La “Cronologia”   della Grande Guerra

È il mese delle illusioni, della follia, della distruzione. Illusioni di una guerra breve e risolutiva, illusioni di un cambiamento degli equilibri in Europa, illusioni di poter ricominciare, dopo, la stessa vita con le stesse abitudini. Follia degli alti comandi, che prendono il sopravvento dopo il fallimento dei Governi e delle loro diplomazie negli ultimi tentativi, neanche troppo convinti, di salvare la pace. Distruzione incombente su tutto un mondo, che dopo quattro anni spaventosi sarà completamente diverso e conterà milioni di morti, milioni di invalidi, danni irreparabili all’ambiente e ai centri urbani.

1 Luglio

Il tenente generale Alberto Pollio, capo di Stato Maggiore (comandante supremo) dell’esercito italiano, muore improvvisamente in una camera d’albergo a Torino. Benché sofferente da tempo di miocardite, si ipotizza che sia stato eliminato per le sue simpatie filoaustriache. Recenti studi tendono a convalidare questa possibilità, che a sua volta getta luce su una tragica realtà: le profonde divisioni all’interno degli alti vertici militari italiani, non certo un buon viatico in caso di guerra. Il capo di Stato Maggiore austriaco, Franz Conrad von Hötzendorf, condivide l’opinione del ministro degli Esteri, il conte Leopold von Berchtold: l’assassinio di Sarajevo è un ottimo casus belli per ridimensionare la Serbia. Il primo ministro ungherese Tisza è contrario: teme le reazioni della Russia e la mancanza di appoggio da parte della Germania. In realtà quasi tutti i vertici tedeschi, soprattutto i militari e alcuni potentati industriali, non vedono l’ora di entrare in guerra.

3 Luglio

Il Governo tedesco annuncia che, con il placet di Londra, la ferrovia Berlino-Baghdad sarà prolungata fino a Bassora, permettendo così alla Germania uno sbocco sul Golfo Persico e un accesso via terra all’Oceano Indiano.

5 Luglio

Colloquio a Potsdam tra il kaiser e l’ambasciatore austriaco a Berlino, Ladislaus von Szogyeny. Guglielmo II assicura il suo appoggio all’Austria “se la guerra fra l’impero austro-ungarico e la Russia risulterà inevitabile”. Si dice certo che “la Russia non è assolutamente pronta per la guerra”. Invita l’Austria ad approfittare “del momento attuale, a noi molto favorevole”.

6 Luglio

Un telegramma del cancelliere tedesco Theobald von Bethmann Hollweg al suo ambasciatore a Vienna rende ufficiale la posizione della Germania. L’Austria deve intervenire rapidamente contro la Serbia, così da mettere l’Europa di fronte al fatto compiuto. L’imperatore Francesco Giuseppe, aggiunge il cancelliere, può confidare nell’appoggio del Kaiser, in base agli obblighi della Triplice Alleanza (che però è soltanto difensiva) e alla loro antica amicizia. È il cosiddetto “assegno in bianco” della Germania all’Austria-Ungheria.

15 Luglio

In Francia si vota la legge sulle finanze, che istituisce l’imposta sul reddito delle persone fisiche, preparata dal ministro Joseph Caillaux prima delle sue dimissioni, causate dall’assassinio del direttore de “Le Figaro”, Calmette, per mano della moglie dello stesso ministro, per vendetta contro le indiscrezioni sulla vita privata della coppia pubblicate sul quotidiano parigino. La nuova imposta deve aumentare il gettito fiscale di circa il 10 per cento. I francesi non lo sanno ancora, ma quei soldi saranno spesi tutti per finanziare lo sforzo bellico. Intanto, i giornali francesi sono pieni di notizie sul processo a madame Caillaux e si occupano ben poco dei venti di guerra.

18 Luglio

Il ministro degli Esteri tedesco, Gottlieb von Jagow, scrive al suo ambasciatore a Londra, Karl Max Lichnowsky: “A San Pietroburgo faranno sicuramente un gran baccano, ma quel che conta è che in questo momento la Russia non è pronta per la guerra”. Il principe Lichnowsky teme che entrare in guerra sia una follia, perché è convinto dell’intervento inglese.

20 Luglio

Mentre l’Europa è sull’orlo del baratro, il presidente della Repubblica francese Raymond Poincaré e il presidente del consiglio René Viviani sono in visita ufficiale in Russia, tagliati fuori da qualunque possibilità di intervento diplomatico. Sino al 27 luglio, i sindacati francesi organizzano manifestazioni a favore della pace.

