L’immigrazione   e il destino dell’Italia

Oggi anche la stampa di regime si accorge che c’è un’emergenza “immigrazione clandestina” nel nostro Paese. Non bisognava certo essere dei fini esperti di geopolitica per immaginare cosa sarebbe accaduto nel momento in cui il Governo italiano avesse deciso di abdicare dalla difesa del confine meridionale. La striscia di mare che ci separa dalle sponde del continente africano è la nostra frontiera nazionale.

Tuttavia, la retorica “europeista” insiste nel dire che sul limite di quelle acque sventola la bandiera della Unione europea. Ma quando mai s’è vista, da quelle parti, la bandiera multistellata? Come se ai nostri partner importasse qualcosa del dramma che l’Italia sta vivendo sulla sua pelle. Al contrario, se qualche cancelleria si è interessata è solo per dire che il nostro Paese dovrebbe fare meglio il suo mestiere e tenersi a casa propria i tanti clandestini che sono arrivati, visto che ce li ha voluti. Volete dargli torto?

La verità è che, in questo momento, siamo noi, o meglio è il nostro Governo a essere fuori dalla storia. L’acritica mescolanza delle culture, l’annullamento dell’identità territoriale, la promessa della “società aperta”, l’ideologia dell’egualitarismo, la politica del pacifismo a oltranza, il sogno di un’Europa terzomondista, sono fantasie che appartengono soltanto a quella leva di dirigenti politici formati alla scuola delle utopie del post comunismo. Idee che non hanno alcuna possibilità di concretizzarsi nelle altre parti del mondo. Soprattutto, non l’hanno in Europa. Sono cattivi gli altri e siamo buoni soltanto noi?

La verità è che gli altri, tutti gli altri, perfino gli abitanti della piccola isola di Malta sanno chi sono e cosa vogliono. Soprattutto, sanno cosa non vogliono. Siamo noi italiani che non sappiamo più chi siamo e cosa vogliamo. Gli altri attribuiscono ancora forza coesiva al principio di appartenenza su una base identitaria territoriale che li renda differenziabili. E il fatto di vivere in un contesto di rete non li ha di certo spinti a fondere il proprio dna nell’indistinto universale della odierna civiltà del villaggio globale.

Pare, invece, che questa smania di spogliarsi in fretta di tutti gli elementi connotativi di una comunità etnicamente coesa sia tutta italiana. O meglio, di quella parte d’Italia per la quale la categoria concettuale dei valori perenni è un abominevole insulto da cassare in toto dal proprio lessico domestico. Pensate che gli altri, in particolare i soci europei, ce la facciano buona? Scordatevelo. Di sinistra o di destra che siano i Governi, per gli altri Paesi partner la stella polare resta la difesa prioritaria dei propri interessi nazionali.

Ora, quello che propone l’Italia, in fatto d’immigrazione clandestina, è semplicemente inaccettabile perché rappresenta un fattore di disordine che rischia di recare instabilità nelle comunità locali e, alla lunga, di minare la sostenibilità del processo d’integrazione europea.

Nei piani dell’Unione è prevista l’immissione di quote di extracomunitari. Ma i flussi migratori devono essere controllati e rapportati alla domanda di welfare delle comunità territoriali e alle capacità di assorbimento di forza lavoro dei sistemi produttivi locali. Il piano d’invasione, a cui si sta colpevolmente prestando lo Stato italiano, non è contemplato dalle strategie comunitarie. Da qui l’imbarazzo per l’azione del nostro Governo e il sospetto, spiattellato dai più maliziosi, che dietro tanto altruismo si celi la “solita” mania italiana di mendicare prebende e beneficienza. Così che noi, che siamo tra i principali contributori netti di questo schifo d’Europa, finiamo per fare la parte dei soliti accattoni e gli altri quella dei signori che si sono stufati di avere tra i piedi il parente pezzente.

Grazie Renzi! Grazie Alfano! Tra i tanti guai che la vostra politica sta causando all’Italia, questa figura barbina ce la potevate risparmiare. Invece, l’abbiamo subita. Quel che è peggio è che oltre la beffa abbiamo dovuto prenderci anche il danno di una scelta verticistica che denota, oltre la spocchia, l’arroganza e la miopia, l’assoluta incompetenza degli “scienziati” della commissione di Bruxelles.

Una prova? La decisione, concordata da Alfano con il Commissaria europeo per gli Affari interni, Cecilia Malmström, di arretrare la linea di pattugliamento marittimo dal confine delle acque territoriali libiche a quelle italiane. La scelta nasce dal convincimento, del tutto campato in aria, che quei criminali senza scrupoli dei trafficanti di esseri umani verranno dissuasi nell’implementare i loro luridi traffici, dal fatto di sapere che il soccorso in mare non avverrà più a poche miglia dalla partenza ma interverrà a metà strada sulla rotta di Lampedusa. Sai quanto importa a quegli assassini senza scrupoli dei maggiori rischi che correrebbero i loro malcapitati clienti?

Importa a noi apprendere che, alla fine della fiera, nessuno ha voglia di risolvere la questione alla radice attuando il respingimento dei clandestini sul limite delle acque territoriali libiche. Per fermare la marea montante del flusso migratorio non c’è altra soluzione che fare diga a monte del problema e non a valle, cioè in prossimità delle nostre coste, quando il dramma umanitario prende inevitabilmente il sopravvento su ogni altra considerazione. Ma per fare una scelta del genere dovremmo avere una sinistra disponibile a compiere una mutazione genetica. Cosa impossibile. Eppure, non basterebbe. Anche Alfano e il suo piccolo Nuovo centrodestra dovrebbero subire una mutazione.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:17