Servono investimenti   per creare produttività

L’Italia è al sesto anno consecutivo di crisi, di cui tre in recessione, ha cambiato tre governi privi di maggioranza parlamentare voluti da Napolitano, e nella legge di stabilità (cioè nelle slides orientative del programma di bilancio 2015) dice di volere rispettare i parametri europei facendo finta di non sapere del nostro debito pubblico. Il problema che nessuno dei governi non eletti non è stato in grado di porre in Europa sarebbe consistito nel come creare la ripresa della crescita creando occupazione.

L’Europa ha 18 milioni di disoccupati di cui 3 milioni sono italiani. Non solo l’Italia non ha chiesto crescita e sviluppo, ma ha fatto finta di ignorare la totale sfiducia creata nelle imprese e tra i consumatori italiani, il non aver fatto alcuna riforma strutturale, né tantomeno ad effetto immediato – come sarebbe necessario a contrasto della recessione -, né ha dimostrato di sapere che, in assenza di crescita, anche l’innovazione e la competitività scemano, e la stessa sostenibilità del debito pubblico diventa insostenibile. Sarebbe necessario stimolare nel breve periodo investimenti e occupazione in grado di generare lavoro e produttività.

Le riforme non fatte ma solo annunciate non generano crescita, e non sono in grado di produrre, dato che non esistono, alcun cambiamento nel rapporto del deficit e del debito pubblico sul pil. Abbiamo visto riforme strutturali (semplificazione della pubblica amministrazione, riforma della giustizia, del fisco, del mercato del lavoro)? No. Abbiamo visto riforme in termini di pil (taglio dell’Irap, bonus Irpef, jobs act, crediti di imposta)? No. Addio pertanto a crescita, occupazione, ordine nelle finanze pubbliche o investimenti. Sono ormai otto mesi di promesse mancate.

In genere dopo tanto “tira e molla” delle illusioni, la fidanzata si stanca e molla il futuro sposo. Renzi può intortare Berlusconi, può fare il nuovo partito assoluto d’Italia, può persino continuare a incamerare a carico delle pubbliche tasche (le nostre) tutti i suoi amici e conoscenti toscani, ma senza riforme, gli italiani si spera lo mollino, come le fidanzate tradite e disilluse. Nelle slides della legge di instabilità o di “stabilirà” si parla della recessione in atto e che le riforme (che non ci sono) consentono il posponimento del pareggio di bilancio. Si chiede cioè, a fronte di riforme inesistenti, una sorta di perdono europeo, ovvero che non si guardi al dato letterale ma ci si ispiri ad una vaga idea politica economica fiscale.

Non vi è l’argomentazione relativa al rilancio degli investimenti infrastrutturali europei finanziati su scala europea con europroject bond o eurounionbond. Non c’è strategia relativa al piano avanzato da Juncker presidente della Commissione europea riguardo ai 300 miliardi di investimento in tre anni, né si incoraggia il piano di Draghi per immettere liquidità sui mercati, un piano di acquisto di obbligazioni sul mercato da parte della Banca centrale europea , ad oggi partito dalla sola Francia, riguardando gli acquisti unicamente bond francesi.

Le banche si terranno i loro titoli, non daranno credito alle imprese le quali non faranno investimenti e non svilupperanno occupazione. Il declino europeo resta confermato. Nessuna istituzione europea e nessun governo sa cosa fare, si va avanti al buio. I bonus senza coperture, gli inganni a parole di cose che non si avverano nei fatti sono la strada maestra del precipizio su cui l’Italia pende e crollerà. Si lascino gli italiani andare ad elezioni, per decidere democraticamente. E ben venga qualsiasi cosa, sarà legittima, democraticamente legittima. Se gli annunci fossero diventati realtà, saremmo stati a cavallo. Qui però non s’è visto niente.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:07