutte queste leggerezze se davvero avesse voluto far perdere le proprie tracce e darsi alla latitanza in un Paese straniero.

Comprendiamo l’esigenza di ricamarci su una “spy story” da parte di alcuni mass media - che nel ventennio berlusconiano hanno riempito le proprie pagine e le loro trasmissioni facendone il miglior business della loro vita - per dipingere l’imputato come la materializzazione di Belzebù, ma tutto ha un limite. Come l’insulto alla nostra seppur modesta intelligenza.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:07