Si sta per chiudere un 2014 da incubo

mercoledì 24 settembre 2014


Sui debiti della Pubblica Amministrazione siamo davvero al ridicolo, gli industriali si lamentano, mentre il premier Matteo Renzi, con la solita spavalderia di sempre, dice che i soldi ci sono e che l’unico problema è quello legato alle procedure.

Insomma, è come dire: l’acqua sta nella cisterna, ma il rubinetto non si può aprire, perché è molto arrugginito. Dunque, cari creditori, non potete prendervela con Renzi, che ha provveduto a caricare i cassoni. Il risultato è come la storia di Totò che prendeva schiaffi ridendo, visto che lui Pasquale non era.

L’unica certezza sta nel fatto non più sopportabile di avere un Presidente del Consiglio la cui arroganza è andata al di là del comune senso del pudore. Con l’Italia che va a rotoli e gli indicatori che precipitano, lui, Renzi, nel pieno di un delirio di onnipotenza, insiste nello sfidare tutto e tutti sulla base non di successi ottenuti, ma di figuracce fatte.

In questo sì che il premier ha coraggio, quello della tracotanza, della supponenza, di chi non conoscendo il senso del limite non è nemmeno in grado di riconoscere la gravità della situazione e soprattutto di capirne i rimedi. Non ha azzeccato una previsione ad oggi, non ha portato a termine una riforma, non ha sciolto neanche un nodo della crisi e soprattutto non ha tranquillizzato i mercati.

Va da sé, infatti, che se non fosse per Mario Draghi, spread e fiducia salterebbero in aria come un tappo di champagne. Solamente l’impegno e l’autorevolezza del presidente della Banca Centrale Europea riescono a tenere ancora a bada i malumori europei nei riguardi di un primo ministro che non ne ha indovinata una. Del resto, lo stesso Napolitano, manifesta sempre di più una irrequietudine che la dice lunga sui suoi pensieri.

Dobbiamo ringraziare Dio che, in mezzo a tanti grossolani errori, ci è capitata la fortuna di avere a capo dell’Eurotower un certo Draghi (magari fosse stato lui Premier!), che ha fatto dall’Europa quello che dall’Italia nemmeno s’immaginava di fare. Per questo siamo a galla seppure con l’acqua alla gola, per questo i nostri titoli tengono, per questo i mercati aspettano. Renzi, anziché parlare con gli italiani in Italia, va a parlare con gli italiani in America, anziché ascoltare a Cernobbio, va ad ascoltare a Stanford, anziché dialogare con i sindacati dialoga con i boyscout. Insomma, Renzi non si rende conto che i problemi stanno qui e non altrove, che senza soluzioni immediate e straordinarie non c’è missione estera che tenga per smuovere gli affari.

Manca la serenità degli italiani, manca la loro fiducia, manca la disponibilità delle aziende e delle famiglie ad investire e consumare, perché leggi, Equitalia, burocrazia, spadroneggiano e soffocano. Manca, in buona sostanza, tutto ciò che servirebbe per invertire marcia e riprendere quota, altro che jobs act e ferie dei magistrati. Il 2014 si avvia alla fine presentandoci un conto da brivido, deflazione e recessione, un disposto deflagrante insomma. Di fronte a ciò l’unico augurio è che si torni a votare nel 2015, sarà questa forse l’unica maniera per restituire la speranza all’Italia agli italiani.


di Elide Rossi e Alfredo Mosca