Lo Stato di diritto   e la Ragion di stato

Nella giornata del 18 settembre si è tenuta presso il Palazzo delle Nazioni Unite, a Ginevra, una conferenza intitolata: “Stato di diritto contro Ragion di stato”. Organizzatori dell’evento sono il Partito Radicale Transazionale e Nonviolento, l’Ong “Non c’è Pace senza Giustizia” e l’associazione “Nessuno Tocchi Caino” con la collaborazione dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (Alde). Hanno partecipato il leader radicale Marco Pannella, Matteo Angioli, Niccolo Figa-Talamanca, Elisabetta Zamparutti (già deputata radicale) e il segretario del Comitato Italiano Helsinki per i diritti umani, Antonio Stango.

Il tema della conferenza che pone al centro la questione dei diritti umani e lo stato della democrazia di tutti i Paesi, analizzando anche la regressione dei principi democratici degli stati europei, è l’uso sistematico, in violazione dei diritti internazionali riconosciuti, della Ragion di Stato che dalle analisi del Partito Radicale ha trasformato circa 150 Paesi dei 193 stati nazionali esistenti in una “democrazia reale”, riprendendo il paragone storico col “comunismo reale”.

Durante la conferenza sono stati presentati gli atti del convegno (che possono essere scaricati on-line e gratuitamente dal sito del Partito Radicale) sullo stato di diritto ed i diritti umani, tenutosi a Bruxelles il 18 e il 19 febbraio di quest’anno. La conferenza ha costituto il primo passo per una profonda riflessione globale sul rapporto tra il potere attuale delle democrazie e il sistema del diritto positivo, vigente sulla base dei diritti umani, a partire dai Trattati e dalle Convenzioni delle Nazioni Unite e per un nuovo concepimento delle attuali istituzioni democratiche, che collochi lo stato di diritto con basi democratiche e federaliste alla base delle attuali giurisdizioni statuali.

Evidenziando l’analisi contemporanea dei meccanismi sociali, i nostri sistemi democratici, devono compiere una profonda riflessione sul rapporto tra “Stato di Diritto e Ragion di Stato”. Al contrario di quanto accadeva nella Monarchia assoluta, caratterizzata da uno Stato di diritto incompiuto, nello Stato democratico di diritto non vi possono essere soggetti che siano sottratti ai limiti posti dai vari ordinamenti costituzionali; esempio specificamente italiano è la violazione delle nostre istituzioni nei confronti degli appartenenti alla comunità penitenziaria, a partire dai detenuti. La Ragion di Stato rappresenta, nelle varie democrazie, il modo col quale si cerca di evitare che un istituto dello Stato, e lo Stato stesso, siano chiamati a risponderne sulla base della moralità dai cittadini. C’è un limite oltre il quale l’uomo politico non può sporcarsi le mani senza doverne rispondere all’opinione pubblica.

L’urgenza è rimettere l’individuo al centro della nostra storia attraverso una metamorfosi d’ idee e di azioni che ridiano all’individuo la sua reale dimensione nella società dei diritti, dunque, rimettere i diritti individuali universalmente riconosciuti al centro delle iniziative politiche. L’analisi sull’attuale situazione dei diritti umani e la loro costante violazione, anche nelle democrazie compiute, dimostra che tale “limite” risulta ampiamente superato, aprendo la porta a totalitarismi velati e concreti a seconda dei vari meccanismi statali analizzati. Tali considerazioni inducono a riflettere sulla proposta radicale di “Stato di diritto” che ponga al centro il rispetto delle convenzioni internazionali riguardanti la tutela e la promozione dei diritti umani e fondamentali.

Il prossimo passo per le democrazie, a partire da quelle europee, dovrebbe incentrarsi proprio sulla riflessione e la concretizzazione di tali proposte politiche.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:09