Cinquanta milioni<br/>per l’editoria in crisi

Appena 20 milioni di italiani hanno letto un quotidiano nel 2013, 29 milioni un periodico e 5 milioni sono stati gli utenti dei siti web dei quotidiani e dei periodici. La carta stampata registra solo dati negativi: la diffusione dei giornali è calata del 10,7 per cento, quella dei periodici del 14,1; gli introiti della pubblicità sono scesi del 15 per cento per i quotidiani e dell’11,8 per i periodici. L’unico apporto positivo è dato dall’aumento delle copie digitali (che tuttavia non superano le 360 al giorno) e dalla crescita dei siti web.

La dimensione della crisi dell’editoria è stata fotografata dallo studio annuale della Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg) illustrata dal presidente Giulio Anselmi e dai vicepresidenti Azzurra Caltagirone e Giuseppe Ferrauto. I problemi sono strutturali e congiunturali. La crisi ha prodotto conseguenze nei bilanci delle imprese e il ridimensionamento del fatturato editoriale ha avuto un’accelerazione nel 2012, accusando una flessione molto ampia (-9,9%) imputabile in larga parte al calo dei ricavi pubblicitari (-17%). Pesante il sacrificio imposto ai giornalisti nel tentativo di contenere i costi. Tra il 2009 e il 2013 il numero dei professionisti usciti dal settore è stato di 1.662 unità, di cui 887 nei quotidiani e 638 nei periodici.

“La crisi è tale - ha osservato Anselmi - da gettare ombre preoccupanti sul futuro di un settore la cui importanza non si esaurisce in una dimensione meramente economica, ma evoca valori di rilievo costituzionale”. Non mancano neppure ritardi da parte del Governo. Il decreto attuativo del Fondo straordinario per gli interventi a sostegno dell’editoria doveva essere emanato entro il 31 marzo. Così non è stato. “L’intesa con il precedente Governo per un aiuto, definito nei tempi e nell’oggetto, all’editoria giornalistica per superare l’emergenza congiunturale e sostenere il passaggio all’Era della multimedialità non deve restare - ha aggiunto Anselmi - allo studio delle buone intenzioni”.

Il Fondo ha stanziato 120 milioni da spalmare in tre anni, dal 2014 al 2016, volti ad incentivare gli investimenti delle imprese editoriali in innovazioni tecnologiche e digitali, l’ingresso di giovani professionisti nel campo dei nuovi media e a sostenere le ristrutturazioni aziendali e gli ammortizzatori sociali. Non solo si sono persi mesi preziosi ma il commissario ai tagli, Carlo Cottarelli, aveva avanzato l’ipotesi che i fondi fossero ricompresi tra i “trasferimenti aggredibili”. Intervenendo, però, alla presentazione del dossier “La Stampa in Italia 2011-2013”, il sottosegretario alla Presidenza Luca Lotti ha precisato che il Governo accoglie la richiesta della Fieg precisando che per il 2014 i fondi a disposizione saranno 50 milioni di euro.

Il mondo dei giornali soffre come non mai gli effetti della recessione, con il pesante calo della domanda e la flessione dei consumi delle famiglie e delle imprese. Diffusione e introiti pubblicitari continuano a calare e gli strumenti adottati dagli editori per frenare la caduta non sembrano sufficienti. Secondo Caltagirone e Ferrauto i dati sono oggettivamente preoccupanti in quanto mettono in evidenza l’impossibilità della gestione industriale di produrre risorse adeguate alla copertura dei costi d’esercizio. In questo quadro negativo ci sono anche 16 imprese in utile, nel 2010 erano però 24. La situazione deficitaria complessiva registra un continuo deterioramento. Nei primi mesi dell’anno si sono registrati, comunque, timidi segnali di ripresa.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 21:04