Tribunale Dreyfus, la rassegna stampa

giovedì 16 ottobre 2014


Di seguito la rassegna stampa sull’ultima udienza del Tribunale Dreyfus, l’associazione presieduta da Arturo Diaconale che difende i cittadini dagli effetti devastanti della “giustizia ingiusta”, che ha ripreso le udienze dei contro processi, iniziate il 3 ottobre, sul caso Storace e sul caso marò e che si è tenuta il 13 ottobre nella sala del Tempio di Adriano della Camera Commercio di Roma in Piazza di Pietra.

Dal quotidiano “Il Tempo” (articolo di Natalia Poggi)

Così Monti rispedì indietro i marò

Continua il processo “ombra” sul caso Marò presso il Tribunale Dreyfus, l’associazione fondata da Arturo Diaconale e Loris Facchinetti, a difesa dei casi di malagiustizia. Non sono mancati i colpi di scena durante l’udienza di ieri pomeriggio al Tempio di Adriano a Piazza di Pietra. Erano stati invitati a testimoniare l’ex ministro degli Esteri del Governo Monti, Giulio Terzi di Sant’Agata, il generale Dino Tricarico, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, il generale Fernando Termentini e Marco Perduca, rappresentante all’Onu del Partito Radicale. Sul tappeto i punti oscuri dell’affaire Marò e la pericolosa situazione di stallo in cui si trovano ora i due fucilieri di Marina da due anni e mezzo sottoposti a regime detentivo in India (in realtà solo Salvatore Girone perché Massimiliano Latorre è attualmente in Italia per malattia) e la cui sorte è sempre più incerta. Si è partiti dalla inquietante testimonianza che il vicepresidente del parlamento europeo Antonio Tajani rilascio nella prima udienza del 3 ottobre: “Ancora adesso non ho nessuna certezza che il Governo italiano abbia fatto richiesta ufficiale all’Unione Europea di intervenire sulla detenzione in India dei due sottoufficiali, Girone e Latorre.

L’unica cosa certa è che solo dopo l’intervento di Barroso e Ashton, in India non si è più parlato di pena capitale”. Si è sentito chiamato in causa l’ex ministro degli Esteri del Governo Monti Giulio Terzi Sant’Agata: “Bisogna riportare la verità dei fatti per capire cosa è successo a ridosso del 21 marzo 2013 quando il governo Monti decise, a sorpresa, di rimandarli in India - ha ricordato Terzi - Una scelta collegiale vergognosa alla quale solo io mi opposi chiedendo di proseguire sulla strada dell’arbitrato internazionale obbligatorio. Fino a quel momento il governo era incamminato sulla strada giuridico-politica. Poi tutto è cambiato”. Incalzato dalle domande dell’avvocato Valter Biscotti l’ex ministro ha aggiunto: “Sono prevalse questioni esclusivamente economiche rilevate dall’allora ministro dello Sviluppo Corrado Passera”. Il governo ha cambiato linea perché temeva che i rapporti economico-commerciali con l’India subissero contraccolpi. Dunque non ha inciso nessuna presunta ritorsione sull’ambasciatore. La voce è sempre girata ma ieri è stata “ufficializzata” da un ministro dell’allora governo Monti.

C’è un altro punto oscuro: “Sulla vicenda dei due marò erano stati aperti due fascicoli, uno penale e l’altro ordinario dalla Procura di Roma. Durante la ‘vacanza’ in Italia i due sottufficiali di Marina furono ascoltati dai giudici. Poteva essere l’occasione per trattenere in patria Latorre e Girone. C’erano i presupposti per il divieto di espatrio. Che invece la procura non ha fatto”. Terzi ha anche raccontato che l’idea di far tornare in Italia i due con la scusa del Natale l’aveva concordata con il collega indiano “insistendo sulla necessità di smorzare la tensione”. Si era impegnato a rimandarli indietro soltanto se non ci fossero stati impedimenti da parte della legislazione italiana. Il divieto di espatrio da parte della procura avrebbe risolto il problema. Il governo Renzi non promette nulla di buono. Tanti annunci e pochissimi fatti. Da registrare, ancora una volta, l’atavico tremore dell’Italia nei confronti dell’arbitrato internazionale: l’unica soluzione valida per i marò, suggerita a Terzi perfino dallo stesso Ban ki Moon, il segretario generale delle Nazioni Unite.