22 Luglio

Il ministro degli Esteri italiano, Antonino di San Giuliano, incontra l’ambasciatore austriaco Kajetan Mérey. In caso di un conflitto austro-serbo, in base all’articolo 7 del trattato della Triplice Alleanza con Austria e Germania, chiede un accordo preventivo sui compensi territoriali all’Italia qualora l’Austria dovesse occupare territori nei Balcani.

23 Luglio

L’ultimatum austriaco alla Serbia è consegnato in serata alle autorità di Belgrado. Gli austriaci chiedono la condanna della propaganda antiaustriaca, una commissione d’inchiesta congiunta austro-serba, la condanna dei militari serbi implicati nell’attentato, la cessazione delle ingerenze serbe in Bosnia, la partecipazione di funzionari austriaci all’indagine giudiziaria e all’emanazione della sentenza contro i congiurati. L’ultimatum, definito da Winston Churchill, “il documento più insolente mai formulato”, scade alle 18 del 25 luglio. Il ministro degli Esteri britannico, Edward Grey, ritiene l’ultimatum austriaco “il documento più duro che mai uno stato abbia indirizzato a un altro Stato”. Churchill, a quel tempo primo lord dell’ammiragliato (ministro della Marina), scrive alla moglie, Lady Clementine Hozier, che l’Europa è “traballante, sull’orlo del baratro di una guerra totale”. Poincaré e Viviani tornano in patria ed hanno appena il tempo di rendersi conto della situazione.

25 Luglio

La Serbia è praticamente disposta a cedere su quasi tutto, tranne l’ingerenza diretta dei funzionari austriaci; ma i russi preparano la mobilitazione delle forze armate, proclamando una sorta di stato di allerta dell’esercito, definito dallo zar Nicola II “l’avvio del periodo preparatorio alla guerra”. In realtà, con l’assenso della Francia, metà dell’esercito russo è già sul piede di guerra. Nel pomeriggio il Governo serbo, informato dell’atteggiamento russo, rimette in discussione le decisioni del mattino. Alle 15 la Serbia mobilita. Mancano due minuti alle 18, quando viene consegnata l’ultima stesura della risposta all’ultimatum: Belgrado accetta di vietare la propaganda antiaustriaca, di reprimere i movimenti sovversivi e di processare le persone coinvolte nell’assassinio dell’arciduca. Non accoglie la richiesta dell’Austria di partecipare all’inchiesta giudiziaria sul territorio serbo, ma propone di affidarsi al tribunale internazionale dell’Aja. Mezz’ora dopo il barone Giesl, ambasciatore austriaco, abbandona Belgrado.

26 Luglio

Il ministro degli Esteri britannico Grey propone una conferenza a Londra tra i rappresentanti di Francia, Germania, Italia, Russia e della stessa Gran Bretagna per “trovare il modo di impedire complicazioni” alla situazione internazionale in atto. Solo Roma aderisce esplicitamente alla proposta. Eppure il capo di Stato Maggiore austriaco Conrad, nonostante sia un bellicista fanatico, spiega al ministro degli Esteri Berchtold che l’Austria potrà invadere la Serbia non prima di qualche settimana. L’alto comando tedesco, invece, vuole che l’Austria intervenga rapidamente. Parte del popolo tedesco, soprattutto la forte componente socialista, è ancora contraria alla guerra. In molte città tedesche si svolgono manifestazioni per la pace e contro l’Austria-Ungheria.

27 Luglio

Il generale Luigi Cadorna è il nuovo capo di Stato Maggiore dell’esercito italiano. È stato indicato e designato dal re Vittorio Emanuele III. L’esercito italiano è impreparato a una guerra su larga scala. Il gruppo parlamentare del Partito socialista e la direzione del Partito socialista riformista di Leonida Bissolati riuniti a Milano dicono no alla guerra. Il Governo britannico non ha ancora intenzione di prender parte ad una futura guerra, ma la prima e la seconda flotta, che si trovano a Portland, nella Manica, dopo aver terminato le manovre in programma da mesi non rientrano nelle loro basi.

