Lo Stato: tutto stipendi, nessuna responsabilità

sabato 25 ottobre 2014


La riforma della giustizia di Andrea Orlando è esemplificativa di come agisce l’intero governo Renzi. Fumo negli occhi e poi provvedimenti di sinistra. Ogni giorno c’è un annuncio e una promessa destinati a non vedere luce. Ecco allora come funziona questo governo non eletto, che non deriva cioè da una maggioranza parlamentare. Si guardi ad Andrea Orlando, attuale ministro della giustizia, impiegato/dipendente del partito comunista italiano prima e adesso del partito democratico che gli versa l’obolo di sussistenza, nel senso vero della parola, perché se cioè il partito democratico non gli dà lo stipendio (soldi nostri), non mangia.

Cosa fa Orlando? Renzi gli ha spiegato bene che, all’inizio, deve “lanciare” a parole il messaggio corretto e cioè: sì alla responsabilità dei giudici, le toghe devono darsi una regolata eccetera. Poi, nel documento programmatico della legge di stabilità, si inseriscono soldi per i giudici, ovvero 50 milioni al sistema giudiziario e si fa loro il favore di escluderli dal blocco degli scatti contrattuali prorogato a fine 2015 per tutti gli altri dipendenti pubblici. Prima, si lascia che i beoni beoti inneggino al nuovo ministro della giustizia che vuole finalmente stabilire il sacrosanto principio di responsabilità, e così allo stesso modo inneggia tutta la parte degli italiani che pensano di avere finalmente la legge giusta, poi però il governo Renzi dà i soldi ai giudici, li avvantaggia, e cerca di fare passare ben tre emendamenti contro la loro responsabilità.

Per non parlare poi delle vacanze dei nostri giudici/impiegati dello Stato. Come i bambini delle scuole si godono una vacanza retribuita lunghissima. C’è da dire che non ci si stupisce data la provenienza “lavorativa” (sempre a carico dello Stato) di Renzi stesso. Ma cosa si voleva che facesse un impiegato dello Stato (Renzi e Orlando impiegati in politica e pagati dagli italiani) se non avvantaggiare altri impiegati statali (i giudici anch’essi pagati da noi italiani)? Orlando nei tre emendamenti appena presentati al testo in discussione nella commissione giustizia del Senato ha limitato enormemente il risarcimento per gli errori giudiziari dei giudici prevedendoli solo in rarissimi casi, come d’altra parte voleva e andava sbraitando l’associazione nazionale magistrati (anch’essa per salvare la propria pagnotta).

Una “modifica”, quella di Orlando e dell’Anm, non di poco conto dato che fa addirittura regredire rispetto al testo in vigore. La “novità” sarebbe nell’andare, se possibile, ancora più indietro rispetto all’esistente che si dovrebbe riformare. Non solo. Orlando dice di non vedere alcuna marcia indietro. Forse non lo capisce, chi lo sa! State sicuri che adesso farà un annuncio “liberale” e “di destra” in modo da dare un contentino ai più, per poi tornare alla carica, tale e quale, con gli emendamenti scritti direttamente dai giudici seduti al ministero della giustizia. Tutto fuorchè lavorare, meglio per loro controllare chi fa le leggi, piuttosto che applicarle, che sarebbe il compito del giudice.

In Italia è verità sacrosanta la necessità della responsabilità diretta dei giudici. Chi fa, ne risponde e paga. E’ la strada maestra e obbligata per provare a ricondurre un potere dello Stato impazzito, quale quello giudiziario, nei suoi ranghi. La giustizia, così com’è, impedisce all’Italia di poter crescere perché blocca ogni possibilità di trasparenza, efficienza, velocità e chiarezza, inguattando ogni decisione in un magma informe rappresentato dalla ingiustizia per eccellenza, cioè la non giustizia italiana. Ma come si fa a porre in essere un’efficace politica economica per il Paese se ogni due per tre ti arrestano? Come si fa ad attirare i capitali internazionali e il commercio se, al primo problema, si è destinati a non vederlo risolto prima di trent’anni?

