Sky Europa vola   verso Time Warner

Dopo settimane di voci e trattative, il 25 luglio BskyB (British Sky Broadcasting) – contestualmente alla comunicazione dei risultati finanziari del secondo trimestre – ha annunciato il raggiungimento di un accordo, con la “21th Century Fox”, che fa capo al tycoon Rupert Murdock, per l’acquisto delle azioni di Sky Italia e Sky Deutschland. Il progetto di pay tv europea, Sky Europa appunto, potrà da subito contare su un bacino di utenza di circa 20 milioni di abbonati, 18,7 miliardi di dollari di fatturato e 2,2 miliardi di profitti.

In un periodo in cui le sfide si consumano sul terreno internazionale, ovvero globale, il progetto multinazionale dello “squalo” australiano – che andrebbe a coinvolgere cinque Paesi: Regno Unito, Germania, Austria, Irlanda e Italia – potrebbe essere interpretato anche come forma di contrasto ai “big” del mercato americano, che stanno pian piano arrivando anche in Europa, Netflix in primis.

Piace qui ricordare che il gigante americano di noleggio di film online ha da poco superato la boa dei 50 milioni di abbonati e che, dopo aver “conquistato” la Scandinavia, a metà settembre raggiungerà altri sei Paesi del Vecchio Continente: Francia, Austria, Germania, Svizzera, Belgio e Lussemburgo. Il progetto di una Sky europea non è in verità nuovo. Già nel 2010 il magnate australiano aveva paventato una simile ipotesi, ma lo scandalo intercettazioni “News of the World”, che aveva travolto il suo gruppo News Corporation, lo aveva spinto a desistere, ovvero rimandare.

L’affare è da circa 10 miliardi di euro: Sky Italia conta su 4,75 milioni di abbonati (con una perdita di circa 200mila abbonati nell’ultimo anno e mezzo) e 3 milioni di fatturato; la “consorella” tedesca ha una penetrazione ancora bassa del mercato, pari a circa il 20 per cento, con 4 milioni di abbonati e 1,5 milioni di ricavi. L’operazione prevede l’acquisizione del 100 per cento di Sky Italia e del 57 per cento della Sky tedesca (in un secondo momento andrà risolta la questione della “quota di minoranza”, ovvero quel 43 per cento che non è nelle mani della Fox), per una cifra – stando alle stime diffuse da Bloomberg – tra i 9,3 e i 10,8 miliardi di euro.

Se ancora non si vede, come ha recentemente dichiarato un consulente della Enders Analysis – società specializzata nella ricerca su tv e telecomunicazioni – una logica finanziaria immediata, appare evidente la logica strategica soprattutto sul piano dei diritti sportivi. Rupert, nonostante i suoi 83 anni, manifesta ancora un grande attivismo e una eccellente lungimiranza sulle possibili evoluzioni dello scenario mediatico planetario. E il suo vero obiettivo è quello di ritentare l’operazione Fox-Time. Il tycoon, che possiede il 39 per cento della britannica BskyB, grazie al progetto Sky Europa si ritroverebbe tra le mani nuovi fondi da poter aggiungere all’offerta dei 75 miliardi – cifra rifiutata alcuni giorni fa dal gigante americano – per l’acquisto di Time Warner. In caso di fusione, Fox-Time Warner potrebbe contare su due dei sei più grandi studios hollywoodiani, 28 canali di tv locali e sui più importanti network via cavo, diventando una potenza di fuoco sul terreno dei contenuti tale da poter competere coi giganti della Silicon Valley.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:12