“Costa Concordia”,   parla un testimone

“Quella sera sono nata per la seconda volta. Dal giorno del naufragio festeggio il compleanno il 13 gennaio”.

Così racconta la giornalista Patrizia Perilli tornando con la memoria a quella notte che l’ha vista protagonista e testimone dello schianto della Costa Concordia contro lo scoglio delle Scole all’isola del Giglio. Il naufragio, avvenuto il 13 gennaio 2012, coinvolse 4.229 persone a bordo, tra membri dell’equipaggio e passeggeri. Morirono 32 persone, tantissimi i feriti e ingenti i danni causati dalla manovra che fece finire la nave contro gli scogli. Nonostante tutto, a più di due anni di distanza dall’incidente, la Costa Concordia ha ripreso a galleggiare. Anche il suo nome segnato dalla ruggine, quasi a testimoniare quella terribile notte, è ben visibile, impresso a lettere cubitali su di un lato.

“Io ed il mio compagno siamo saliti alle 15.30 a Civitavecchia, siamo entrati nella nostra suite ed abbiamo messo a posto i vestiti. Abbiamo brindato ed intorno alle 20 siamo scesi ai piani inferiori, con l’idea di conoscere la nave e poi cenare. Quando è successo l’incidente, circa alle 21.40, eravamo seduti al ristorante. Praticamente è successo tutto subito. Al ristorante, mentre eravamo seduti aspettando la cena che avevamo ordinato, abbiamo sentito un gran botto, un rumore assordante, fortissimo. Le luci si sono spente e poi abbiamo sentito una specie di terremoto. Tutto che precipitava a terra: le stoviglie, i tavoli, le sedie. Dai piani delle credenze cadeva di tutto e la gente scappava ed urlava cercando di andare sui ponti. Io sono rimasta seduta con il mio compagno aspettando che passasse il peggio”.

Patrizia ricorda, parla ma soprattutto racconta. Lo fa senza tentennamenti e con una razionalità sbalorditiva, tanto da farti sentire su quel ponte, col respiro corto e affannoso, alla ricerca di una via di salvezza. Patrizia, però, è serena, sorridente e consapevole di essere una persona fortunata, una persona a cui, forse, è stata data una seconda possibilità: “Poi dall’interfono hanno iniziato a parlare. Hanno spiegato che c’era stato solo un black-out e di stare tranquilli che non era successo nulla. All’inizio ci avevamo creduto visto che era mancata la luce per pochi secondi. Non ci abbiamo creduto più quando la nave ha iniziato ad inclinarsi in maniera evidente. Io ho avuto percezione del pericolo quando stavo sulla scialuppa. Lì ho veramente capito che era finita, perché la scialuppa non scendeva perché sbatteva sul dorso della nave”.

Ultimata la riemersione degli ultimi 3 metri di scafo, la Costa Concordia è attualmente in viaggio dal Giglio verso Genova. Un percorso lungo 200 miglia nautiche, 370 chilometri ad una velocità media di 2,5 miglia l’ora, condizioni meteo-marine permettendo (domenica l’arrivo previsto). Anche Patrizia, osservando le nuove immagini della nave, gli ambienti spettrali che le telecamere dello staff che hanno lavorato al recupero riconsegnano al mondo esterno, viaggia con le parole attraverso le sue emozioni: “Ho avuto due grandi scosse nel rivedere la nave. Il lato riemerso sembrava davvero un palazzo di Beirut, come bombardato. La seconda grande emozione è stata quando l’ho vista galleggiare, anche perché certe cose si recuperano, io ne parlo con grande razionalità, con grande serenità, ormai è tutto superato, però quello è il mio punto di riferimento. Io quel giorno sono rinata veramente, è così. Il pericolo che abbiamo vissuto e 4000 persone che potevano morire tutte. Solo chi era lì sopra poteva percepirlo”.

Patrizia, da vera giornalista, in un pomeriggio romano particolarmente afoso, mi catapulta direttamente sul quel ponte numero 4, in attesa della scialuppa di salvataggio. Il freddo a pungere le guance e l’ansia di non riuscire a salire: “Molte scialuppe non riuscivano a scendere, la nave era troppo inclinata, persino la mia ha avuto difficoltà, ma nonostante tutto alle 23.30 eravamo sull’isola del Giglio. Da li, seguendo le persone, siamo entrati nella chiesa, già piena di gente. Il parroco cercava di accogliere tutti, faceva molto freddo. Tanti, tantissimi erano anche gli abitanti dell’isola, con in mano vestiti e generi di prima necessità. Ho ancora contatti con la famiglia di albergatori che ci ha successivamente ospitato ed aiutato, ormai anche loro sono la mia famiglia”.

Mentre mi sento ancora fra le onde Patrizia, quando si congeda da me, mi sorride: “Sai, è cambiato praticamente tutto, sono cambiata moltissimo. Cambia il modo di approcciarsi alla vita, capisci che in un minuto e mezzo puoi non esserci più. Quando ti rendi conto che hai un’altra chance , istintivamente ti trasformi. Prima ti senti eterno, tutti i progetti, gli obiettivi, il futuro. Ora penso all’oggi. Domani? Forse. Lunedì, già è troppo lontano”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:14