Come si fa ad avere fiducia in una “giustizia” amministrata e gestita, così come abbiamo visto, da un Antonio Di Pietro, un de Magistris, un Woodcok, un Ingroia e moltissimi altri? Come si fa a credere e ad avere fiducia in una Corte costituzionale che bara, eleggendo a turno i suoi componenti come presidenti per lucrare vantaggi economici personali? O a credere in un Consiglio superiore della magistratura che è la longa manus della presidenza della Repubblica e che non eccepisce mai niente a nessun giudice? O in una Corte dei Conti che ha procedure arbitrarie e discrezionali neanche fosse il tribunale dell’Inquisizione! O nella Corte di Cassazione che vuole costantemente sostituirsi al legislatore e si è inventata pure la cosiddetta funzione nomofilattica che vuol dire, secondo i giudici della Corte, che loro possono inventare e creare il diritto? Siamo di fronte a un corpo dello Stato impazzito.

Come si fa a riportare nei gangli della razionalità e del buon senso un sistema e uno snodo così importante per la vita di un intero Paese? Come si fa a riportare a giustizia una giustizia che non lo è? Tutto dimostra che la giustizia italiana, con la scusa dell’indipendenza e lo stipendio pubblico, è diventato da tempo un carrozzone fallimentare. Perché, ad esempio, gli avvocati non si fanno sentire? Perché sono impegnati a mettere insieme il pranzo con la cena, mentre i giudici hanno l’assistenza sociale mensile, cioè lo Stato che li paga profumatamente a fine mese, dunque, unitamente all’arretrato di cui se ne fregano, il “lavoro/non lavoro” di tutto relax, seguito da comodissimi intervalli vacanzieri, possono dedicarsi, invece di stare chini sulle sentenze nel chiuso delle loro stanze, ad altro, a brigare per altre funzioni, altre cariche, altri lavori e occupazioni, la politica, il tennis, il dopo lavoro, l’insegnamento, un po’ di lobbing e chi più ne ha più ne metta. Bisogna invece occuparli di più: farli lavorare davvero, come orari, tempi, ed effettività della loro produttività.

Accanto a questo processo, bisogna far sorgere come funghi, implementandoli poi il più possibile, una massa di procedimenti e procedure alternativi alla giustizia come la si intende oggi, cioè alla giustizia ordinaria. Procedimenti e procedure che devono essere di tipo privato, autonome economicamente, in grado cioè di pagarsi da sole. Si deve cioè privatizzare la giustizia italiana in modo da responsabilizzare sia chi vi ricorre che chi la dispensa. Una giustizia diffusa in grado di assottigliare fino quasi a farlo scomparire ed estinguere il binario di quella ordinaria, che deve divenire l’extrema ratio, l’ultima possibilità da percorrere da parte del contribuente italiano per avere giustizia. Quindi un circoscritto numero di giudici statali per poche cause che accedono a quel rito, oggi ordinario e domani accessorio.

Questa è e sarà la giustizia del futuro in Italia. Intanto, agli inferi in cui viviamo, per fortuna gli emendamenti di Orlando del partito democratico di sinistra non sono passati perché ci sono stati 365 no contro i 126 sì, ma la questione si riproporrà. I tempi sarebbero maturi ma i governi voluti da Napolitano non vogliono e non sanno fare nessuna riforma della giustizia, come tutte le altre di questo governo che ci affligge adesso. Per rendere più chiara l’idea del modus operandi del governo Renzi. Si pensi alle tasse e agli annunci di Renzi che diceva che le avrebbe abbassate. Altro che abbassarle, le ha alzate! Si prevedono altri tra i 24 e i 28 miliardi di tasse in più e l’ulteriore rialzo delle aliquote Iva (quella che adesso è al 10% fino al 13 % e quella oggi al 20% fino al 26%).

Ma anche per l’Irpef c’è la presa per i fondelli degli italiani, perché Renzi ci ha riservato il salasso per 11 miliardi, e per l’Irap è lo stesso, perché avendo già bloccato le agevolazioni precedenti non c’è riduzione del carico fiscale alle imprese (una briciola di 4 miliardi). Il capolavoro è poi nell’aumento della tassazione per i fondi pensione che addirittura retroagisce, un obbrobrio giuridico che viola ogni tipo e specie di statuto del contribuente italiano:un aumento di tassazione retroattivo dall’11,5% al 20%! Ma che bella la manovra “che abbassa le tasse di 18 miliardi”, come ha sbandierato Renzi a destra e a manca per rimanere dov’è e prendere voti, e che gioia il bonus bebè per le neo mamme privo di coperture e annunciato in diretta tv! Caro Berlusconi concedici un altro show di Renzi ai danni degli italiani sulle tue reti!


di Francesca Romana Fantetti