Renzi e Delrio per il delirio fiscale

“Ma chi t’ha detto che ti arriva un controllo della Finanza se acquisti merce per più di 3600 euro?”, domanda il beccaio con fare incredulo. “Ma non guardi la televisione?”, ribatte il pescivendolo. “L’ho sentita anch’io sta’ storia - nota la fruttivendola - l’ha ripetuto al telegiornale anche quel ministro… come si chiama, mi pare Delirio”. A quelle parole, cotanto offensive per l’onorata società dei burocrati, un pensionato d’alto rango, solito far la spesa nei mercati di quartiere, irrompe a schiena dritta (con fare alla Napolitano): “Siete una massa di evasori fiscali e ignoranti, quel ministro si chiama Delrio: ed io non spendo che pochi euro al giorno, nonostante ne incameri mensilmente per migliaia sotto forma di giusta pensione… questo mercato non avrà più i miei quattrini”. I bottegai si fissano tra loro ammutoliti, non curandosi affatto delle parole. È evidente che si tratti solo di chiacchiericcio e propaganda, perché un titolare di partita Iva che affronti acquisti per importi superiori o pari a 3600 euro (e anche solo una volta l’anno) è certamente razza in via d’estinzione. Anzi, un bottegaio che dimostri carte alla mano spese annuali inferiori a 3600 euro fa parte di quella schiera pronta a chiudere il negozio. A dismettere partita Iva ed iscrizione a Camera di Commercio. Consoliamoci, in considerazione dei portentosi strumenti accertatori, verranno controllati come potenziali evasori quasi tutti i titolari di partita Iva.

Delle due l’una, o si faranno tutti delle gran risate o sarà finalmente giunta l’ora dell’estinzione di commerci e attività artigianali. Nel frattempo Delrio (Delirio per l’uomo di strada) rilascia interviste fiume su una nuova nebulosa, sarebbe avvistabile a giugno prossimo, già battezzata “riforma fiscale”. “È in vista una riforma fiscale, come ha annunciato il Presidente del Consiglio, che avverrà tra maggio e giugno ed è una riforma che deve portare più semplificazione nelle case degli italiani, ma dovrà portare anche più giustizia”, afferma Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, in un’intervista a Radio Vaticana. Ma, se la base d’accertamento decolla con spese superiori ai 3600 euro, nelle case di tutti gli italiani vi sarà maretta, altro che giustizia. Con 3600 euro si possono acquistare auto e furgoni di non recente immatricolazione, oggetti non di lusso in modeste quantità: certamente chi investe una somma simile in azienda (sarebbe meglio dire aziendina) non si concede soggiorni a Cortina d’Ampezzo e vacanze ai tropici. La somma è bassa, e la si può tracciare in una miriade d’attività ambulanti ed artigianali. Se 3600 euro è la nuova base accertativa, vi è certezza che ciò che potrebbe rappresentare evasione per l’Ufficio delle Entrate sarà valutata “di necessità” da tantissimi tribunali. “Non c’è nessuna intenzione di fare condoni fiscali. Abbiamo intenzione di far rientrare capitali dall’estero, come sapete, con un’iniziativa di rientro dei capitali, ma niente a che fare con un condono”, aggiunge Delrio, dimenticando che i soldi fuggiti all’estero difficilmente rientreranno in Patria: lo stato di polizia fiscale è il più forte deterrente al rientro dei capitali. “Il denaro entra nei Paesi dove l’investimento non è suscettibile d’accertamenti fiscali immediati”, ci confessa un imprenditore che ha delocalizzato l’80 per cento della propria produzione.

Delrio (quindi Renzi) dimentica che la riduzione progressiva del carico fiscale è possibile solo con l’ampliamento della base imponibile: meno gente lavora e spende, più si restringe la base imponibile. Spesometro e disoccupazione rappresentano la miscela infernale che progressivamente riduce la base imponibile italiana: chi ha i soldi non spende per evitare accertamenti e chi non ha lavoro non può allargare la spesa interna. È un circuito che strangola l’economia italiana. L’imprenditore evita questo nodo scorsoio non facendo rientrare i capitali, trasformando l’azienda in società di diritto belga o olandese e, soprattutto, reinvestendo lontano dall’Italia.

Lo “spesometro” è lo strumento a disposizione dell’Agenzia delle Entrate che, tracciando il profilo fiscale del contribuente italiano, funge da deterrente alla spesa interna. Infatti la sua attenzione si concentra sugli acquisti (automobili, gioielli, abbigliamento, viaggi…) effettuati nel 2013 per un importo pari o superiore a 3.600 euro. Così la maggior parte dei contribuenti incrementerà il “paradiso domestico” (soldi sotto il mattone), evitando depositi bancari e, soprattutto, acquistando auto usate e beni fuori dai circuiti commerciali. Altri acquisteranno viaggi in contanti da tour operator di Montecarlo o della vicina Croazia. Il Fisco penserà di appurare se gli acquisti siano più o meno congrui al tenore di vita, ma tra un annetto si troverà a dover fotografare un Paese di gente che non spende per evitare l’accertamento. Il regresso è evidente, se nel 2010 (redditometro) si concentrava sulle spese da 25mila euro in su, oggi (causa la riduzione del circolante da “democrazia bancariamente protetta”) l’asticella è stata abbassata dallo spesometro a 3600 euro. Siamo al delirio (e non è una battuta): Renzi mette 80 euro mensili in tasca ai dipendenti a tempo indeterminato con reddito tra gli 8mila ed i 24mila euro annui, mentre accerta come evasori i titolari di partita Iva che superano i 3600 euro di spesa. E poi ci rimproverano di invidiare il posto fisso e statale.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:07