L’Unità al capolinea   dopo novant’anni

Un quotidiano che chiude è una voce che si spegne. Un punto di vista che viene meno in quella che dovrebbe essere un’arena informativa pluralistica e democratica. Che il settore delle comunicazioni sia in uno stato di crisi generale è un dato sotto gli occhi di tutti. Solo qualche settimana fa, nell’ormai tradizionale Relazione annuale al Parlamento, il presidente della Agcom, Angelo Marcello Cardani, aveva reso noti dati inquietanti. Nel 2013 l’editoria quotidiana e periodica ha perso circa 700 milioni di ricavi. Il fatturato dei quotidiani è sceso del 7 per cento, quello dei periodici del 17,2%.

E la chiusura di un giornale storico rappresenta proprio la prova tangibile di questa crisi che non risparmia nessuno. Vedere l’edizione di mercoledì 30 luglio de L’Unità che – fatto salvo l’editoriale di Landò e una vignetta di Staino – è solo carta, un susseguirsi di pagine bianche, lascia sconcertati. E’ la rappresentazione di un silenzio. Il direttore Luca Landò aveva infatti annunciato “Usciremo con un numero speciale vuoto, in bianco. Dimostreremo come sarà l’informazione senza L’Unità”. A meno di improbabili colpi di scena, la testata cesserà le pubblicazioni il prossimo 1 agosto.

L’Unità era stata fondata da Antonio Gramsci nel febbraio del 1924 e proprio quest’anno aveva festeggiato i suoi 90 anni. Dal 1924 al 1991 era stata organo ufficiale del Partito Comunista Italiano, quindi del Pds e Ds. Pur non essendo l’organo ufficiale del partito (l’organo del Partito Democratico è infatti Europa), quote di capitale della sua società editoriale – Nuova Iniziativa Editoriale – sono detenute dal Partito Democratico. E tutto questo appare surreale in questo momento storico che vede il Pd in una fase record di consensi, avendo raggiunto alle ultime elezioni il 40,8%.

Eppure proprio ora, dopo una liquidazione avviata da giugno, il giornale sembra destinato alla chiusura. Non è la prima volta che accade: già in passato il quotidiano aveva attraversato momenti di difficoltà, dai quali si era faticosamente ripreso, senza però ritrovare più lo slancio degli “anni d’oro”, come era accaduto nel 1976 con il traguardo di 1milione e 300mila copie vendute in un solo giorno.

La notizia è apparsa sul sito del giornale nel pomeriggio del 29 luglio. Dopo il rifiuto all’offerta di rilancio (per una cifra di circa 10 milioni di euro) di Daniela Santanché, i soci non hanno trovato alcuna intesa.

La rabbia è generale ed il direttore della testata, Luca Landò, non ha risparmiato i vertici del Pd che avrebbero potuto e dovuto intervenire: “E’ sorprendente che il Pd non sia riuscito a trovare un a soluzione. Avrebbe almeno potuto appoggiare il progetto di Fago, socio di maggioranza della Nie in liquidazione, che aveva proposto di affittare e poi acquistare il ramo d’azienda”. E non è stato più clemente il Comitato di redazione che ha scritto “Dopo tre mesi di lotta ci sono riusciti. Hanno ucciso L’Unità”.

Ma oltre ad essere un giorno di lutto per la gli affezionati e i lettori dello storico giornale, questa situazione mette a rischio circa 80 posti di lavoro. I giornalisti lamentano di esser rimasti soli a presidiare il ‘fortino’, e adesso finiranno inesorabilmente in cassa integrazione, abbandonati dagli azionisti che avrebbero dovuto trovare una soluzione.

Inutili le rassicurazioni del premier Matteo Renzi che ha dichiarato “L’Unità non chiuderà”. L’unica speranza è che si tratti di una ‘pausa momentanea’. Stando ai rumors sul tavolo delle trattative ci sarebbe anche l’ipotesi di fusione con Europa. Quali che siano le prospettive, questa giornata di luglio infonde solo una grande tristezza.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:08