Tv e talk: contratti a costo zero e precari

venerdì 19 settembre 2014


E’ partita la nuova stagione televisiva dei tanti, troppi talk show. Per fortuna c’è il telecomando e l’ampia possibilità di scelta che non si limita più al duopolio Rai-Mediaset con il terzo incomodo di “ La 7” e della pay di Sky. Aumentano i consensi per Fox o Alice che in fatto di cucina si avvia a sorpassare Antonella Clerici o le invenzioni di Vissani.

L’affollamento televisivo ( Vespa, Floris tutti i giorni e martedi, Giannini, Formigli, Sottile, Lilli Gruber, Mirta Merlino e Gerardo Greco al mattino, Duilio Giammaria, Nicola Porro, Lucia Annunziata Toni Capuozzo con Terra, Paolo Del Debbio con Quinta Colonna, Costantino della Gherardesca con Pechino Express e da giovedì 25 settembre Michele Santoro) porta anche un miglioramento della qualità dell’informazione dell’approfondimento? Il prodotto funziona oppure ogni rete cerca di occupare più spazio possibile? E’ un mondo giornalistico quasi tutto fuori contratto sia per le retribuzioni ai conduttori-autori sia per la massa di precari che crea. Lavorare con articoli 1 a tempo determinato ( sei-nove mesi) è meglio della cassa integrazione o di stare a casa disoccupati. Per quanto riguarda la Rai c’è una contraddizione evidente: di fronte a questa massa di contratti il direttore generale Gubitosi taglia inviati, edizioni di tg e servizi.

Si lamenta che i talk show sono troppi poi confida molto su Ballarò dell’esterno Massimo Giannini, che ha scavalcato i quasi 2mila giornalisti interni.. Torniamo allora al contratto firmato da poco da FNSI e FIEG. Rinnovare un contratto di lavoro in tempi di crisi e di disoccupazione al 12,6% è un’impresa. Un contratto triennale con aumento a costo zero. Un paradosso ma gli editori dettano legge con ristrutturazioni, licenziamenti, contratti di solidarietà, mobilità, precariato, partite IVA camuffate sono gli ingredienti di un profondo cambiamento tecnico-giuridico della categoria che dovrebbe garantire, sempre, il pluralismo, la libertà d’opinione, la capacità critica sulle cose che non vanno, la consegna di essere “ il cane da guardia della democrazia” e dell’indipendenza dei singoli e delle Nazioni. I giornalisti, come dimostrano il barbaro assassinio dei due reporter americani ( James Foley e David Haines da parte dei miliziani dell’Isis) pagano un alto prezzo per informare i loro lettori e i radioascoltatori.

Il nuovo contratto è adeguato alle nuove fasi del giornalismo e al prepotente ingresso dell’era digitale? Assolutamente no. Agli editori interessa solo ridurre i costi invece di allargare la piattaforma informativa. Ai conduttori dei talk show fanno ponti d’oro, alla massa dei collaboratori riservano le briciole e per risparmiare si affidano ai “ free lance” che spesso hanno poche garanzie e la cui continuità di lavoro dipende dalla capacità di procurarsi notizie e immagini in zone ad alto rischio. Il risultato diventa l’omologazione dell’informazione: stessi titoli, stesse notizie, stesse immagini. Anzi per la tv si pesca sempre più negli archivi con il paradosso che i big della politica appaiono nello stesso servizio in giacca e cravatta, poi in camicia e in abiti invernali o estivi.

Alle radio si ascoltano servizi “ taglia e cuci” identici provenienti dalla maggiori agenzie di stampa. Gli editori si lamentano dei costi ma non pensano alla qualità. L’accordo sottoscritto per il prossimo triennio da Fnsi e Fieg è pertanto solo per i pochi che resistono nella roccaforte dei “ contrattualizzati a tempo indeterminato” che sono sempre meno. Una razza in estinzione. Anche per loro non tira una buona aria. Perché si tratta di un contratto con aumenti a costo zero? Nella norma che va sotto la voce “ aumenti retributivi” si legge che i 60 euro al mese per tutte le qualifiche dal 1 luglio 2014 e gli altri 60 dal primo maggio 2015 costituiscono “ elemento distinto dalla retribuzione”, il che vuol dire che non avranno alcuna incidenza sugli altri elementi contrattuali come avveniva in precedenza.

E’ stato ripristinato il concetto dell’egualitarismo per tutti senza riconoscimenti di specificità ,professionalità e grado di responsabilità. Tutto azzerato come sono state riformate in peggio le normative sulla cosiddetta ex fissa, sul mercato del lavoro e sul lavoro autonomo.


di Sergio Menicucci