Ora l’Europa cambi   la rotta politica

L’Italia è in depressione, precisamente in deflazione. La politica sinora perseguita dall’Unione europea ha affossato il nostro Paese e non è in grado certo di risollevarne le sorti. L’Europa a trazione tedesca insiste in politiche di austerità, cieca e incurante del fatto che non c’è più niente da immolare.

La politica economica europea è stata ed è tuttora errata, serve unicamente a creare burattini imbellettati per foto di gruppo. Il presidente della Bce Mario Draghi, per quanto cerchi di fare e faccia, rimane ancorato a “soluzioni” che, per i limiti del ruolo che ricopre e dei tempi con cui le pone in essere, rincorre i suoi stessi tentativi di “ripresa”, arrivando tuttavia sempre tardi:. In pratica riesce a sostenere solo l’attività bancaria e finanziaria, mentre all’economia reale non è in grado di fare arrivare alcunché da quegli stessi rimedi. In Italia serve una drastica rimessa in moto dello sviluppo economico, soldi che rimettano in funzione il circuito del lavoro, dall’edilizia alle costruzioni. L’occupazione deve ripartire con l’immissione di soldi e l’abbattimento delle tasse e della pressione fiscale. Bisogna immettere denaro a vantaggio dell’economia reale. A ragione, se verranno anche solo annunciate nuove tasse, gli italiani prenderanno i bastoni.

E’ indispensabile cominciare fare affluire keynesianamente credito, necessario alla ripresa della domanda. La Banca europea per gli investimenti potrebbe, come avrebbe già potuto da tempo, attivarsi in prima linea nel finanziamento. Da quindici anni in Europa è stato dato seguito alla politica errata. Risale al 1992 il Trattato con cui veniva prevista la perdita della sovranità monetaria, oltre all’impegno di usare in un certo modo la sovranità fiscale. Si credeva, errando, che l’Italia sarebbe stata indotta così ad affrontare sia il costo che l’inefficienza della propria pubblica amministrazione, oltre che le rigidità del mercato del lavoro. Si è ritenuto anche, che la moneta unica avrebbe condotto alla unificazione politica, pensando che una moneta non avrebbe potuto che avere dietro a sè un potere statuale. Niente di tutto questo è avvenuto. Nessuno tra chi ha deciso fa pubblica ammenda. Nessuno ritiene di esserne responsabile. In base a quelle concezioni errate, si è intrapresa, dolosamente, la via del sottosviluppo collettivo, della disoccupazione di tutti, dell’annientamento dell’impresa esistente, della decrescita sino allo sprofondo del potere d’acquisto di ogni famiglia e individuo. Gli imprenditori capaci sono fuggiti e hanno investito all’estero, riuscendo a sottrarsi agli effetti nefasti della politica errata.

Una volta in Italia si poteva svalutare la lira, avvantaggiando così l’esportazione, creando inflazione alla bisogna, agendo sul potere d’acquisto dei salari e consentendo di sopportare alcune inefficienze della pubblica amministrazione. Oggi c’è l’impossibilità di svalutare l’euro, derivante da rigidità statutaria della politica monetaria. Con l’illegittimo fiscal compact sono stati contratti in seguito pure ulteriori obblighi fiscali, tanto che ad oggi financo il perseguimento delle riforme indispensabili aggraverebbe ancora di più la nostra economia.

L’unica via percorribile è ricontrattare l’Europa, fare cambiare rotta politica all’Europa. Proporre la creazione di un’unione politica europea grazie a cui rinegoziare vincoli e condizioni. Si tratta di porre in essere una nuova trattativa e una ridefinizione di nuove condizioni. Le riforme in Italia vanno fatte, da chi è in grado di farle. Bisogna inserire il merito anche in politica; chi non sa fare non è sufficiente vada a casa, deve essere responsabile di quanto fatto o non fatto, deve prima risarcire il danno e restituire il maltolto a chi è stato danneggiato, gli italiani. Chi sbaglia paga, non si devono più ammettere politici a sbafo.

Ci vuole una forza politica italiana pensante, laica e liberale in grado di traghettare il nostro Paese, che è un’Italia decrepita il cui primo responsabile è Giorgio Napolitano che ha scelto da più anni a questa parte, in maniera antidemocratica e pure malamente, presidenti del consiglio quali Monti, Letta e Renzi che, i primi due, non hanno superato nemmeno il periodo di prova e per quel poco che hanno fatto, hanno fatto solo danni di cui tuttora non rispondono, e adesso il terzo, Renzi, che sta portando il Paese alla bancarotta. Un Paese, il nostro, gestito, in base ad “assegnazione” antidemocratica, da incompetenti racconta frottole che ogni giorno prendono in giro gli italiani.

Si pensi alla riforma del lavoro che deve essere costruita in maniera tale da riuscire a fare fronte o almeno stare a livello della concorrenza salariale esistente nel resto del mondo (il mercato globale segue regole di convenienza, non di garanzie o privilegi). Si pensi alla riforma della pubblica amministrazione nel senso della drastica contrazione della burocrazia e delle leggi (ma chi se ne frega chi va al Csm o alla Corte costituzionale. Sono troppi e troppo retribuiti, strapagati, ne bastano meno della metà di numero, e meno della metà della metà di stipendio - a carico nostro -). Le riforme vanno fatte, ma senza un nuovo vestito da cucire addosso all’Europa, sono destinate a schiantare economicamente l’Italia nel degrado innanzitutto coloniale, peraltro già in corso.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:16