I “Bellonisti”   come Achim Post

Achim Post è il segretario del partito socialista europeo. E’ così noto da non avere neanche un profilo su Wikipedia. Tedesco occidentale-occidentale, della Renania, ha fatto il funzionario dei diversi livelli, dal regionale all’europeo, dei gruppi parlamentari dell’Spd. Ora che il suo capo è divenuto presidente dell’europarlamento, ne ha preso il posto. Classe ’59, ma non li dimostra. Manuel Valls, nato spagnolo, naturalizzato francese, tifa per il Barcellona ed è il premier socialista di Francia. Ha appena fatto un rimpasto di governo più destro e liberale, cioè più incline alle soluzioni tedesche. Classe ’62 e non li dimostra. Pedro Sanchez, madrileno e federalista, è giovane, già professore, già segretario del Psoe dopo il disastro di Zapatero. Finora ha votato e fatto votare contro Juncker. Rincorre con toni antiausteri ed antieuropei i grillini spagnoli. Come faceva Renzi quando stava all’opposizione nel Pd. Classe ’72.

Diederik Samson è il leader dei laburisti olandesi, vicepremier in un governo liberale. Più che socialista è un uomo Greenpeace, impegnato nella causa delle energie rinnovabili. Classe ’71. C’era anche, da una parte, la Mogherini, lady Pesc e vicepresidente europea, classe ’73. Nella fiera delle vanità è stata l’unica sincera: “Sono qui come valletta dell’evento”. Classe ’75, ’73, ’72, ’71, ’62, ’59. 3 al governo, 5 al vertice su 6, Due premier e due vice. Non c’è male. A completare il quadro mettiamo anche il presidente Pse, Sergej Stanišev. Viene citato poco perché è un classe ’66 che i suoi anni li dimostra tutti. Poi è un ucraino, di Cherson, laureatosi a Mosca. Con lui , naturalizzato bulgaro, i governi diventano 4. Vengono in mente quelli dell’Ulivo mondiale del ’99 D’Alema, Clinton, Blair, Schroeder e Jospin. Già allora a fare politiche destre con rivestimento sinistro. Non ce n’è uno che venga rimpianto. Non ce n’è uno che sia uscito del tutto di scena (tranne il francese).

L’evento è la Festa dell’Unità di Bologna. Il giornale che un tempo dava il nome all’evento non c’è in realtà. Non esce in edicola. I suoi giornalisti messi in cassa integrazione, l’hanno messo on line, a titolo gratuito, per essere pronti nel caso che il vecchio padrone, il partito, rivolesse indietro loro e la testata. Non sembra che per ora sia così. Tanto, i giornali sono destinati a finire, tutti, uno alla volta, nel web. In altri casi di altri giornali di altri partiti, i redattori venivano aizzati a svelare peccati e nefandezze dei loro segretari e capi. Non è questo il caso. Nel postPci tutti, soprattutto i più sacrificati, tollerano ogni cosa pur di salvare il nome della casa. Come delle sorelle Materassi, non riescono a dire una parola sul nipote adottato che le deruba di tutto. Anzi, lo guardano ammirate per come è bello e giovane. Eccolo, il nostro Renzo, classe ’75. Magari non è il più bello; ricorda l’espressione tonton di Zapatero. Tra tutti gli esponenti socialisti però è l’unico vincente, con un 40% invidiato a sinistra in tutt’Europa. La sinistra perde in generale le elezioni nazionali ed europee. Se le vince, delude subito. Facile da capirsi. La cosiddetta politica di destra europea è oggi un must, incrociato tra regole mondiali, alleanze transatlantiche ed equilibri interni. Le grandi intese funzionano su un tragitto eterodiretto da far sopportare alla gente con grosse dosi di sonnifero.

La sinistra governa dovunque (tranne forse che in Spagna); dovunque fa politiche di destra; dovunque sostiene la destra di governo, magari senza voti o con una dote esigua, oppure grazie alla riedizione europea del mitico compromesso storico. Dovunque finisce penalizzata dall’elettorato. Eccolo il miracolo renzo e l’ammirazione dei Materazzi coetanei. In Italia, unica, è la destra a sostenere la sinistra. Questa più fa politiche destre e più viene premiata dall’elettorato. Incredibile. Anche tra i bellimbusti socialisti, i bellisisti, in assenza di Renzi, se ne sarà dato colpa (o merito) al berlusconismo. Fatto sta che è stato il 40% italiano ad imporre agli altri la sfilata Mister Europa Sinistra. Da un punto di vista prettamente politico, Renzi finora ha incassato grandi vittorie. Non è cosa da poco aver impiantato l’eliminazione di una camera, né di aver imposto a ministro degli esteri una figura, meritoria solo di fedeltà al capo. Se l’economia va male, non è colpa sua. Analoghi problemi risultano in tutt’Europa, per il quadro generale. Lavoratori, pensionati, ceti bassi più che soffrire urlano di dolore nella morsa economica attuale. Non sono però i socialisti di oggi a doverli rappresentare.

Non a caso Sanchez è un federalista (come se la regina Elisabetta fosse repubblicana). Samson è un verde. Post un burocrate ubbidiente (e speriamo bene). Valls un immigrato come Sarkozy, ammirato del sogno liberale nordeuropeo. Non a caso a difendere lavoratori, pensionati, ceti bassi, sono i partiti di destra più o meno antieuropei. Gli stessi magari che suscitano nervosismo nelle Borse e che ammirano dittature comuniste e dirigiste. Mentre sfilavano i Mister Sinistri, altri partiti celebravano bagni postestivi di folla, più o meno numerosa. Il partito della sinistra estrema non trattava dei mille disoccupati al giorno, ma della bellezza, valore da inserire in Costituzione, nella convinzione che le vittime dei disastri ambientali fossero colpevoli, di aver costruito, organizzato, intrapreso, in fondo di aver vissuto. A Giovinazzo, confermato l’appoggio al Renzi dell’eliminazione del Senato e dell’art.18, i forzisti si sono lanciati in una ode ad Almirante e Berlinguer, utile a premiare i primo tirando in ballo il secondo.

Domani ci spiegheranno che erano due epigoni della libertà individuale, degni da affiancare al nuovo grande liberale da poco scoperto, Gramsci. E’ chiaro che il postdemocristiano Renzi non può che vincere in questo ribaltamento totale di destre e sinistre. Non meraviglia nemmeno che l’unico che abbia indicato una via d’uscita, sia stato, un superstite della vecchia socialdemocrazia come Brunetta. Ha sostenuto la necessità per l’Europa di affrancarsi dal quadro economico americano, dal suo liberoscambismo, dalla sua finanziarizzazione. Che è poi l’appello di Craxi nel ’90 per smantellare la Nato. Finché non si affronterà il problema di politiche europee utili all’Europa e basta, non sarà altro che una sfilata di Mister e Miss, sinistre o destre, poco importa. Nel frattempo qualcuno però lo dovrebbe fare un film sui “Bellonisti”, vitelloni democratici .

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:11