Dal quotidiano “Il Garantista” (articolo di Errico Novi)

Il ministro sospetta che Monti si sia venduto i Marò

Non sta in un palazzaccio. Anzi, il Tribunale Dreyfus è fatto solo incidentalmente da magistrati. Dentro ci potete trovare avvocati, giornalisti, professori. Eppure nelle udienze convocate da Arturo Diaconale, che si è inventato questa specie di difesa civica dei casi di malagiustizia più clamorosi, saltano fuori delle verità che in genere i veri pm non acchiappano neppure se applicano ai loro indagati il vecchio metodo della tortura. A piazza di Pietra, nel Tempio di Adriano che oggi è una suggestiva dependance della Camera di Commercio di Roma, il Tribunale Dreyfus è riunito per la sua seconda convocazione.

Ci sono due casi da esaminare. Anzi due contro-processi, come li definiscono gli animatori dell’associazione. Il primo è l’accusa di vilipendio al Capo dello Stato che pende su Francesco Storace, senatore all’epoca del presunto reato e destinato a una probabile pena detentiva. Il secondo, che riserva il colpo di scena più clamoroso, è il processo a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due marò trattenuti a Nuova Dehli da quasi tre anni per aver ucciso due pescatori indiani. Si inizia con il leader della Destra. I suoi giudici, quelli veri, decidono il prossimo 21 ottobre. Qui si tenta di scagionarlo almeno moralmente. Perché in termini strettamente penali, neppure quel temerario dell’ex governatore del Lazio prova a scansarsela. Anzi. “Se il 21 mi danno una pena lieve reitero il reato finché non mi sbattono in galera”.

Alla faccia della strategia processuale. Provano a dargli una mano due parlamentari, Maurizio Gasparri, accomunato a Storace da una lunga militanza nella destra, e il socialista Enrico Buemi. Entrambi propongono di modificare l’articolo 278 del Codice penale, quello che regola i casi di grave offesa al presidente della Repubblica. Storace lo ha infranto per aver restituito a Giorgio Napolitano l’accusa di “indegno”. Gasparri e Buemi dicono che prevedere la galera per i reati d’opinione è una bestemmia e si propongono di eliminarla. Dà man forte anche il direttore del “Garantista” Piero Sansonetti, che non intende aspettare la stagione delle riforme: anticipa che il 21 ottobre pubblicheremo in prima pagina una grande foto con su scritto “Napolitano è indegno”. Qui in redazione siamo molto preoccupati. Il secondo tempo regala altre emozioni.

Dietro il banco della presidenza prendono posto, con il professor Federico Tedeschini, Vincenzo Vitale, Roberto De Tilla, Mario Patrono e Tommaso Marvasi. Si para loro davanti uno dei protagonisti della vicenda dei marò, Giulio Terzi di Sant’Agata, che all’epoca dei fatti era ministro degli Esteri. Racconta delle ore agitatissime vissute dal governo alla vigilia di Natale del 2012, quando Girone e Latorre tornarono in Italia per trascorrere le festività con i loro familiari. “Nell’affidavit il nostro governo si impegnava con quello di Nuova Dehli a far tornare i due militari in India ‘nei limiti dei poteri che l’esecutivo può esercitare’. Cosa voleva dire? Che se dalla Procura già al lavoro sulla vicenda fosse arrivata la richiesta di vietare l’espatrio ai marò neppure il governo avrebbe potuto farci nulla. Sarebbe bastato che Monti sollecitasse i magistrati italiani”, svela Terzi tra gli sguardi increduli dell’Alta corte di Dreyfus, “e fino a pochi giorni prima sembrava determinato a farlo.

La nave militare da cui Latorre e Girone spararono è territorio italiano, il nostro sistema giudiziario aveva pieno titolo a occuparsi del caso. E invece Monti alla fine decise di non muoversi. Forse perché, insieme con Corrado Passera, ritenne di poter compromettere accordi commerciali con l’India. E’ il mio sospetto”. Passera sarà chiamato a deporre. Dal Tribunale Dreyfus, ovvio. Perché un giudice vero, di fronte a questa incredibile rivelazione, non potrebbe avere null’altra reazione se non lo sconcerto di noialtri.

Dal sito “Radio Radicale.it”

Udienze del Tribunale Dreyfus: il caso dei marò e il caso Storace

L’Associazione presieduta da Arturo Diaconale che difende i cittadini dagli effetti devastanti della “giustizia ingiusta”, riprende le udienze dei controprocessi sul caso dei marò e sul caso Storace. La prima udienza, che torna ad aprirsi con l’insediamento dell’Alta Corte del Tribunale presieduta dal Prof. Federico Tedeschini, è dedicata alla vicenda dei due fucilieri di marina da due anni e mezzo sottoposti a regime detentivo in India e la cui sorte appare sempre più incerta ed oscura anche a causa dei comportamenti contraddittori tenuti dai diversi governi italiani.