28 Luglio

Henriette Caillaux è assolta dall’accusa di omicidio. Il suo abile avvocato, Fernand Labori, ha “convinto” la giuria, fin troppo disponibile, che il delitto non è stato premeditato ma che l’emotività tipicamente femminile della donna le ha fatto commettere, involontariamente, un crimine passionale. Così, sulla base di un pregiudizio antifemminista la signora viene liberata, ma il marito, uno dei pochi politici francesi che forse avrebbero potuto evitare la guerra, è completamente emarginato, e buona parte dell’opinione pubblica francese non si è resa conto di cosa stava succedendo nel resto dell’Europa. Nello stesso giorno l’Austria –Ungheria consegna la dichiarazione di guerra alla Serbia, firmata alle 12 dall’Imperatore, dichiarando che la Serbia non ha voluto accettare tutti i termini dell’ultimatum. Per un tragico paradosso, in mattinata il kaiser di Germania aveva letto per la prima volta il testo integrale dell’ultimatum austriaco e la risposta serba ed aveva scritto al ministro degli Esteri, Jagow: “Sono convinto che le richieste della monarchia danubiana siano state complessivamente soddisfatte. Le poche riserve avanzate dalla Serbia su singoli punti possono essere tutte superate attraverso i negoziati. La risposta contiene l’annuncio di una capitolazione fra le più umilianti, che rimuove qualsiasi motivo di guerra”. Nel corso della guerra che seguirà, Guglielmo II darà prova di un atteggiamento sempre più schizofrenico, oscillando tra roboanti proclami e speranze di pace, finché non sarà praticamente esautorato dai vertici militari. Col suo comportamento ondivago rimane comunque tra i principali responsabili della guerra. L’ambasciatore inglese a Vienna nota sconsolato le folli manifestazioni di gioia che accolgono in Austria la dichiarazione di guerra alla Serbia.

29 Luglio

Dai pontoni sul Danubio i cannoni austriaci iniziano a bombardare Belgrado. La flotta tedesca comincia a mobilitare, Churchill invia la flotta inglese nel Mare del Nord. Lo zar di tutte le Russie, Nicola, II tratta ancora con il kaiser, che promette di indurre gli austriaci a trattare per arrivare a un’intesa con la stessa Russia, e autorizza solo la mobilitazione parziale delle forze armate, nei distretti vicini all’Austria–Ungheria.

30 Luglio

In Russia, il ministro degli esteri Sazonov e i generali, convinti di trovarsi in una posizione vantaggiosa e appoggiati da qualche manifestazione di piazza a favore dei “fratelli slavi” di Serbia, convincono lo zar a firmare alle 16 l’ordine di mobilitazione generale dell’esercito russo, coinvolgendo anche i distretti militari confinanti con la Germania. L’opinione pubblica è favorevole alla solidarietà con i fratelli slavi della Serbia assediata.

31 Luglio

L’imperatore Francesco Giuseppe firma l’atto che dispone la mobilitazione generale in Austria. Sono le ultime ore della pace ormai agonizzante. Il cancelliere tedesco Bethmann Hollweg comunica a Londra, San Pietroburgo, Parigi e Roma che in Germania è stato proclamato lo “stato di pericolo di guerra”. Alle 15,30 la Germania invia due ultimatum: alla Russia, avvertendola che sarà proclamata la mobilitazione tedesca “a meno che la Russia sospenda tutte le misure belliche contro di noi e contro l’Austria-Ungheria” entro dodici ore, e alla Francia, chiedendole una dichiarazione di neutralità “in una guerra russo-tedesca”. Ai francesi viene anche notificato che “la mobilitazione significa inevitabilmente la guerra”. In realtà, la prima grande nazione attaccata dai tedeschi sarà proprio la Francia, mediante la preventiva invasione del Belgio. Nelle stesse ore la Gran Bretagna, che sospetta un colpo di mano in questa direzione, chiede a Francia e Germania di rispettare la neutralità del Belgio, al quale è legata da un trattato di garanzia (firmato peraltro, nel 1839, anche da Francia e Prussia). La Germania non risponde. A Roma il ministro degli Esteri, Antonino di San Giuliano, dichiara al Consiglio dei ministri che l’Italia, con un esercito in condizioni precarie, esaurito dalla pazzesca campagna di Libia, deve rimanere neutrale, almeno nelle prime fasi del conflitto, senza peraltro uscire dall’alleanza con Germania e Austria-Ungheria. Un’ulteriore sciagura colpisce nella stessa giornata la Francia. Il giovane nazionalista Raoul Villain, 29 anni, convinto della necessità di una guerra contro la Germania, uccide in un caffè di rue de Montmartre il leader del Partito socialista francese, Jean Jaurès, che in nome della solidarietà internazionale tra le classi lavoratrici si è battuto per una strategia congiunta delle sinistre francese e tedesca a favore della pace. Purtroppo, i socialisti tedeschi sono già pronti a schierarsi con il kaiser e non boicotteranno la guerra.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:09