Il biglietto da visita   di Gratteri “Manettaro”

Mancava solo il biglietto da visita, e Nicola Gratteri ha subito provveduto con la proposta di riaprire l’inferno del super carcere dell’Asinara che giustamente è stato battezzato il “Guantanamo italiano” perché in esso non si è fatto mancare veramente nulla. Dalle sevizie psicologiche ai detenuti, ai pestaggi sistematici, all’isolamento senza pane e acqua, a far patire il freddo, e caso vergognoso, la vicenda dei 70 detenuti che dopo essere stati brutalmente bastonati furono lasciati nudi in isolamento (e per non correre il rischio che qualche secondino si potesse impietosire gli indumenti furono bruciati).

Tanti e tanti soprusi e sopraffazioni, da lager nazista che si è stati costretti a chiuderlo ben 16 anni fa. È un biglietto da visita destinato però non a chi potrebbe chiamarlo al governo per sostituire l’attuale Guardasigilli Andrea Orlando, ma è indirizzato esclusivamente all’ANM ed alle Associazioni dei Magistrati che ne condividono gli orientamenti, per presentarsi con la propria divisa giustizialista e accreditarsi come uomo di cui potersi fidare. Infatti se si pone addirittura l’obiettivo irrealizzabile di stracciare l’accordo tra Stato e Regione Sardegna (accordo che ha sancito la cessione del demanio dell’isola, per riqualificarne l’area e usarla come Parco turistico) l’obiettivo vero non è l’uso dell’Asinara ma il simbolo che l’isola ha rappresentato e ancora rappresenta come emblema della tracotanza e della forza bruta.

È un simbolo che ancora oggi fa mantenere i connotati di carcere senza alcuna regola e che lo si presenta, da parte di Gratteri come necessario per la lotta alle mafie. È solo un falso perché nella realtà, l’uso dell’Asinara non aggiungerebbe nulla alla lotta alle criminalità organizzate contro le quali lo Stato sta raccogliendo importanti risultati con le leggi, che il regime democratico ha varato, per contrastarle come, per esempio, quella sulla confisca dei beni, che ha ridotto sensibilmente i patrimoni usati per foraggiare la manovalanza, e come quella sull’uso del 41 bis che ha bloccato la prassi dei capi mafia che, dal carcere, continuavano a dirigere le rispettive consorterie non coi moderni sms ma con i famosi “pizzini”.

Dopo la voglia d’Asinara si son fatti filtrare, con l’Ansa, altre perle elaborate dalla Commissione che opera da Palazzo Chigi ed è presieduta Nicola Gratteri che pensa di poter imporre le proprie scelte ignorando l’esistenza del Parlamento e, cosa non secondaria, l’esistenza di una opinione pubblica che ama troppo la libertà e la democrazia e difficilmente potrebbe accettare la carneficina che vorrebbe fare non tanto delle timide proposte avanzate dal Ministro Orlando, che sono totalmente inutili per ripristinare la divisione dei poteri quanto, con le vere ipotesi di riforma reale della giustizia, puntando alla stessa fine dello stato di diritto. Renzi deve capire che non serve a nulla attorniarsi di personaggi dichiaratamente giustizialisti e che sull’altare di detti personaggi si rischia grosso.

Gratteri dichiarò durante la formazione del suo governo che alla proposta di fare il Ministro lui non sarebbe stato contrario a patto di avere la libertà di realizzare le cose che aveva in testa, e dimostrò già allora il suo carattere egocentrista sottovalutando le regole democratiche e il ruolo del potere legislativo. Sbaglia quindi Renzi a pensare che la lotta ai nemici interni la si fa assecondando o dando l’impressione di farlo a personaggi come Gratteri magari promuovendolo Ministro. Il biglietto da visita, accompagnato dalle notizie Ansa sulla pseudo riforma che avrebbe preparato con iter extraparlamentare, è più che eloquente ed è un campanello d’allarme che non va sottovalutato. Forza Italia col Nazareno ha fatto una scelta seria sulle riforme da fare, ma quella fatta filtrare da Gratteri è solo una patacca pericolosa che farà perdere i voti dei moderati.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:09