L’Alta Corte ascolta i testimoni che verranno interrogati dall’Avvocato Valter Biscotti oltre che dai componenti del Collegio. Sono stati invitati a testimoniare l’ex Ministro degli Esteri del Governo Monti Giulio Terzi di Sant’Agata, l’On. Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, il Generale Dino Tricarico ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, il Generale Fernando Termentini e Marco Perduca rappresentante all’ONU del Partito Radicale. Esaurito il caso dei marò l’Alta Corte affronta il caso Storace, l’ex Governatore del Lazio che è stato accusato di vilipendio al Capo dello Stato e che rischia il carcere per un reato di opinione.

L’Alta Corte ascolterà le testimonianze del Senatore Maurizio Gasparri Forza Italia, dell’On. Enrico Buemi Partito Democratico, di Piero Sansonetti direttore del quotidiano “Il Garantista”, oltre alla deposizione di Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra

Dal quotidiano “Il Giornale d’Italia” (articolo di Emma Moriconi)

Caso Storace: processo a un'opinione

Si è tenuta oggi pomeriggio a Roma, presso il Tribunale Dreyfus voluto dall’omonima associazione di Arturo Diaconale, la seconda udienza del caso-Storace, in vista di quella ufficiale che, il 21 ottobre prossimo, vedrà il leader de La Destra comparire davanti ai giudici del tribunale di Roma per rispondere dell’accusa di vilipendio al Capo dello Stato. Tra gli intervenuti, il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri che ha detto tra l’altro: “La mia proposta di legge per l’abolizione del reato di vilipendio è all’attenzione della commissione giustizia, che però in questi giorni è impegnata nella discussione di due decreti. Si spera che esauriti i decreti, che per loro natura hanno la precedenza sulle leggi ordinarie, si passi alla discussione della mia proposta.

Ci sono gruppi parlamentari che ritengono che in tempo di antipolitica serva una norma di salvaguardia della figura del capo dello stato. Serve però capire, se così è, perché in alcuni casi questo articolo non sia messo in pratica, non venga considerato. Tra l’altro il presidente ebbe un chiarimento con Storace - ha ricordato Gasparri - Abbiamo in discussione anche la legge che riguarda la diffamazione a mezzo stampa e il tema del carcere per i giornalisti, previsto in alcuni casi, vedi quello che è accaduto al direttore Sallusti, ma adesso si tratta anche del direttore di Panorama Mulè . “C'è gente - ha sottolineato Gasparri - che si esprime nei confronti del presidente della repubblica in modo decisamente più offensivo di quanto abbia fatto Storace, eppure il caso e solo il suo. Ai fini della difesa nei confronti della corte del 21 ottobre, il fatto che in aula al Senato ci sia in corso la discussione sulla mia proposta di legge, o in commissione giustizia, credo che avendo il parlamento messo all’ordine del giorno la discussione, questo possa indurre chi deve emettere un giudizio di tenere in considerazione anche questo dato”.

E’ poi intervenuto il giornalista Piero Sansonetti, direttore del quotidiano Il Garantista: “Mi sono iscritto al pci nel 1972, la mia prima esperienza politica fu la lotta contro i fascisti, ci tengo a dirlo, poi ho passato 30 anni all’Unità e 5 a Liberazione; penso che il processo a Storace sia una cosa importante: spero in una assoluzione ma siamo in presenza di leggi tali che non so se andrà così. La mia opinione è che finché esiste il reato di opinione, tutta la macchina della giustizia è a rischio perché si tratta di un reato discrezionale . Il diritto all’estremismo deve essere garantito, sbaglia chi dice che non c’è più la destra e la sinistra. La prima pagina del garantista del 21 ottobre uscirà con su scritto “Napolitano è indegno”, ha chiosato Sansonetti.

Quindi, la parola a Francesco Storace: “Rivendico il diritto di dire la mia, se secondo me il Capo dello Stato sbaglia. Ho fatto una ricerca per comprendere bene il significato della parola indegno: ma è giusto che io debba essere processato, quando invece un parlamentare paragona Riina a Napolitano e nessuno dice niente? Qualcuno disse, quando morì Faletti, che era morto il Giorgio sbagliato e non accadde nulla. Se si inventeranno la condizionale non mi resterà che la reiterazione del reato. Mi vengano a prendere, ma io benefici da uno Stato che considera un’opinione come lesa maestà, non ne voglio”, ha rimarcato Storace.

Dal “Italia24News” (articolo di Vittoria Dolci)

Tribunale Dreyfus, i controprocessi sui casi marò e Storace

Si è tenuto ieri presso il Tempio di Adriano il Tribunale Dreyfus, l’Associazione presieduta da Arturo Diaconale che difende i cittadini dagli effetti devastanti della “giustizia ingiusta”. “Abbiamo alle spalle più di trent’anni di giustizialismo. Dobbiamo creare un movimento di opinione pubblica che chieda una riforma della giustizia in senso garantista. Usiamo il Tribunale Dreyfus e la tecnica dei contro processi per sollevare dei casi che alimentino la consapevolezza che occorre cambiare”, ha sottolineato Arturo Diaconale, intervistato da Data24News.

In scena due udienze su i due casi che stanno suscitando polemiche: il caso marò e il caso Storace. L’Alta Corte ha affrontato per primo il caso Storace, l’ex Governatore del Lazio che è stato accusato di vilipendio al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano e che rischia fino a cinque anni di carcere. Il caso è stato ricostruito anche attraverso le testimonianze del Senatore Maurizio Gasparri Forza Italia, dell’On. Enrico Buemi Partito Democratico, di Piero Sansonetti direttore del quotidiano “Il Garantista”, oltre alla deposizione di Francesco Storace, Segretario Nazionale de La Destra. “Si fosse proceduto con la semplice querela all’indomani del chiarimento sarebbe stata rimessa la querela e finiva tutto.

Questo dà la cifra di quanto sia ridicola tutta questa storia. E’ una pagina di incredibile giustizia”, ha spiegato Storace. La seconda udienza è stata quella inerente al caso dei due fucilieri detenuti in India. L’Alta Corte ha ascoltato i testimoni interrogati dall’Avvocato Valter Biscotti oltre che dai componenti del Collegio.

Da “L’Ultima Ribattuta” (articolo di Luca Cirimbilla)

Marò, ecco la svolta: l’India valuta “soluzione consensuale”

Potrebbe essere arrivata una svolta decisiva nella questione dei Marò ancora detenuti in India. Secondo il quotidiano Economic Times il governo italiano e quello di Nuova Delhi “si stanno parlando per trovare una soluzione”. L’attuale premier nazionalista indiano Narendra Modi, eletto lo scorso maggio cavalcando proprio l’intransigenza verso la detenzione dei nostri Marò, avrebbe virato verso un atteggiamento più morbido. Più precisamente, secondo quanto riferisce l’Economic Times, starebbe valutando una proposta avanzata dall’Italia per una “soluzione consensuale” della vicenda che vede i due fucilieri di Marina, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, accusati per l’omicidio di due pescatori indiani dal 15 febbraio 2012.

Lo scontro diplomatico tra Italia e India si basa principalmente sul luogo del duplice omicidio: secondo la National Investigation Agency sarebbe avvenuto in acque indiane, mentre secondo Roma i due Marò devono essere processati in Italia perché tutto si sarebbe svolto in acque internazionali. La prossima tappa sarà l’udienza davanti alla Corte Suprema il 12 dicembre. Intanto la proposta italiana è al vaglio del ministero dell’Interno di New Delhi e dei vertici della sicurezza. La possibile svolta arriva il giorno dopo lo svolgimento del “processo ombra” sulla vicenda Marò da parte del Tribunale Dreyfus, associazione fondata da Arturo Diaconale e Loris Facchinetti con l’obiettivo di difendere i casi di malagiustizia.

Tra i vari retroscena rilanciati dal Tempo c’è quello riguardante il vicepresidente del parlamento europeo, Antonio Tajani, secondo il quale non ci sono certezze “che il Governo italiano abbia fatto richiesta ufficiale all’Unione Europea di intervenire sulla detenzione in India dei due sottufficiali”. Il “tribunale parallelo” ha poi raccolto la testimonianza di Giulio Terzi di Sant’Agata, ministro degli Esteri del Governo Monti proprio quando venne stabilito di rispedire i due Marò in India.

La decisione, ha evidenziato Terzi, venne presa contro la sua volontà, rinunciando al percorso diplomatico dell’arbitrato internazionale. Questo, sempre secondo Terzi, venne disposto su pressione dell’allora ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, che dopo il clamoroso fallimento riguardante i Marò, tenta di riciclarsi in politica come nuovo leader del centrodestra. Quali sono queste motivazioni economiche e commerciali tanto care a Passera? Ma soprattutto, cosa ha messo sul tavolo questa volta il Governo Renzi?


di Redazione